Dal 25 al 27 febbraio a Bologna 950 espositori e 5mila etichette in degustazione. Nappini (Slow Food): “Serve un nuovo approccio all’agricoltura anche da parte della politica”
Il mondo Slow Wine non ha confini. In Azerbaijan c’è l’uva madrasa, presidio Slow Food (foto @Oliver Migliore)
Nell’amore non bisogna mai mettere fretta al piacere. Il desiderio, la passione, il godimento hanno bisogno di tempo, armonia, pazienza. È questo lo spirito che anima tanti piccoli viticoltori, soprattutto coloro che lavorano in territori complessi, che richiedono tenacia, sacrificio. Passione. Ma che poi regalano soddisfazione, gioia, brio. E calici pieni di bellezza.
Storie come queste partoriscono vini gioiosi, che, come tali, hanno bisogno di suoli sani, fertili, vivi. Una chiave di avvicinamento al vino che mette insieme piacere ed etica. Passione e pathos. Felicità e gusto. Per chi ama questo approccio l’appuntamento è a Bologna, dal 25 al 27 febbraio, per la terza edizione di Slow Wine Fair (qui il programma), organizzata da BolognaFiere e Sana, Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, con la direzione artistica di Slow Food. Un’occasione che unisce impegno e piacere, confronto e assaggi.
Dalle vallate rocciose dell’America Latina ai pendii dell’Australia meridionale, passando per regioni vitivinicole d’Europa e inedite produzioni tra Turchia e Cina: Slow Wine Fair riunisce a BolognaFiere gli oltre 950 espositori selezionati dalla commissione di assaggio di Slow Food. Sono più di 200 le cantine provenienti da 25 Paesi – 39 dalla Francia, 17 dalla Spagna, 18 dall’Austria e 7 dalla Germania -, per un’offerta complessiva di oltre 5.000 vini in degustazione, e debuttano quest’anno Australia, Giappone, Messico, Sudafrica e Svezia.
Vini Gemischter Satz, diverse uve prodotte nello stesso vigneto, a Vienna. Si tratta di un Presidio Slow Food
“Il suolo è una tra le risorse naturali più preziose per la sopravvivenza del genere umano – dice Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – Senza suolo fertile non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è cibo. Dalla sua fertilità e capacità di nutrire gli animali, di far crescere le piante di cui ci cibiamo e anche di assorbire co2, dipende il nostro futuro, anche il futuro più prossimo! Eppure, il più delle volte si dà per scontato e si continua con pratiche agronomiche, figlie della “rivoluzione verde” che a medio e a lungo termine si sono rivelate errate (lavorazioni profonde e invasive, grandi apporti di fertilizzanti e pesticidi di sintesi, monocolture), oltre che con una cementificazione senza regole: in Italia si sigilla tutt’oggi al ritmo di sedici ettari al giorno il suolo in pianura. La soluzione fortunatamente c’è e molti la stanno già percorrendo: si chiama agroecologia e consiste nell’applicazione dei principi ecologici alla produzione alimentare e alla gestione di agrosistemi, adottando pratiche rigenerative che lavorano insieme, piuttosto che contro, la Natura. Il nostro futuro dipende dalla nostra capacità di evolvere, cambiare modello e percepirci dentro la Natura: non saremo noi a salvare lei, ma lei a salvare noi!”.
Un approccio sostenibile che già molti produttori hanno abbracciato, e che, unito alla grande passione per la terra, sta dando risultati importanti. Si pensi a viticoltori come Marianna Annio, titolare di Agricole Pietraventosa, a Gioia del Colle, sull’Altopiano delle Murge: «È la follia ad averci fatto iniziare», racconta Annio, che con suo marito sta lavorando per regalare al figlio Vincenzo, 23 anni, un futuro diverso. Pietraventosa conta 7 ettari di terreno in cui una viticoltura gentile e un’enologia non invasiva fanno sì che il suolo respiri e i vini abbiano una personalità genuina.
