L’editore di Wine Spectator accorcia la distanza tra il vino e la cannabis. Già diversi gruppi del beverage Usa hanno investito nella canapa
Se per anni il vino è stato il principe dei consumi “ricreativi”, se così si possono definire, negli Stati Uniti come nel mondo, il suo regno incontrastato negli ultimi anni ha iniziato a scricchiolare, nonostante le previsioni della Silicon Valley Bank parlino di una crescita tra il 4 e l’8% peri vini della fascia premium, ma anche di un +0,5-2,5% per le vendite del canale off-premise, a conferma della tendenza registrata dal 2013 in avanti, per cui calano costantemente gli acquisti delle tre fasce di prezzo più basse (che valgono comunque quasi metà del giro d’affari del vino), mentre crescono tutte le altre, che rappresentano il 29,9% dei volumi ed il 54% del valore del vino venduto in Usa. Gli acquisti, insomma, non vanno male, ma i consumi segnano il passo, e adesso il mondo enoico ha un grande concorrente, che non sembra voler arrestare la sua ascesa al podio, l’unico che davvero mette paura: non è né la birra, né tanto meno i superalcolici, ma la cannabis. Dopo la legalizzazione per uso medico e non, processo iniziato nel 2012 che coinvolge adesso diversi Stati Usa, i consumi sono incrementati, facendo diminuire, nel caso del Colorado, il primo stato ad aver legalizzato anche l’uso ricreativo della cannabis, i consumi di alcolici, vino compreso, dell’8% (come ha raccontato a WineNews Andrea Sartori, produttore e guida del Consorzio Tutela Vini della Valpolicella). Insomma, la cannabis legale, tra polemica e dibattiti di varia natura, fa paura a tanti. Ma non a tutti: Robert Joseph, comunicatore del vino anche attraverso il suo blog The Joseph Report, aveva definito a WineNews, da wine2wine, la cannabis legale come “un’opportunità per il mercato enoico mondiale”, e le potenzialità sembra averle capite il Shanken Group, gruppo editoriale responsabile, tra le altre, di Wine Spectator, rivista enoica Usa leader del settore, che ha lanciato una nuovissima Newsletter, tutta dedicata al mondo della cannabis, che si rivolge proprio ai dirigenti dell’industria del beverage. In uscita ogni settimana, la newsletter conterrà interviste con gli imprenditori, dati economici, trend e i profili delle grandi compagnie e dei brand dell’industria della cannabis del Nord America. Ciò che il Shanken Group ha fiutato è probabilmente ciò che negli Usa diventerà più o meno la norma, ovvero che sarà proprio il settore del wine & spirits il maggiore investitore e distributore di cannabis e prodotti a base di cannabis nel Paese, una volta che sarà legale l’uso ricreativo in tutto lo stato federale. D’altronde Constellation, gruppo a cui appartengono oltre 500 brand di alcolici, come l’italiana Ruffino, o la famosa birra Corona, ha investito 4 miliardi di dollari nella Canopy Growth Corp, regina canadese della canapa, ma anche Southern Glazer’s Wine & Spirits, big della distribuzione di alcolici, è adesso partner di Aphria in Canada, altro brand produttore di cannabis, e Breakthru Beverage, specializzato nella distribuzione di brand enoici di lusso, è in affari con CannTrust, sempre in Canada (dove la cannabis è legale a tutti gli effetti dalla prima metà del 2018).
“C’è ora in corso una discussione a Washington – si legge nella lettera agli iscritti a Shanken News Daily, firmata da Marvin R. Shanken – sulla legalizzazione delle vendite di cannabis negli Stati Uniti a livello federale. Una possibilità è che la cannabis sarà venduta e regolata attraverso distributori e rivenditori di vino e alcolici. Inoltre, un certo numero di stati ha già approvato il consumo di cannabis ricreativo all’interno dei propri confini, mentre altri stanno pianificando di farlo. Per questo motivo – conclude il fondatore del gruppo – stiamo lanciando questa nuova pubblicazione gratuita su base settimanale. Quando e se l’industria della cannabis raggiungerà un livello che la merita, aumenteremo la frequenza”. Fonte: WineNews, 29.01.2019