Sempre più difficile!
Il, già definito, vulcanico Camillo Frosio ci invita di nuovo per una sortita a vino. Questa volta in Borgogna. Ma questa volta la durata del viaggio sarà di un giorno solo! Sempre più difficile!
Puntuale mi viene a prendere all’una di notte. Con lui Michele Belotti, vice di Paolo al Ristorante Frosio, addetto ai primi piatti, simpatico ma taciturno e con grande capacità di dormire in macchina, Luigi Mazzucotelli, Comandante della Polizia Locale della Valle Imagna, e Roberto Capelli, con un passato in Francia ed in Svizzera, profondo conoscitore della lingua francese, già accompagnatore di Camillo in passato in altre sortite.
Si parte con l’acqua, ci accompagnerà tutto il viaggio, si viaggia mollemente. Converso del più e del meno con Camillo al volante mentre gli altri dormono, meno il Capelli, che non dorme mai (e non dormirà mai per tutto il viaggio!). Siamo partiti troppo presto per arrivare a Beaune alle nove: Camillo non è d’accordo, anzi ha una paura folle di arrivare tardi.
Scoperta la grande convenienza di fare l’abbonamento al Tunnel del Monte Bianco (i passaggi costano un quarto rispetto al biglietto normale) scendiamo a Chamonix per proseguire verso Ginevra. Passo alla guida e trovo la neve dalle parti di Nantua, ma subito gli spazzaneve distribuiscono il sale sulla strada, così che la neve non attacca e viaggio bene, nel silenzio generale ed alle sette-meno-un-quarto parcheggio l’auto al distributore fuori Beaune per il rifornimento: cvd, siamo molto in anticipo!
Mentre sembra incominci a far chiaro, pensiamo che è troppo brutto far colazione in un anonimo autogrill; decidiamo così di fare un giro: colazione in centro a Nuits Saint-George (nessuno dei miei accompagnatori c’è mai stato), salita della Côte fino a Gevrey-Chambertin e ritorno percorrendo la rue des grand crus de Bourgogne.
A Nuits Saint-George nulla è cambiato da dieci anni a questa parte: la strada centrale pedonale, la grande casa sulla piazza con la torre dell’orologio e con la facciata tutta coperta dalla vite canadese. Al vecchio caffè in piazza, facciamo colazione.
A Gevrey-Chambertin imbocchiamo la rue des grands crus sotto un cielo plumbeo che sembra dover scaricare il diluvio ad ogni istante; non c’è luce, la notte non vuole proprio andarsene!
Vediamo Chambolle-Musigny, Clos Veugeot, Vosne-Romanée, riconosciamo i grandi crus, i vigneron ed i grandi Domaines; grande spettacolo, grandi ricordi!
Notiamo nel famosissimo cru Chambertin Clos de Bèze, che le viti hanno ancora un gran numero di grappoli e, meravigliati, chiediamo spiegazioni al vigneron: quei grappoli sono quelli cresciuti di seconda e addirittura terza generazione, quindi non adatti a far vino. Cosa se ne fa? Pour les oiseaux! (per gli uccelli!) Mi viene di provarne un acino: è cattivissimo pur sembrando al colore matursissimo, lo sputo subito. Capisco perché non è adatto per il vino!
Il tempo di passare davanti ai Grandi templi del Vino di Borgogna e poi di corsa a Meursault da Germain. Doveva raggiungerci il cugino di Camillo, Gian Martino Rodeschini, da anni trapiantato a Neuchâtel in Svizzera, ma è molto in ritardo per aver trovato molta neve dalle sue parti: la Mercedes non è adatta ai viaggi sulla neve!
Ci riceve il figlio di Henry Germain nella sua casa dove avviene solamente l’etichettatura ed il confezionamento. Giovane simpatico ed efficiente, ci accompagna a piedi alla cantina, distante trecento metri e situata nel suo Clos. Qui ci conferma la storia dei grappoli di seconda e terza generazione che servono di cibo agli uccelli.
La sua cantina è quella tipica di queste parti: bassa, soffitto a volta a botte, con alla parete di testata un paio di scaffalature con la cantina storica fatta di bottiglie ammuffite ed impolverate (purtroppo non ne ha più del ’71!), alle pareti laterali le cataste dei vini in affinamento ed al centro la lunga riga di barriques, dalle quali assaggiamo tutti i suoi vini.
