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Mar 22 2021

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VANDANA SHIVA:”SOLO UN’AGRICOLTURA ECOLOGICA SALVERÀ L’ACQUA DEL PIANETA”

La fisica e grande esperta di ecologia sociale e difesa dell’ambiente, nonché presidente di Navdanya International, punta il dito contro giganti della finanza, dell’industria tecnologica e dell’agricoltura che depredano il pianeta. Senza dimenticare le battaglie dei contadini nella sua India

Sono una seguace di Gandhi che ha mostrato la via del Charkha come alternativa all’industrialismo che colonizza e inquina la terra, sottrae risorse alla gente, crea disoccupazione. Quando l’industrialismo si trasforma nella quarta rivoluzione industriale, i problemi del controllo capitalistico si uniscono ai costi ecologici”, esordisce così Vandana Shiva, fisica e grande esperta di ecologia sociale e difesa dell’ambiente, nonché presidente di Navdanya International. Vandana si dedica anima e corpo contro quei giganti della finanza, dell’industria tecnologica e dell’agricoltura che depredano il pianeta. E adesso è pronta a battersi anche per la sua in India, sottolineando a gran voce, anche a fronte di questa emergenza sanitaria, come l’unico sviluppo possibile sia quello che inizi dal basso e rispetti la biodiversità.

Vandana Shiva, le superpotenze mondiali sono di fronte a un bivio: scegliere una transizione verde del sistema produttivo, o rimanere con i vecchi modelli inquinanti…

“Ci sono non due, ma tre possibili strade da percorrere. La prima è di continuare sulla strada dell’industrialismo, del nuovo colonialismo, dell’estrazione delle risorse e dell’inquinamento. La seconda è scegliere di concentrarsi primariamente sulla produzione di energia per il consumo e conservare la mentalità meccanicistica, basata sul concetto che gli esseri umani sono separati dalla natura. La terza è di decolonizzare profondamente i sistemi produttivi: smettere di considerare la natura, il Terzo Mondo, le donne, i lavoratori e tutti gli esseri umani come “colonie”, come materie prime di cui appropriarsi, trasformare e gettare via. Dobbiamo renderci conto che la terra è viva e che siamo un’unica famiglia. Siamo un’unica umanità su un unico pianeta. Solo la terza strada è quella della transizione e può dare una possibilità al futuro della specie umana”.

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Molti report hanno sottolineato che l’emergenza sanitaria del Covid-19 è legata alla crisi climatica, alla perdita della biodiversità e alla scomparsa degli ecosistemi. C’è davvero un collegamento?

“Nuove malattie sorgono perché l’attuale modello alimentare e agricolo globalizzato, industrializzato e inefficiente, sta invadendo l’habitat ecologico di altre specie e manipolando animali e piante senza alcun rispetto per la loro integrità e la loro salute. L’illusione per la quale la terra e i suoi esseri sono materia prima da sfruttare per trarne profitto sta creando un unico mondo collegato attraverso i virus. L’emergenza sanitaria che il coronavirus ci sta rivelando è collegata all’emergenza dell’estinzione e della scomparsa delle specie, ed è, a sua volta, collegata all’emergenza climatica. Tutte queste emergenze sono radicate in una visione del mondo meccanicistica, militarista, antropocentrica, che vede gli esseri umani come separati da, e superiori ad, altri esseri”.

Quindi?
“Negli ultimi 50 anni, 300 nuovi agenti patogeni sono emersi a causa della distruzione dell’habitat delle specie e della loro manipolazione per i profitti, tra cui Ebola, Zika, HIV, SARS, Corona. Di fronte all’emergenza sanitaria generata dal coronavirus, dobbiamo analizzare i sistemi che diffondono le malattie e i sistemi che creano la salute, attraverso un approccio olistico e sistemico. Un approccio sistemico alla sanità dovrebbe affrontare non solo il virus, ma anche il modo in cui nuove epidemie potrebbero diffondersi mentre continuiamo ad invadere gli habitat delle specie selvatiche. Dovrebbe anche affrontare alla radice il problema dei decessi causati dalle condizioni di comorbilità, ovvero la presenza di diverse patologie in uno stesso individuo. Le malattie croniche non trasmissibili, per esempio, sono sensibilmente aumentate in tutto il mondo (si calcolano 40 milioni di decessi all’anno) a causa di sistemi alimentari industriali non sostenibili, anti-natura e malsani. Dobbiamo insomma trovare un collegamento attraverso la biodiversità dentro e fuori di noi, ambire a un continuum di salute attraverso e nella biodiversità”.

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È d’accordo con chi sostiene che serviva una grande catastrofe per fare capire ai leader del pianeta che è ora di invertire la rotta?

