Luogo fatato e di altri tempi, ancora così come è stato realizzato nel '500, salvo pochi interventi di restauro per la sua trasformazione in luogo di accoglienza, le Sorelle Burlotto tramandano la loro ricca eredità culturale che deriva dalla loro storia.
Il mantenimento della tradizione costituisce il motivo della loro identità, come dice il loro motto: Nel nostro mondo sono custodite le memorie del tempo passato: la cortesia, la discreta ma sempre presente ospitalità sono frutto di antiche tradizioni.
Al piano terra del Castello trova posto il Ristorante. Le stanze si trovano nell'ala ristrutturata nel 1737 dal Marchese Caisotti su progetto dello Juvarra. Nell'800 passò ai Savoia e qui per lunghi periodi soggiornò Oddone, figlio di Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide. Di salute cagionevole, occupava il tempo nello studio e nella catalogazione dei reperti fossili rinvenuti nelle vicine "Rocche Patarine" (e, dicono i pettegoli, nello studio delle giovani contadine)
Entrando in questo luogo, androne-corridoio-salone, tornano in mente le fastose degustazioni della fine degli anni 80 dei più importanti vini piemontesi, raccontati dai produttori: Pio Boffa, Raffaella Bologna, Angelo Gaja, Aldo Conterno …….
La sala da pranzo principale del Ristorante è un sala rossa con alle pareti il ritratto della Regina Margherita che ti guarda nel piatto. Alle finestre tende bianche con riloga ottocentesca di legno dorato.
Grande professionalità, grande cortesia : sembra di essere ospiti nelle case nobili ottocentesche (Oddone, forse, ancora si aggira…).
Servizio puntualissimo e molto professionale: porge a destra e ritira a sinistra … non se ne vede più! Purtroppo spesso i tavoli sono troppi e troppo vicini e non c'è più lo spazio per il vero servizio, che così viene dimenticato! (o neanche imparato).
La cucina presenta sapori limpidi, piatti leggeri, erbe freschissime ed eccitanti con i loro profumi a completare il piatto: "…le erbe stanno in giardino e raccolte al momento quando serve…" rivela la cuoca Alessandra, che, peraltro, era stata a Bergamo per la famosa Cena dei Fiori alla SAPS, organizzata dalla nostra Condotta.
Come tutto l'ambiente, anche il menu è impostato come in passato. Organizzato come all'epoca cinquecentesca e cortigiana: Entrate, che comprende Dei freddi e Dei caldi; Primo Servizio, che comprende Delle paste fatte in casa e Delle zuppe e dei risi; il Secondo Servizio con Della vacca e del vitello, Del maiale, Dal Cortile, Delle verdure; per chiudere con Formaggi, Dolci. La stessa impostazione che mi è capitata di trovare in un libro, letto pochi giorni, fa di Bemporad Cucina e convivialità nel 500. La lista dei vini contiene le più grandi firme dell'enologia Piemontese, e non solo, ma i grandi vini (Barolo e Barbaresco) vengono messi in lista solo quando sono ritenuti pronti da bere, cioè dopo sette o otto anni di affinamento in bottiglia!
I piatti assaggiati
– testina di vitello tiepida con le tre salse
– cipolla ripiena di baccalà
– agnolotti di anatra al sugo d'anatra
– zuppa di zucca e tartufo nero
– bocconcini di faraona al vino rosso con uva e tartufo nero
– bunet con panna cotta al bicchiere
Il Castello dispone di parecchi ettari di vigneto, dai quali si ricavano il Barolo ed il Verduno (ex Pelaverga di Verduno). In questi vigneti furono sperimentate le prime vinificazioni del Nebbiolo con il metodo suggerito da Giulia Falletti Colbert, gettando le basi del Barolo odierno. Altri vigneti sono situati a Barbaresco dove vengono prodotti il Dolcetto e soprattutto il Barbaresco.
Le scelte produttive mirano ad ottenere vini le cui caratteristiche qualitative siano riconducibili al territorio di secolare tradizione viticola del quale siamo parte.
Il vino più importante della casa è il Barolo Monvigliero Riserva (da noi assaggiato l'anno scorso: subito acquistato!).
Quest'anno però abbiamo assaggiato Barbaresco Cascina Berchialla 2005, di un neo piccolo produttore (marito di Alessandra, la cuoca) la cui famiglia conferiva le uve alla Cooperativa Produttori del Barbaresco e lui, dopo essere stato a far vino in giro per il mondo (Australia, Sud Africa, Sud America … ) ha deciso per la tradizione ed è tornato alle sue terre, cominciando a fare un vino proprio dai vecchi vigneti di famiglia, affinato in botti grandi, da 15hl, ovviamente nuove: 2005 prima vendemmia!
Molto complesso ed importante, che ti assale con la vampata di alcolicità come i Borgogna, poi sentori di tabacco e sentori appena balsamici, frutto molto maturo sia al naso che in bocca, tannini sottili, ma ancora avvertiti. Lungo, con ritorno di frutto maturo. (Bita e Silvio Magni)
Real Castello – Via Umberto, 19 – Verduno (Cn) – tel. 0172 470 125 – www.castellodiverduno.com
Aperto solo la sera; anche a pranzo il sabato e la domenica. Chiuso il mercoledi