Germain è un tradizionalista; dopo la spremitura e la fermentazione nei fusti di rovere, mette tutto subito nelle barriques, non fa chiarifiche o filtrazioni, le sue barriques poco tostate durano otto anni (praticamente 10% di barrique nuove ogni anno) “tout comme mon grand-père » (tutto come mio nonno).
Mentre degustiamo gli undici vini (otto dalle barriques e tre di annate precedenti dalla bottiglia) arriva anche il cugino di Camillo con un suo amico, Franco Letizia, un napoletano di Neuchâtel. Simpaticissimi, si uniscono a noi nella fatica!?
Resto molto impressionato da questi bianchi: non sanno di legno, hanno un frutto dolcissimo, una mineralità molto avvertita ed una lunghezza interminabile. I rossi, invece, hanno un frutto non del tutto maturo, ma anche loro lunghissimi.
Per entrambi il segno dell’annata 2007!
Torniamo alla maison e carichiamo il vino che Camillo ha ordinato l’anno scorso: senza averlo ordinato non vi sono bottiglie disponibili!
Anche questa volta il Vigneron riceve il famoso Taleggio di Camillo, che, per l’occasione, scambia molti prodotti con il cugino: Taleggi, riso, farina gialla e caffè mentre l’altro gli dà cioccolato.
Dopo aver confermato l’ordine per l’anno prossimo, si corre subito da Demougeot, sotto la chiesa di Meursault.
Rodolphe è un tipo un po’ scorbutico, asciutto e, forse, scostante. In cantina, un locale dimesso, basso, con ghiaia al pavimento sotto la quale si celano alcune vecchissime bottiglie, ed alle pareti contenitori di bottiglie storiche, ci fa assaggiare tutti i suoi vini: tre bianchi e sette rossi.
Questi vini riflettono l’annata 2006: bianchi molto dolci lunghi e fruttati e rossi con colori intensi, per essere pinot nero, frutto in qualche caso non maturassimo, ma potenti e lunghi.
Se devo dire la mia, questi bianchi sono meno eccitanti di quelli di Germain, ma i rossi sono molto più importanti, accattivanti e intriganti, soprattutto per me, che sono solito dire il vino è rosso ed il bianco è una volgare imitazione.
Anche qui impossibilità di avere bottiglie se non prenotate.
Camillo ritira i suoi vini ordinati un anno fa, dona al Vigneron non il Taleggio, ma, su richiesta, Riso Superfino Carnaroli della Tenuta Castello di Desana, e, mentre il cugino deve ancora caricare il suo vino, noi corriamo nella piazza di Beaune dal Maître Fromager Alain Hess, uno di più famosi in Francia: dovevo assolutamente comperare un Epoisse e una Moutarde a l’ancienne (senape in grani) per mia moglie (ordine perentorio, assolutamente da rispettare). Camillo ne approfitta per costruirsi il carrello dei formaggi per il suo ristorante, e, dopo aver comperato nell’ Atheneum de la vigne e du vin (libreia vera specializzata in pubblicazioni dell’area vino, gigantesca, su tre piani) l’ultima Guida dei vini di Francia, veniamo raggiunti dal cugino con amico e andiamo a pranzo prima di separarci. Loro a causa della neve vogliono partire presto; penso fra me che non sia necessario aver fretta: la Mercedes carica di vino, sarà molto più pesante dietro ed andrà meglio nella neve; del resto, quando nevica io passo da uno dei miei cantieri, infilo due sacchi di cemento nel baule della mia Mercedes e vado benissimo!
