Al Parco Trotter, in zona NoLo, apre mosso, un progetto inclusivo che comprende un ristorante-pizzeria da 220 coperti, laboratori per la formazione professionale e spazi espositivi
Una buona semina che viene da lontano e apre a un nuovo pezzo di futuro. Questo il pensiero che i presenti all’inaugurazione di mosso (con la lettera minuscola) a Milano hanno condiviso, ascoltando le parole introduttive di Massimo Cirri e della vice sindaco Anna Scavuzzo che ha poi sottolineato come i luoghi belli rendano migliori le persone. Quella che possiamo definire Estetica delle relazioni.
Quando una decina di anni fa il sindaco Pisapia visitò gli spazi dell’ex Convitto del Trotter, prospicienti un angolo di città trascurato e degradato tra via Padova e via Angelo Mosso, disse «qui potrebbe nascere qualcosa di bello». Sono trascorsi tanti anni e un paio di amministrazioni, ma la tenacia e la determinazione di molti soggetti coinvolti vede oggi realizzarsi quell’auspicio.
mosso è un luogo che è tanti luoghi insieme, nasce dopo lunga, ma oculata e condivisa gestazione. Una maturazione lenta che il presidente di Fondazione Cariplo Giovanni Fosti ha definito un buon modo di procedere, quasi un ossimoro nella Milano veloce, un modo adeguato e ponderato per realizzare efficacemente un progetto complesso che coinvolge istituzioni, associazioni, cittadini.
Ma sono le parole dense di emozione del presidente de La fabbrica di Olinda, Thomas Emmenegger, capofila della coprogettazione, a riscaldare la platea, costituita da tutti i soggetti protagonisti della realizzazione di un pezzo di futuro del quartiere e dell’intera città. Una riqualificazione che porta con sé un potenziale di rinascita che potrebbe cambiare in meglio la vita di molti.
Emmenegger, riprendendo il concetto di lentezza, introduce il concetto di labirinto descrivendo come, sia nella fase di progettazione, sia in quella di realizzazione, ma, soprattutto, in quella di condivisione con tutti gli attori del territorio, che sarà alla base del percorso che parte oggi con la consegna al quartiere di questo luogo, ciò che aiuta a uscirne è quella sorta di mutuo soccorso che ciascun partecipante ha avuto e avrà nel confidare negli altri, tenendosi idealmente tutti legati allo stesso filo.
Da non dimenticare, inoltre, che mosso è anche un ponte tra il quartiere e uno dei complessi scolastici più inclusivi della città, l’Istituto Giacosa, che del parco Trotter è custode e vivace motore tutti i giorni fino alle 16:30.
mosso sarà un luogo di incontro, confronto, di relazioni che avverranno davanti a un bicchiere al bar o mangiandosi una pizza o un piatto nei grandi spazi interni ed esterni dedicati alla ristorazione. Si produrranno anche pane e lievitati. Sarà un luogo di cultura e formazione, con spazi per eventi, concerti, rappresentazioni, ma anche a corsi per l’addestramento professionale delle risorse che verranno assunte anche tra chi vive in quartiere, perché tutti sentano mosso una cosa propria, da tutelare, da vivere insieme.
Appropriata la scelta del nome, che, seppur richiami l’anagrafica della via d’ingresso, via Angelo Mosso, rappresenta quell’andamento dell’acqua, lento ma inesorabile, che, nelle parole della vice sindaco, rispecchia il metodo del comune di Milano che coi suoi tempi, in ogni caso, arriva all’obiettivo. Fonte: Linkiesta, Gastronomika, Aldo Palaoro, 23.06.2022