Aumenta la produzione del super antistress naturale. Anche se la coltivazione è faticosa e manuale si moltiplicano nel Mezzogiorno piccole aziende che si dedicano alla spezia sempre più richiesta per le sue proprietà antiossidanti
“Lo zafferano riconforta, stimola la gioia, risana le viscere e fa riposare il fegato”: a dirlo è stata la Scuola Medica Salernitana, confermando il grande valore salutistico della preziosa spezia, il cui utilizzo si perde nella notte dei tempi. Ha proprietà sedative, combatte l’ansia e lo stress, ed eupeptiche, facilita cioè la digestione. E’ anche un potente antiossidante. Alcuni studiosi ipotizzano che sia meglio del Prozac, come si può leggere nel libro di Bernard Fontanille, Marie-Laurence Grézaud “Lo zafferano è meglio del Prozac. I cibi che danno la felicità” edito da Sperling &Kupfer.
È anche un simbolo del Made in Italy ( la bustina gialla di zafferano Leprotto) è in vendita, fino a fine settembre, nello store del MoMa di New York, poichè rappresenta uno degli oggetti iconici del lifestyle quotidiano italiano.
La mappa della produzione in Italia e la conquista del Sud
In Italia la produzione annua, strettamente connessa al clima, può stimare una forbice produttiva tra i 450 kg e i 600 kg , occupando circa 50/55 ettari, di cui 35 in Sardegna, con un fatturato totale che va tra gli 11 e 15 milioni di euro. Le regioni maggiormente interessate sono la Sardegna, l’Abruzzo, la Toscana, l’Umbria, le Marche mentre realtà cooperative o singoli produttori stanno emergendo in Sicilia, Cinque Terre, Valtellina, Puglia e, solo negli ultimi anni, in Campania. “Una coltivazione che ha preso piede solo da qualche anno e presenta una qualità altissima – spiega Italo Santangelo, agronomo coordinatore Rete Zafferano Campania -. Nella regione si contano circa 40 produttori, per un totale di poco più di due ettari, quasi tutti trasformatori nelle proprie aziende e venduti con il proprio marchio. I produttori appartengono a tutte le aree territoriali della regione, con prevalenza del Salernitano e dell’Irpinia, ma anche nel Casertano e nel Beneventano vi sono ditte che vanno affermandosi. Poche quelle della provincia di Napoli, area vesuviana e agerolese. Hanno più o meno un’estensione media di circa 500 mq”. Generalmente l’attività è stata del tipo pionieristico, con piccole aree produttive di qualche centinaio di metri quadri che poi sono andate aumentando, sia per l’accresciuta richiesta di mercato che per la dotazione nella stessa azienda dei bulbi moltiplicati dalle prime piante messe a dimora.
La storia- l’ex manager convertito alla coltivazione del prezioso bulbo
Tra gli ultimi in Campania a scommettere sulla preziosa spezia è un ex dirigente di una famosa azienda farmaceutica romana, Gino Ferrigno, 67 anni, che decide di cambiare vita e dedicarsi alla coltivazione dello zafferano a Montesano sulla Marcellana nella natura incontaminata del Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni, a mille metri di altezza.
“Siamo stati dei coraggiosi pionieri – racconta Ferrigno -, produciamo circa 300 g all’anno, ovviamente la quantità dipende dalle condizioni meteorologiche e da tanti altri fattori esterni. La produzione consiste nel prelevare dal terreno i bulbi-tuberi al termine di ogni ciclo vegetativo, d’estate, per poi rimetterli a dimora, dopo 3 anni, in un appezzamento di terreno differente”. Una tecnica laboriosa ed impegnativa che consente di ottenere una migliore qualità della spezia. Un tipo di lavorazione non meccanizzabile, con un impatto notevole sulla manodopera. Nel 2013, con soli 100mq di terreno, parte la sfida dell’azienda a conduzione familiare “Zafferano Montesano”, che oggi, con più di mille mq, produce solo zafferano in stilli in confezioni che vanno da 0,10 grammi (4 euro), sufficiente per 2/3 porzioni di riso o pasta, ad un grammo (25 euro).
La coltivazione è un’arte
La coltivazione dello zafferano richiede particolare impegno, è una vera e propria arte. Il terreno deve essere ben esposto al sole, e soprattutto deve essere argilloso e drenante, non deve stagnare acqua, ed è per questo che un suolo in pendenza è l’ideale. Tutta la lavorazione avviene in maniera artigianale, lenta e accurata e questo ne spiega l’alto costo.
Il prezzo del prodotto si mantiene da qualche anno sui 20/25 euro al grammo, fino ad arrivare ai 30/35 euro al grammo (prezzo quest’ultimo sriservato al prodotto bio per gourmet e alta ristorazione).
Quanto rende
La Campania presenta una superficie totale di circa 2 ettari, 6 chili di zafferano con un fatturato di circa 200mila euro che può sembrare poco ma occorre considerare che per produrre un grammo di prodotto occorrono fino a 200 fiori e in 1000 mq si riesce a produrre circa 200 gr di pistilli secchi. La distribuzione è assolutamente priva di intermediari e prevede nella maggioranza dei casi un efficace e-commerce. L’azienda più grande in Campania, con 3mila mq, è Pedrosi a Fisciano, in provincia di Salerno, che commercializza la spezia sotto il marchio “Zafferano di Gaiano”. Si tratta di una realtà biologica che coltiva anche i castani e i noccioli in cultivar della nocciola tonda di Giffoni.
In infusione e sotto forma di sapone
Lo zafferano resta uno degli alimenti più contraffatti al mondo, per questo le aziende migliori propongono analisi del prodotto che ne attestano la qualità, giustificando un costo più alto. Tra i prodotti più venduti ed apprezzati dell’azienda di Zafferano Montesano c’è il digestivo, con la presenza del 28% di zafferano in infusione, percentuale di gran lunga superiore rispetto ad altri prodotti simili in commercio. Altra novità è il sapone giallo che, oltre allo sua funziona antiossidante, contiene antistaminico per prevenire le allergie, un vero toccasana per la pelle di grandi e piccoli. Altro che Prozac. Fonte: Il Sole 24 ore, Rosaria Sica, 30.08.2019