Trovati pieni i ristoranti della piazza, uno di loro ci consiglia un ristorante poco lontano, La Part des Anges, piccolo, minimalista, ricavato al piano terra di un palazzo settecentesco con un restauro un po’ approssimativo (il solito dei francesi) ed in parte nel cortile, quindi con copertura di vetro dalla quale entra il grigiore delle nubi plumbee. Al soffitto lampade improbabili a forma di cornetto portafortuna napoletano. Arredo semplice, senza tovaglie, ma con grandi bicchieri e vini carissimi. Ci presenta un menu intrigante. Noi, che abbiamo davanti ancora un sacco di chilometri e non ci vogliamo appesantire, scegliamo un menu da tre portate: terrine de lapin aux éclats de noisettes, chantilly au raifort (terina di coniglio con spuma di formaggio), conchiglioni d’agneau e de légumes confits, crémé légère à l’ail doux (conchiglioni ripieni di ragout di agnello con gremolata di legumi, appena caramellati, su letto si salsa d’aglio dolce), sélection de trois fromages: Mont d’Or, vaccino locale non molto interessante, chèvre fresco entusiasmante ed Epoisse, forse il più grande formaggio di Francia (lo è sicuramente per mia moglie!). Camillo e Michele hanno optato invece per un filet de truite de mer, tartare de légumes aux herpes fraîches, vinaigrette à l’aneth.
Tutto in grazia di Dio in allegra convivialità ed accompagnato da un vino rigorosamente della Côte de Beaune: Saint-Aubin 2006.
I cugini ripartono ed io, che faccio l’architetto e che, quindi, sono amante delle architetture e delle opere d’arte in generale, convinco tutta la compagnia ad entrare in Hospice de Beaune-Hotel Dieu, l’Ospedale Maggiore per i poveri costruito nel 1443. Posto grandioso, già visto più volte, ricostruito ed ambientato nei suoi particolari, che riguardano solo la curiosità turistica, ma completato da una sala di arazzi e da un polittico di grande bellezza, proprio nell’ultima stanza.
Mi soffermo in estasi, come mi capita quando osservo opere d’arte di alto livello, finchè vengo richiamato all’ordine dai miei. Si riparte per andare a Condrieu, (in qualunque posto sei della Francia con Camillo, nel ritorno si passa sempre da Condrieu) dove gli amici ci aspettano per la solita festa. Vorrei che ci fermassimo anche a Tournus, sede di una grande cattedrale, che fa parte del grande romanico borgognone, ma, proprio in quel momento, piove come Iddio la manda e tiriamo diritto.
Arriviamo al Belvedere di Condrieu per vedere lo spettacolo del Rodano, ma c’è tutto grigio, così scendiamo subito da Yves Gangloff, che ci fa degustare i suoi rossi, finalmente in bottiglia: grande potenza e grande equilibrio.
Pépine (francesizzazione di Peppino, il pugliese di Condrieu, già conosciuto nel nostro precedente viaggio in val de loire) non è in casa, ma da Olivier a preparare la festa.
La casa di Olivier è una grande costruzione medievale, un antico convento trasformato in condominio, con finestre piccole (da freddo) e soffitti alti, con muri tozzi e spessi, alla quale si accede passando sotto degli archi che immettono in un ampio cortile inghiaiato, impreziosito da fontana e sculture moderne.
Olivier abita il sottotetto (o mansarda o ultimo piano, se preferite). Vi si giunge da una scala bruttissima, restaurata malissimo; cioè, non restaurata: i muri sono cadenti e scrostati ed i gradini posticci di lastre di marmo troppo sottili e di cattivo gusto. A ogni piano cresce la pendenza e ti viene da soffiare. Finalmente la scala per l’ultimo piano è stata lasciata com’era: gradini masselli di pietra consumata dal calpestio (anche un po’ pericolosa, se vogliamo, ma sicuramente affascinante perché è la sua e per i pensieri che riesce a suggerirti).
Olivier ha lasciato il suo grande appartamento quasi com’era: grande spazio aperto a soggiorno e cucina, a vari livelli e con grandi capriate di legno imbiancato a calce, poche pareti per la privacy delle camere da letto e dei bagni. Ne risulta una casa strana ed affascinante, con un sacco di cianfrusaglie, alcune anche di cattivo gusto, oggetti di modernariato, qualche piccolo biedermayer, divani bassissimi ed tre o quattro televisori. Dappertutto oggetti sparsi nel disordine tipico del single (da qualche anno lui e la moglie vivono a Nantes, dove ha sede la Società per la quale lavora e saltuariamente torna da solo a Condrieu).