“Abbiamo già assistito a molteplici catastrofi. E gli autori delle catastrofi ne traggono anche nuovi profitti. I disastri diventano nuove opportunità di mercato. Pensate a come i colossi della tecnologia hanno accumulato miliardi mentre la gente comune perdeva i propri mezzi di sussistenza durante i vari lockdown. Naomi Klein lo ha definito il “Capitalismo dei disastri”. Con la convergenza delle multinazionali della tecnologia, dell’agribusiness, delle grandi aziende farmaceutiche, dei colossi della finanza globale e dei media, la catastrofe climatica ha creato nuove opportunità per miliardari come Bill Gates per investire nella geoingegneria e nell’ingegneria genetica. Le nuove pandemie creano nuove opportunità per le multinazionali farmaceutiche. La Bill & Melinda Gates Foundation sta condizionando le politiche pubbliche di tutto il mondo attraverso i propri interventi filantropici come abbiamo denunciato nel recente rapporto di Navdanya International Gates to a Global Empire – Gates verso un impero globale. Solo quando la gente comune si renderà conto del proprio potere e dei propri diritti, saremo in grado di affrontare la crisi planetaria”.

Per la protezione dell’ambiente e della biodiversità, c’è anche bisogno di un’inversione di tendenza del sistema agroalimentare?

“Secondo l’Ipcc tra il 25 e il 30% delle emissioni impattanti sono provocate dall’attuale sistema agroalimentare. Ma è un calcolo prudente. Secondo altre stime questa percentuale si attesterebbe intorno al 50%. L’agricoltura industriale globalizzata sta distruggendo le foreste e provocando le pandemie, sta minando la nostra salute e provocando una “pandemia silenziosa” di malattie croniche non trasmissibili. L’agricoltura industriale basata su sostanze chimiche tossiche sta anche distruggendo la biodiversità delle piante, degli insetti, in particolare degli impollinatori, e degli organismi del suolo. Il sistema alimentare industriale domina oltre il 75% del suolo coltivabile del mondo, utilizzando fertilizzanti sintetici il cui costo in termini di danno ambientale è stato stimato a 375 miliardi di dollari. È inoltre responsabile del 75% della distruzione della biodiversità e della perdita di 75 miliardi di tonnellate di suolo fertile ogni anno, pari a un danno stimato di 400 miliardi di dollari. Secondo la Fao è l’agricoltura la principale responsabile dell’inquinamento dell’acqua a livello planetario. Per proteggere la terra e la sua biodiversità abbiamo bisogno di abbandonare l’agricoltura industriale per una transizione verso l’agricoltura ecologica, di passare dal commercio globalizzato delle materie prime alle economie rigenerative circolari locali”.

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Passiamo invece alla sua India. Perché le tre leggi della riforma agraria hanno causato un tale caos?

“Dal 1991, i giganti dell’agribusiness hanno messo gli occhi sull’India, come fece la Compagnia delle Indie Orientali qualche centinaio di anni fa. Si servono della Banca Mondiale per imporre delle condizionalità. Le tre leggi fanno parte della condizionalità della Banca Mondiale del 1991 che prevede di rimuovere la regolamentazione dei prezzi, i limiti delle scorte di approvvigionamento e la regolamentazione dei mercati pubblici. Il dominio britannico aveva creato carestie in India. Le leggi create dopo l’indipendenza avevano lo scopo di difendere la nostra sovranità e democrazia alimentare. I nostri sistemi di regolamentazione hanno protetto il sistema indiano in quanto paese di piccoli agricoltori e piccoli commercianti, che sfamano 1,3 miliardi di persone. Il tentativo trentennale di smantellare il nostro sistema di sovranità alimentare è sfociato nelle tre leggi contro le quali i contadini stanno protestando. Come hanno protestato per 30 anni per impedire la distruzione dell’agricoltura indiana e dei loro mezzi di sussistenza da parte dell’agribusiness globale. Le proteste sono pacifiche e in tre mesi gli agricoltori hanno mostrato il meglio dell’eredità indiana di alimentazione comunitaria, solidarietà, diversità e uguaglianza. Come dicono gli stessi contadini, stanno lottando per il suolo e l’anima dell’India”.

IL REPORTAGE

Ecco perché gli agricoltori indiani sono arrabbiati

di Hartosh Singh Bal 22 Gennaio 2021

Nonostante contribuisca alla composizione del Pil del Paese unicamente per il 16%, l’agricoltura gioca un ruolo fondamentale nell’economia e nella società indiane, dal momento che da essa dipende il sostentamento, diretto ed indiretto, di oltre i due terzi della popolazione. È davvero una priorità del governo indiano?

“La percentuale del Pil è un artificio. Non si basa su quanto cibo è stato prodotto, quanto cibo è stato mangiato. Si basa sul commercio delle materie prime. Quando il potere della globalizzazione fa scendere i prezzi per gli agricoltori, il contributo dell’agricoltura al Pil scende, anche se gli agricoltori producono cibo. La svalutazione attraverso la manipolazione del mercato non è la vera economia del cibo e dell’agricoltura. Abbiamo bisogno di una vera valutazione economica, di una vera contabilità dei costi. Ho pubblicato un libro basato sui costi reali che ha dimostrato che se si tiene conto dei suicidi degli agricoltori e dei costi ambientali, l’agricoltura chimica industriale crea ogni anno 1,3 miliardi di dollari di esternalità negative in termini di costi sociali ed ecologici. Il ministro dell’agricoltura di allora scrisse la prefazione”.

