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Ago 10 2020

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SOGIN STRINGE SULLO SMANTELLAMENTO DELLA CENTRALE NUCLEARE DI LATINA

Al via la demolizione degli schermi dei generatori di vapore (boiler) dell’edificio reattore dell’impianto pontino. I lavori si concluderanno nel 2021

La Sogin compie un altro passo nello smantellamento della centrale nucleare di Latina, la prima a essere realizzata in Italia dall’Eni nel 1958. La società pubblica incaricata del decommissioning degli impianti e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi ha infatti avviato la demolizione degli schermi dei generatori di vapore (boiler) dell’edificio reattore del polo della città laziale. Un passaggio cruciale, dunque, nella road map tratteggiata da Sogin. I lavori si concluderanno nel 2021 e la società metterà in campo 310 milioni di euro per l’intera operazione di smantellamento. «È una tappa fondamentale del decommissioning della centrale», ha spiegato Agostino Rivieccio, responsabile Sogin per la disattivazione dell’impianto pontino.

La demolizione dei boiler

Gli schermi sono le strutture in calcestruzzo armato che isolavano dall’esterno le condotte superiori di collegamento fra i sei boiler e l’edificio reattore. Ogni schermo è costituito da due parti: un elemento superiore orizzontale, collegato all’edificio reattore, di circa 145 tonnellate e uno inferiore verticale, in uscita dai boiler, di circa 50 tonnellate.

La tecnica usata da Sogin

La tecnica adottata da Sogin per la loro rimozione è la demolizione controllata con taglio in quota, a circa 50 metri d’altezza, mediante disco diamantato, e la successiva movimentazione a terra dei blocchi sezionati, di circa 2 tonnellate ciascuno, con gru a torre appositamente installata. In seguito è previsto il trasferimento dei singoli blocchi in un’area attrezzata per separare il ferro dal calcestruzzo.

La fine dei lavori fissata per il 2021

Questa soluzione ingegneristica garantisce la massima sicurezza nello svolgimento dei lavori e il minimo impatto per le strutture. I lavori si concluderanno nel gennaio 2021 e produrranno complessivamente circa 1.200 tonnellate di materiale che, dopo gli opportuni controlli radiometrici, verranno allontanate dal sito e inviate a recupero. Fonte: Il Sole 24 Ore,  Celestina Dominelli, 10.08.2020

 

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