Ricordo la prima volta che sono stato da lui, aveva le camere piene di camicie: lui le portava un giorno, poi faceva il bucato, ma non essendo in grado di stirarsele, le lasciava stese sugli ometti ad asciugare e andava a comprare ogni giorno una camicia nuova.
Troneggia in soggiorno, a capotavola, una grande armadio-cantina, a due antoni, dal quale escono vini importanti, grandiosi e scelti con grande personalità. Molto generoso, li apre volentierissimo agli amici ed ai suoi ospiti.
Il suo lavoro (è comproprietario di una ditta che si occupa di qualità del vetro, producendo le macchine per le operazioni di controllo) lo porta a viaggiare moltissimo, perciò quando torna, da grande anfitrione, trova subito un pretesto per organizzare una festa!
Questa volta la festa è per noi!
Dopo i festosi saluti, ci racconta, tutto quanto accaduto nella sua vita dopo il nostro ultimo incontro: i problemi della borsa per la crisi mondiale, la nuova casa comprata in Brasile per passare là gli ultimi anni di vita, i figli che diventano grandi e vanno all’Università a Parigi (uno di loro fa Architettura), il ritorno a vivere a Condrieu con la moglie. Parla concitatamente nel suo italiano spagnoleggiante e riesce in quattro secondi a dirti tutto con grande capacità di sintesi.
Ci sono già bottiglie aperte (lui e Pepine stavano trafficando per preparare la cena), noi ne approfittiamo; ci allungano qualcosa da stuzzico: salame e Roquefort, con le croccantissime baguettes francesi ancora calde.
Il Salame è stagionato, lungo e sottile, piegato in due, di suino puro, proveniente da Avyon, zona di Millau a nordovest di Montpellier; con il bianco di aperitivo, molto accattivante, continuerei all’infinito a mangiarlo.
Il Roquefort, famosissimo formaggio erborinato, è di produzione artigianale, proveniente anch’esso da Millau, dove vivono e lo producono i famigliari della cognata di Olivier; pecora 100%, molto pastoso, elegante ed intrigante.
Nel frattempo Michele prepara il risotto!
Risotto alla milanese preparato con Riso Carnaroli della Tenuta Castello di Desana, portato da Camillo, con l’osso buco di Pépine, molto delicato, appena diverso dal nostro, con verdurine concassées. Tutti si abbuffano di primo appetito con l’allegria spontanea dei vecchi amici: la festa entra nel vivo e si svuotano bottiglie!
Con la pancia subito gonfia, ci vuole un breack per fumare!
Si passa al Plateau des fromages.
Degustiamo quattro formaggi, tre di pecora ed uno di capra, provenienti dalla stessa zona del Roquefort di prima: tomina bassa, molle, crosta bianca fiorita, stagionata e piacevole ma con un finale amarognolo; formaggetta asciutta di un paio di mesi di stagionatura poco interessante; una formaggetta alta, stagionata, profumatissima di erbe, con occhio ben formato: buonissima!; chèvre stagionato, profumato e di buona pastosità.
Infine, pastose torte casereccie di mele preparate dalla moglie di Pepine.
Alle dieci, dopo un grand café à l’italiènne, baci ed abbracci (si combina anche la venuta a Bergamo di Pepine, con signora, la prossima settimana) e si riparte con Camillo al volante. Continua a piovere, ma non fortissimo, l’andatura è buona, ma ci viene subito da pensare al Monte Bianco. Dopo un rifornimento dalle parti di Annecy, Camillo si prende il giusto riposo ed io vado alla guida.
Dopo pochi chilometri, sulle Alpi della Savoia, neve a tutto spiano. Fortunatamente non attacca, ma non ci si vede niente! E mi viene da pensare sempre di più a cosa troveremo al Monte Bianco.
C’è un attimo di tregua, ma al termine dell’autostrada, qualche chilometro prima di Chamonix, la neve diventa cattiva e comincia ad attaccare. Man mano che ci si avvicina alla salita che da Chamonix porta al Mont Blanc, e poi sulla salita, peraltro molto ripida, la neve diventa sempre più rognosa, ha già formato un leggero strato sull’asfalto; viaggio a trenta all’ora, con grande circospezione ed un pizzico di apprensione (gli altri dormono). Finalmente (persa praticamente un più di un’ora) si giunge al Tunnel: chiuso! Il faut d’attendre! (bisogna aspettare).