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A fine anni ’80 ha fondato il movimento ambientalista Navdanya. A che punto è la sua “battaglia”?

“Il movimento Navdanya per la difesa dell’integrità e della diversità dei semi nativi, per la difesa dei diritti degli agricoltori e per il recupero dei semi come beni comuni è ancora più rilevante oggi di quando iniziai nel 1987. In India sono state promulgate leggi secondo le quali i semi non sono un’invenzione e quindi non sono brevettabili (Art. 3 j della legge sui brevetti). Questa legge è stata da noi utilizzata per impedire alla Monsanto di riscuotere illegalmente le royalties sul cotone Bt. Abbiamo una legge che riconosce i diritti degli agricoltori. Quando la Pepsi ha citato in giudizio gli agricoltori indiani per 10 milioni di rupie ciascuno, questa legge ha costretto la multinazionale a ritirare le accuse. A livello globale abbiamo diffuso il movimento per la Libertà dei Semi e del Cibo. E il nostro ultimo rapporto sulla Fondazione di Gates rileva nuove minacce, che si manifestano attraverso il controllo della fornitura globale di semi, i nuovi Ogm basati sulle Nbt come il Gene Editing e la brevettazione del genoma a livello digitale. Navdanya sta così rispondendo alle nuove sfide che minacciano la Libertà dei Semi”.

Il potere delle multinazionali dell’agribusiness è ancora eccessivo?

“Ora più che mai. Attualmente si sono alleati con i colossi della tecnologia per promuovere l’agricoltura digitale e l’agricoltura senza agricoltori. E si sono alleati con la Grande Finanza per monetizzare tutti gli aspetti della natura e dell’agricoltura, dai semi e dal suolo alla biodiversità. La biodiversità che è la vita viene ridotta a un portfolio di asset”.

Che ruolo hanno le donne nella transizione ecologica?

“La maggior parte dei piccoli agricoltori sono donne. Le donne producono la maggior parte del cibo. Le donne sono le esperte di semi, le esperte di cibo, le esperte di nutrizione, le esperte di salute. Stiamo realizzando un nuovo rapporto Le donne nutrono il mondo attraverso la cura della terra che include una dichiarazione politica  Le donne si sollevano, la Terra si solleva – Women Rising Earth Rising“.

Che impatto possono avere la generazione di Greta Thunberg e i nuovi movimenti per la difesa dell’ambiente?

Avete osservato come i grandi dell’industria tecnologica si sono organizzati contro Greta e i suoi colleghi indiani che hanno inviato tweet a sostegno degli agricoltori indiani. La collega Indiana di Greta è stata arrestata. Ora è fuori su cauzione. Sono state introdotte nuove leggi per controllare le comunicazioni sui social media, quindi la libertà di pensiero e di espressione viene messa a tacere da Big Tech in collaborazione con i governi. Di fronte all’economia della sorveglianza e al controllo della politica e della società, tutti noi ci troviamo ad affrontare nuove minacce alla nostra libertà, indipendentemente dal paese in cui viviamo, dall’età, da quello che facciamo per vivere. Si sta preparando il terreno per la dittatura digitale che è concepita per controllare ogni sfera della nostra vita, la nostra mente, il nostro corpo. Per le entità che detengono le grandi banche dati, noi cittadini siamo stati la fonte che li ha riforniti di informazioni attraverso il nostro uso quotidiano della tecnologia. Questi dati vengono utilizzati per manipolarci e per essere sorvegliati. Mai come ora la libertà deve essere reinventata, ridefinita e reclamata”.

Negli ultimi mesi si è anche battuta contro i decreti pro Ogm e Nbt che potrebbero dar via libera alla coltivazione di Ogm in Italia. Può spiegare meglio?

“Gli Ogm e le Nbt rappresentano il vecchio e fallimentare paradigma del riduzionismo genetico e del determinismo genetico. I sistemi viventi sono sistemi complessi, evolutivi e auto-organizzanti. Trattarli come macchine ha portato al fallimento del cotone Bt e delle colture Roundup Ready. Siccome le nuove tecnologie sono basate sul vecchio paradigma del riduzionismo meccanicistico, esse hanno anche impatti imprevedibili. È ampiamente documentato come nel gene editing si verifichino centinaia di effetti non previsti. Gates è il principale promotore del Gene Editing e degli Ogm. Come ho denunciato in “Il Pianeta di tutti”, Gates ha finanziato la ricerca degli scienziati che hanno ottenuto il Nobel nel 2020 e possiede una società chiamata Editas che si concentra sulla brevettazione di organismi geneticamente modificati. Sta spingendo per la deregolamentazione di tutte quelle leggi, a livello nazionale e internazionale, che sono state concepite per proteggere la biodiversità e la salute pubblica, come le leggi sulla Biosicurezza, create per proteggere la Sovranità del Seme e della Biodiversità”. Fonte: RepubblicaGreen, Pietro Macarozzi, 22.03.2021

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