Negli ultimi 12 mesi non ha sofferto solo l’Italia, ma anche Paesi come Francia e Germania. In discesa anche l’occupazione e il valore aggiunto
L’occupazione nelle campagne europee (6,2 milioni di addetti) ha accusato nel 2020 una battuta d’arresto (-2,8%)
È stato l’unico settore a non chiudere, tranne limitate eccezioni, insieme al farmaceutico. Ma l’anno della pandemia ha lasciato comunque una scia di segni meno nelle campagne europee. E gli agricoltori pagano il conto più salato. Se tra i comparti che hanno incrementato i propri guadagni c’è sicuramente quello della grande distribuzione organizzata e dei rivenditori a valle della filiera agroalimentare, i produttori non ne hanno beneficiato, nonostante i forti rialzi dei prezzi globali delle commodity ai massimi dal 2014.
Anzi. Nel 2020 sono calati produzione, valore aggiunto, occupati e redditi. I dati Eurostat certificano la sofferenza del settore e confermano la centralità per la sua sopravvivenza dei sussidi della Politica agricola comune. I redditi, calcolati per unità di lavoro a tempo pieno, sono scesi mediamente dell’1,5%, con un calo più che triplicato in Italia (-4,9%), ma ancora più significativo negli altri big europei del settore: -7,6% in Francia e soprattutto -14,6% in Germania, che ha registrato la peggiore performance tra i 27.
Le cause della frenata
A pesare sono stati i ritardi logistici nella fase più acuta dell’emergenza e le difficoltà nel reclutamento della manodopera, oltre ovviamente alle ricadute economiche della chiusura di bar e ristoranti, che ha danneggiato soprattutto il comparto vitivinicolo. Il valore della produzione agricola (Plv), pari a 412,8 miliardi di euro, si è ridotto dell’1,4%, risultato che incorpora una flessione dei prezzi di beni e servizi dello 0,7% e una riduzione quantitativa dello 0,8% sul 2019. Segno meno in Francia (-2,1%), Italia (-2,6%), Germania (-2,9%), Olanda (-3,1%) e Romania (-9,4%).
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A pesare sul calo del valore aggiunto agricolo (che in Europa vale 177 miliardi, pari all’1,7% del Pil) sono state in Italia le perdite determinate dalla pandemia stimate dalla Coldiretti in circa 12 miliardi per la drastica riduzione dell’attività di ristorazione e le criticità di alcuni settori come quello agrituristico e florovivaistico sui quali hanno pesato le chiusure forzate «ma anche fenomeni speculativi – denuncia l’organizzazione – come rilevato anche dall’Antitrust con i compensi riconosciuti agli agricoltori scesi sotto i costi di produzione».
Il parere delle associazioni di categoria
In questo contesto, afferma il presidente Ettore Prandini «è importante l’approvazione definitiva della Legge di Delegazione europea contro le pratiche commerciali sleali per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera. Una svolta per il settore può venire ora – aggiunge – dal Recovery Plan dove sono destinati 5,27 miliardi per economia circolare e agricoltura sostenibile con investimenti che vanno dalla logistica alle energie rinnovabili, dall’innovazione ai contratti di filiera. Senza dimenticare – continua Prandini – gli 1,9 miliardi per lo sviluppo del biometano, i 4,38 per acqua e tutela del territorio e l’investimento di 6,31 miliardi per le reti ultraveloci ma anche gli interventi per ridurre il gap infrastrutturale».
Anche l’occupazione nelle campagne europee (6,2 milioni di addetti in equivalente full time) ha accusato nel 2020 un’ulteriore battuta d’arresto, in linea con una tendenza negativa di lungo periodo, ma perdendo lo scorso anno più della media storica, -2,8% rispetto al 2019.
«Dai dati della Commissione europea – dice il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – possiamo trarre due importanti considerazioni. In primo luogo, nell’anno della pandemia, il reddito del settore primario è diminuito in Italia meno rispetto agli altri Stati membri grandi produttori di beni agricoli. La nostra agricoltura è solida, anche se ha dovuto far fronte a grandi difficoltà che per alcuni settori durano ancora. La seconda considerazione – aggiunge – riguarda il ruolo della Pac. Senza le misure di gestione dei mercati e la rete di sicurezza assicurata dai trasferimenti diretti, i risultati del settore sarebbero stati di gran lunga peggiori. Ecco perché con i presidenti degli agricoltori francesi e tedeschi abbiamo chiesto alle istituzioni della Ue che la Pac resti una politica economica orientata sui mercati e sulla tutela dei redditi di tutte le imprese senza distinzioni in base alla dimensione».
Il presidente della Cia, Dino Scanavino, sottolinea come già nel 2021 sia possibile agganciare la ripresa: «Dopo il calo dell’anno passato, che ha visto l’Italia in grave difficoltà rispetto al resto dell’Ue, i dati Eurostat sull’andamento dell’economia nel primo quadrimestre 2021 appaiono meno drammatici, con il recupero del gap e un parziale allineamento agli altri Paesi dell’Unione, nonostante le sofferenze persistenti. L’agricoltura italiana chiede ora – aggiunge – di essere messa nelle condizioni per poter contribuire al rimbalzo atteso nei prossimi mesi, anche grazie alle connessioni con l’industria alimentare e il settore turistico». Fonte: Il Sole 24 Ore, Alessio Romeo, 10.05.2021