Il Tunnel (così come quello del Frejus) di notte funziona a senso unico alternato per consentire le manutenzioni. Nell’andata ci era andata bene, ora dobbiamo attendere, chiusi in macchina (neve, temperatura –1°!, passa anche la voglia di andare a far pipì!)
Dopo una ventina di minuti, finalmente si va!
Di qua del Tunnel, in Italia, tempo nuvoloso, ma senza pioggia e temperatura di +5°: siamo proprio sempre meglio dei francesi!
Per questo ai francesi “gli girano”!.
Dopo una fermata per un caffè vero, riprende la guida Camillo, troviamo sull’autostrada da Santhià a Bergamo un cielo sereno e stellato, molto luminescente che ti riconcilia con la vita facendoti dimenticare un po’ la stanchezza, si vede solo in lontananza un temporale sulla Malpensa (è proprio sfigata!): temperatura di 14° alle tre di notte!
Bellissimo! (Silvio Magni)
Le degustazioni del silvio
(dal Moleskine sempre presente)
I vini di Henry Germain et fils – Meursault
dalle barriques
Bourgogne Blanc 2007
Semplice, varietale, simpatico e beverino.
Meursault Chevalier Village 2007
Al naso grandi il frutto e l’intensità.
In bocca, buone la struttura e la sapidità e l’acidità. Finale dolce lunghissimo.
Meursault Charme 1er cru 2007
(Charme è la zona bassa della Côte)
Naso erbaceo, chiuso, frutto leggero.
Bocca, entrata dolce, poi acidità un po’ aggressiva, grande struttura, finale dolce lunghissimo
Meursault Perrières 1er cru 2007
(Perrières è la zona alta della Côte)
Profumi morbidi di fiori, un po’ fanées, eleganti
Bocca, complesso, frutto dolce buona sapidità, grande eleganza ed equilibrio. Come al solito lunghissimo.
Chassagne-Montrachet 2007
Semplicemente grandioso: complesso al naso; pieno, grasso, dolce e con acidità non aggressiva in bocca
Bourgogne Rouge 2007
Profumi fiorati e di vero cassis con speziatura dolce (sembra un alto adige)
In bocca, Borgogna vero con il frutto rosso, non del tutto maturo, (caratteristica di tutti i vini rossi dell’annata) e la sua puzzetta.
Chassagne-Montrachet Village Rouge 2007
Naso varietale molto dolce, ricco, importante ed elegante
In bocca ingresso dolce poi emergono tannini verdi
Meursault Clos des Mouches 2007
Scarico di colore (il solito frutto non del tutto maturo dell’annata)
Naso ricco con cassis e puzzetta (mèrde de poule)
In bocca, ingresso dolce di frutto maturo ma non troppo, poi tannini non aggressivi, finale lungo.
dalle bottiglie
Beaune Bressan 1er cru 2006
Profumi non netti, poi emerge il frutto
In bocca dolce di frutto poi tannini non del tutto svolti, finale dolce lungo
Chassagne-Montrachet 2006
Più grandioso del 2007: naso minerale, complesso ed elegante; in bocca grasso, complesso, addirittura monumentale, anche se bambino: attendere qualche anno please!
Sauvigny-les-Beaune Les Perrilletts 1er cru 2006
Naso importante anche se poco elegante, ruspo.
In bocca entra dolce, qualche nota erbacea, tannini aggressivi, finale dolce.
I vini di Rodolphe Demougeot à Meursault
tutti dalle bottiglie
Bourgogne Blanc 2006
Naso chiuso con leggero frutto di mela (ranetta?)
Bocca dolce all’ingresso, poi acidità non invadente. Piacevole e semplice
Beaune clos Saint-Désirée 2006
Naso erbaceo, chiuso, leggeri i fiori e note di balsamico.
Bocca dolce, senza grande struttura, poco interessante.
Meursault 2006
Naso fresco, poco avvertito il frutto, poi si apre in verde erbaceo e minerale
Bocca dolce di frutto, sapidità ed acidità controllate, grande freschezza.
