Dire addio al glifosato, o quantomeno farlo diventare una presenza quasi marginale, si può, anche se gradualmente e con eccezioni.
In che modo lo illustra il comunicato dell’Agenzia per la sicurezza alimentare francese, l’Anses, che ha appena pubblicato un documento in cui spiega quali decisioni sono state prese e come ci si è arrivati. Il risultato è che nei prossimi mesi e anni l’uso del discusso erbicida calerà dell’80% nei terreni francesi.
Innanzitutto si spiega la base giuridica: un regolamento europeo, il CE 1107/2009, all’articolo 50.2 afferma che è possibile procedere a una comparazione di efficacia dei prodotti fitofarmaceutici “se esiste un metodo non chimico di prevenzione o di lotta per lo stesso impiego, e se è disponibile nei paesi UE”. Partendo da questo presupposto, nel 2018 l’agenzia ha effettuato un’analisi approfondita in quattro ambiti: la viticultura, i frutteti, le coltivazioni estensive e le foreste.
L’Anses ha valutato le alternative non chimiche al glifosato da adottare in vigneti, frutteti, colture estese e foreste
In generale, è emerso che ci sono già alternative ampiamente entrate in uso senza che vi sia stato un danno economico o la necessità di sconvolgere i sistemi produttivi. Resistono situazioni nelle quali è ancora difficile abbandonare il glifosato a causa della natura del terreno (per esempio su pendii scoscesi) o dell’indisponibilità, nel mercato francese, dei macchinari necessari per il diserbo in particolari condizioni, ma si tratta di una minoranza di casi rispetto a quelli nei quali si può andare oltre.
Nello specifico, nei vigneti è vietato usarlo, se è possibile ricorrere a sistemi meccanici o lasciare che l’erba cresca, mentre è permesso quando non ci sono alternative, come su terreni pietrosi o scoscesi o per particolari innesti. Anche quando si può utilizzare, la dose massima è 450 grammi per ettaro da applicare a non più del 20% del terreno: è una riduzione dell’80% rispetto alle dosi concesse fino a oggi.
Nei frutteti, è vietato tra i filari, si deve ricorrere ai sistemi meccanici. Quando ciò non è possibile (per esempio laddove il frutto richiede la raccolta a terra o quando la pianta è a cespuglio) è ancora possibile usarlo, ma anche in questo caso la dose massima consentita, 900 grammi per ettaro per un massimo del 40% della superficie, è inferiore del 60% rispetto ai quantitativi attuali.
Per le grandi colture estese è prevista una riduzione del 60% rispetto alla dose massima attualmente consentita per il glifosato
Per le colture estese, salvo eccezioni, è vietato usarlo quando il terreno è stato arato tra due raccolti, mentre è permesso nelle situazioni previste e regolamentate di lotta obbligatoria. Il dosaggio massimo è 1.080 grammi per ettaro all’anno, e in questo caso la diminuzione è del 60%.
Nelle foreste è vietato usarlo per devitalizzare le radici mentre è permesso quando si sta piantando, nei vivai forestali e nei frutteti da seme (dove i semi sono usati per il rimboschimento).
Esistono poi impieghi non strettamente agricoli: per esempio ai bordi dei binari ferroviari, in siti militari e industriali, negli aeroporti, nei siti archeologici e così via. In questi casi non è possibile sostituire il glifosato con alternative non chimiche, per ora, né fissare limiti rigidi. Le autorizzazioni vanno però concesse a seconda della situazione e sempre tenendo presente dell’evoluzione delle alternative.
Infine, c’è anche una stretta sulle autorizzazioni dei prodotti. Il 30 settembre ne sono state rinnovate tre e concesse due nuove, con limiti che tengono presente l’attuale normativa, da applicare al massimo entro sei mesi. Inoltre quattro prodotti sono stati ritirati o è stato negato loro il rinnovo, e sono quindi destinati a scomparire. Fonte: Il Fatto Alimentare, Agnese Codignola, 26.10.2020