Un esempio virtuoso seguito anche da Isabella Pelizzatti Perego, che con i fratelli Emanuele e Guido in Valtellina guida la cantina ArPePe, nata nel 1860 dal trisnonno Giovanni. Sui terrazzamenti di Sassella, Grumello e Inferno, le pendenze e la natura impervia del suolo richiedono un’attenzione particolare. Ma Isabella e suoi fratelli non si scoraggiano: «Senza tradire la visione di nostro padre Arturo – raccontano – abbiamo ampliato il catalogo con vini più giovani e di pronta beva, lavorando su nuovi ettari di vigneto».
Nebbia mattutina a Greve in Chianti, in Toscana (foto @Ken Shono on Unsplash)
Il futuro è in mano a chi coltiva e a Bologna i wine lover avranno l’opportunità di confrontarsi con chi il vino e i cambiamenti li vivono ogni giorno sulla propria pelle, di testare come un vino pulito abbia tutto un altro sapore, di partecipare a masterclass e momenti di approfondimento. “La Slow Wine Fair sarà un’occasione da non perdere per tutti coloro che amano il vino, che hanno a cuore la sua produzione e più in generale l’agricoltura nelle sue differenti declinazioni – dice Nappini – perché il settore enologico può certamente innescare una profonda trasformazione del mondo agricolo e del modo di coltivare, essendo quello che può contare su grande popolarità e su marginalità superiori. I vignaioli pertanto sono chiamati a condurre questa rivoluzione che dovrà per forza porre la rigenerazione del suolo e la sua capacità di nutrirci come obiettivi prioritari della futura agenda dell’umanità. I differenti momenti di approfondimento, gli incontri, le discussioni e il confronto costante che si avvicenderanno a Bologna, porranno le basi per una discussione profonda, onesta e speriamo foriera di cambiamenti nello stile di coltivazione e soprattutto di approccio al suolo da parte degli appassionati, dei professionisti e anche della politica. È vitale che maturi la consapevolezza che il terreno non è una risorsa illimitata e scontata ma un patrimonio prezioso, con una sua finitezza e soprattutto fragile, che merita estrema attenzione e una revisione profonda nel nostro approccio agronomico. Se amiamo il vino, dobbiamo prenderci cura anche del suolo che lo genera e che gli dà carattere: un suolo sano, ricco di vita e struttura, garantisce il nostro diritto al piacere e ad un futuro migliore, anche a partire dal vino”.
Di questa partita, che coinvolge tutta l’Italia, Bologna è il cuore. Lo sottolinea il presidente di BolognaFiere, Gianpiero Calzolari: “Slow Wine Fair contribuisce a consolidare il primato di BolognaFiere tra gli eventi dell’agroalimentare. È nata durante la pandemia e in sole tre edizioni si è ben posizionata nel panorama italiano ed europeo. Anche quest’anno si appresta ad accogliere tanti produttori oltre che addetti ai lavori, buyer e appassionati, a cui propone vini di grande qualità, in linea con i principi di sostenibilità promossi da BolognaFiere e Slow Food”. Un impegno che guarda al futuro, anche attraverso mercati strategici: “Come già stiamo facendo con le nostre due manifestazioni storiche sul food, Marca e Sana – nota Calzolari – puntiamo a far evolvere anche Slow Wine Fair da evento specializzato a progetto rivolto ai canali distributivi del food service e della ristorazione, per dare alle aziende partecipanti più ampie possibilità di business. Cerchiamo, inoltre, di stimolare il mercato a identificare BolognaFiere come la sede in cui tutta la filiera del vino possa approfondire, con un respiro internazionale, i temi e le questioni più attuali e rilevanti”. Fonte: IL GUSTO , Lara Loreti , 21.02.2024
Dal 25 al 27 febbraio la terza edizione dell’evento organizzato da BolognaFiere e Sana (Federbio), con la direzione artistica Slow Food
Slow Wine Fair 2024: viticoltura buon esempio per l’agricoltura
