Giornata Internazionale dell’Educazione dell’Onu: alimentazione come fatto sociale e riflessioni sull’istruzione al gusto
Povertà alimentare ed educativa sono strettamente legate per Slow Food
“C’è un tragico legame tra povertà educativa e povertà alimentare: ambedue indicano scarsità, sia quantitativa che qualitativa”. A dirlo è Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia, per la Giornata Internazionale dell’Educazione istituita, nel 2018, il 23 gennaio di ogni anno, con la quale quest’anno l’Onu vuole ricordare che l’educazione è pace. Per la Chiocciola, temi come l’educazione ambientale, civica, alimentare e del gusto sono centrali per alimentare il senso critico dei più giovani ed essere promotori di quella crescita sociale di cui si ha tanto bisogno. Nei Paesi sviluppati i problemi alimentari sono spesso connessi prima di tutto alle condizioni socioeconomiche, ma anche al corretto utilizzo degli alimenti, inclusa la capacità di sceglierli e trasformarli, l’accesso alle informazioni, la consapevolezza culturale e identitaria che permetta di individuare il portato valoriale del cibo e dunque discernere quale sia il più adeguato per noi.
Per povertà alimentare si intende l’inaccessibilità ad alimenti sicuri, nutrienti e in quantità adeguata a garantire una vita di benessere e talvolta è necessario ricordare che i diritti non sono scontati: le situazioni create da crisi politiche, umanitarie ed economiche che stanno attanagliando la nostra società relegano in secondo piano investimenti pubblici in educazione e adozione di azioni concrete che creino ambienti di apprendimento solidali e inclusivi per tutte le studentesse e gli studenti. Il cibo non è soltanto nutrimento quindi, ma anche un fatto sociale.
L’Italia non versa in condizioni tragiche, certo, ma non soddisfa appieno le aspettative di una democrazia occidentale che punta su giovani e incremento delle nascite: abbandono scolastico, scuole fatiscenti, dotazioni tecnologiche inadeguate, mancanza di mense in molte scuole, classi sovraffollate, programmi di studio obsoleti. È la necessità di capire come i sistemi educativi possano adattarsi e rispondere al meglio a una società in rapida evoluzione.
Slow Food e i ragazzi della Generazione Z (come abbiamo riportato, nei giorni scorsi, su WineNews) concordano nel riconoscere l’importanza del tema dell’educazione alimentare a casa e nelle scuole: “a scuola, per esempio, l’educazione alimentare è spesso ridotta a mere nozioni nutrizionistiche: al contrario servirebbe accogliere la complessità che il cibo può offrire e conseguentemente consentire agli studenti di spaziare – continua Nappini – e poi, anche nelle famiglie, il primo vero luogo dell’ educazione: parlare del cibo che si porta in tavola e delle scelte di acquisto e consumo fatte, del loro motivo, con costanza, intelligenza, preparazione e anche con leggerezza. Slow Food è convinta che il cibo non sia soltanto nutrimento, ma che rappresenti un fatto sociale: come tale, dev’essere un luogo di incontro, dialogo, condivisione e arricchimento”.
Quanto è urgente un cambio di approccio? I disturbi alimentari sono un’emergenza sanitaria, in Italia, tra le maggiori cause di morte tra gli adolescenti, secondi solo agli incidenti stradali. Tra i 12 e i 17 anni ad accusare disturbi dell’alimentazione sono 3,2 milioni, ma in sei anni sono raddoppiati i piccolissimi tra i 6 e i 12 anni. Un rapporto compulsivo e malsano, senza consapevolezza, senza conoscenza, slegato appunto dalla dimensione identitaria e affettiva.
“Al cibo, come all’educazione – conclude Nappini – bisogna voler bene: da quarant’anni Slow Food tutela la biodiversità e promuove un cibo buono, pulito e giusto, diffondendo conoscenza e consapevolezza sull’alimentazione con un approccio sistemico. Nella Giornata internazionale dell’Educazione vogliamo ricordare che abbiamo tutti la responsabilità di dare alle nuove generazioni strumenti di autonomia, di critica, di visione ed elaborazione per disegnare un futuro migliore: il futuro di pace e bellezza che meritano”. Fonte: WineNews, WineNews. 22.01.2024