Bourgogne Rouge 2007
Naso con piccoli frutti e piccantino, intenso.
In bocca frutto, anche qui, non del tutto maturo, tannini ancora ruvidi, non risolti
Sauvigny-les-Beaune Les Bourgeots 2006
Naso: grande frutto nero, sentori freschi, erbacei tra i quali emerge l’ortica
In bocca frutto poco maturo, tannini avvertiti, recupera con un finale dolce e lungo
Beaune Les Beaux Fougets 2006
Naso: intrigante di fresco, appena balsamico, elegante si apre con un frutto non maturissimo, ma dolce.
Bocca: entrata dolce di frutto, molto più maturo dei precedenti e più maturo che al naso, tannini ruvidi con finale appena astringente
Pommard Les Vignots 2006
Naso non intenso, ma dolce di frutto e di cassis
Bocca dolce di frutto, anche lui con finale appena astringente
Pommard Chanots 1er cru Les cœur des Dames 2006
Grandioso.
Naso con frutto e speziaturina dirompenti, ma raffinato ed elegante
In bocca dolce con tannini sottili e levigati, grandi l’equilibrio e l’eleganza
Sauvigny-les-Beaune Les Bourgeots 2005
Naso importante e ricco (l’annate è di quelle eccezionali in Borgogna)
Bocca: ingresso dolce di frutto, tannini levigati, elegante nella sua potenza.
A pranzo
Saint-Aubin 2006 di Michèl-Colon Moren
Pinot nero borgognone vero che sa di cassis, che puzzicchia, ma che sicuramente riserva emozioni a chi lo beve.
I vini di Yves e Mathilde Gangloff
Côtes Rôtie La Barbarine 2006
buona la snaso importante di frutto dolce e buona speziatura.
Bocca morbida, interessante e lunga Assolutamente ben costruito.
Côtes Rôtie La Sereine Noire 2006
Da vigne vecchie deriva questo vino potente e, nello stesso tempo elegante, di gran carattere.
Naso importante di frutto maturo, speziatura molto presente ma non invadente, complesso.
In bocca entra dolce di frutto, poi emerge la speziatura con i tannini ancora appena invadenti per la giovane età del vino. Finale lunghissimo e dolce.
Da Olivier
Côte di Rhône Blanc 2006, Vidal Fleury à Ampuis
Voigner 100%. Semplice e leggero
Naso con sentori varietali ma leggeri, in bocca dolce, lungo, piacevole: apprezzabilissimo per il prezzo (5,40 euro)!
Le Haut-Médoc de Giscours 1999 Grande Réserve, Château Giscours
Naso importante e raffinato, si insinua piano piano, nasconde l’alcol
In bocca ingresso dolce, tannini svolti, pieno e lungo con retrogusto appena ammandorlato.
Grande rapporto qualità/prezzo (12 euro, il suo costo)
(50% merlot, 45% cabernet sauvignon e 5% altri vitigni)
Condrieu Cuvée de Bruze 2003 (in magnum), Domaine Cheze à Pangon
Giallo oro carico
Naso inizialmente chiuso, poi frutto, sentori di fieno e speziatura di legno bruciato
Bocca dolce di frutto, acidità viva anche se contenuta, finale lunghissimo, poca eleganza: riflette il 2003 molto molto caldo
Saint-Joseph Cuvéè des Anges 2003 (in magnum), Domaine Cheze à Pangon
Colore inchiostroso
Naso importante si frutto molto maturo, speziatura dolce molto presente
Bocca dolce di grande frutto maturassimo, forse addirittura un po’ surmaturo, tannini levigati e sottili, finale sempre dolcissimo di frutto, pieno rotondo e potente anche se non elegante, riflette l’annata 2003!
Corton Gran Cru 1995 de l’Hospices de Beaume
Rosso rubino/granato, piuttosto carico.
Naso: antico di cassis e puzzetta storica (mèrde de poule), intenso ed elegante con la ventata iniziale di alcool dei vini tradizionali di Borgogna.
In bocca, frutto dolce appena vecchio, tannini svolti e sottili, lungo e dolce.
Elegante ed importante, pieno e rotondo nella sua tradizionalità.