“La Slow Wine Fair persegue un obiettivo importante e ambizioso: cambiare l’approccio all’agricoltura attraverso la produzione di vino. Le 1.000 aziende in Slow Wine Fair hanno fatto, da tempo, una scelta precisa, che va nel senso della drastica riduzione o totale cancellazione della chimica di sintesi; inoltre, utilizzano le risorse ambientali in maniera cosciente e sostenibile, sono lo specchio del loro terroir di provenienza, di cui preservano la biodiversità, e sono motori di crescita sociale delle rispettive comunità di appartenenza”. Parole di Giancarlo Gariglio, curatore della guida Slow Wine e coordinatore della Slow Wine Coalition, oggi nella presentazione del programma definitivo della Slow Wine Fair 2024, a Bologna, dal 25 al 27 febbraio (che WineNews ha approfondito qui). “Oltre il 50% delle aziende sono certificate biologiche o biodinamiche e indicano con chiarezza come fare agricoltura in modo profittevole e sostenibile, avendo cura della fertilità del suolo, tema portante di questa terza edizione, della salute dell’ambiente e delle persone. Un suolo sano costituisce, infatti – spiega Giancarlo Gariglio – la base essenziale dell’economia, della società e dell’ambiente, in quanto produce alimenti, accresce la nostra resilienza ai cambiamenti climatici e favorisce il nostro benessere. I professionisti e gli appassionati che si riuniranno nei padiglioni di BolognaFiere sono i veri ambasciatori di questo profondo cambiamento, che dobbiamo per forza di cose imprimere al nostro sistema agricolo”.
“Negli ultimi 10 anni le superfici di vite coltivate a biologico sono aumentate del 145% – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio – e la viticoltura bio copre una superficie di quasi 136.000 ettari, il 19% dell’intera viticoltura nazionale, con picchi che toccano il 38% in regioni fortemente vocate come la Toscana, dove, nel Chianti Classico, i vigneti bio hanno ormai superato il 50% del totale. La viticoltura bio rappresenta un esempio eccellente di resilienza e adattamento alla crisi climatica, che contribuisce contempo- raneamente a preservare la fertilità del suolo e degli ecosistemi. Rappresenta un modello virtuoso in grado di unire il valore dell’identità territoriale delle denominazioni d’origine del nostro Paese a quello della sostenibilità del biologico. A Slow Wine Fair, che consolida la partnership FederBio-Slow Food-BolognaFiere, abbiamo organizzato un evento dedicato alla viticoltura bio come metodo di produzione per affrontare gli impatti climatici: in questo evento presenteremo esempi concreti di monitoraggio della biodiversità e della qualità dei suoli. Questi esempi permettono di progettare una strategia agronomica per creare un “sistema vigneto” in grado di rispondere agli shock climatici utilizzando gli elementi di criticità. Ciò consente di adottare soluzioni innovative basate sull’agroecologia e capaci di accrescere la resilienza delle piante nel loro ambiente”.
Organizzata da BolognaFiere e Sana, Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, con la direzione artistica di Slow Food , Slow Wine Fair è nata dal connubio fra la trentennale esperienza di BolognaFiere nel mondo del biologico con Sana e lo storico impegno di Slow Food sui temi della biodiversità, della sostenibilità ambientale e dell’equità sociale: “con Slow Wine Fair, BolognaFiere prosegue nel suo percorso di realizzazione di progetti expo dedicati alla business community del food service e dell’horeca – afferma Domenico Lunghi, Direttore Manifestazioni Dirette BolognaFiere – il tema della sostenibilità è per noi prioritario, come testimonia l’esperienza maturata in ben trentacinque edizioni di Sana, l’unico appuntamento fieristico di riferimento per il biologico in Italia. Per questo abbiamo lanciato un’alleanza strategica con Slow Food, coinvolgendo anche FederBio, partner di lunga data. Slow Wine Fair 2024 dimostra che, in tre edizioni, questo progetto si è già affermato come una delle principali piattaforme in Europa per i vini sostenibili e biologici. Si conferma molto valida anche la scelta, presa nel 2023, di ampliare le referenze merceologiche per l’horeca, estendendo agli spirits e agli amari la possibilità di partecipare. E sempre più innovativa è lo spazio dedicato ad una selezione di produttori di soluzioni tecnologiche avanzate, impianti, attrezzature e servizi connessi alla filiera del vino, i veri partner della sostenibilità”. Fonte: WineNews, 20.02.2024