Sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale i due decreti interministeriali volti a introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano utilizzato per la pasta in etichetta, firmati dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda. Con la loro pubblicazione diventa a tutti gli effetti effettivo il sistema di sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura, sulla falsariga della norma già in vigore per i prodotti lattiero-caseari.
Nello specifico, i due decreti prevedono una fase iniziale di 180 giorni per consentire alle aziende di adeguarsi al nuovo sistema, e per smaltire delle etichette e confezioni già prodotte: di conseguenza, l’obbligo definitivo scatterà il 16 febbraio per il riso e il 17 febbraio per la pasta.
“Da metà febbraio – ha commentato il Ministro Maurizio Martina – avremo finalmente etichette più trasparenti sull’origine di riso e grano per la pasta. È una scelta decisa compiuta insieme al Ministro Calenda, che anticipa la piena attuazione del regolamento europeo 1169 del 2011. Il nostro obiettivo è dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, rafforzando così la tutela dei produttori e dei rapporti di due filiere fondamentali per l’agroalimentare Made in Italy. Non rinunceremo a spingere ancora in Europa perché questi provvedimenti vengano presi per tutta l’Ue”. Le misure, sottolinea il dicastero di Martina, sono ritenute molto importanti dai cittadini italiani: secondo i dati della consultazione pubblica online sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari, che si è tenuta svolta sul sito del Ministero delle Politiche Agricole e a cui hanno partecipato oltre 26.000 cittadini, ben l’85% del campione considera importante conoscere l’origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, particolarmente per riso e pasta.
Peraltro, dal marzo 2015, l’Italia ha ampliato a tutti i tipi di carne l’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine degli animali, del loro luogo di allevamento e se coincida o meno con il Paese di macellazione, che in Italia era già valido sin dal 2000, ma solo per le carni bovine, sulla scia dell’epidemia di encefalopatia spongiforme bovina (Bse, la cosiddetta “mucca pazza”) Fonte: winenews, 21.08.2017