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Ott 25 2019

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PORTI CHIUSI ALLE ONG IN UE, CAMPI APERTI AGLI STRANIERI IN ITALIA

370.000 quelli che ci lavorano

L’analisi Cia-Agricoltori Italiani e Coldiretti sul Dossier Statistico Immigrazione 2019 di Idos

Mentre l’Unione Europea predica accoglienza e solidarietà ma vota la risoluzione che tiene i porti chiusi alle Ong che salvano i migranti in mare, nei campi d’Italia cresce la presenza straniera, sempre più fondamentale per l’agricoltura made in Italy. 370.000 gli stranieri che lavorano nel settore, secondo l’analisi della Cia-Agricoltori Italiani sul Dossier Statistico Immigrazione 2019, presentato a Roma dal Centro Studi e Ricerche Idos. Vale a dire, più di un lavoratore su tre, contando i 900.000 addetti totali nel settore.
Numeri che confermano quanto l’agricoltura sia diventata multietnica – osserva Cia – ora, però, bisogna migliorare le politiche migratorie e stabilizzare le assunzioni in agricoltura. Un approccio che presuppone l’abbandono definitivo delle misure di emergenza e l’avvio di interventi seri ed efficaci sull’immigrazione, basati appunto su due priorità: lavoro e integrazione”.

I migranti nei campi d’Italia, aggiunge la Coldiretti, arrivano da 155 Paesi, e la loro presenza “è divenuta un fenomeno strutturale come dimostra anche la crescita delle imprese agricole guidate da stranieri, che sfiorano le 17.000 realtà”.

La comunità di lavoratori agricoli stranieri più presente in Italia – spiega Coldiretti – è quella rumena con 107.591 occupati, davanti a marocchini con 35.013 e indiani con 34.043, e poi via via albanese, senegalesi, turchi, polacchi, tunisini, bulgari, macedoni e pachistani. Con un ruolo decisivo in alcune filiere, ricorda l’organizzazione agricola, da quelle delle fragole nel veronese a quella delle barbatelle in Friuli Venezia Giulia, da quella delle mele in Trentino a quella della frutta in Emilia Romagna, da quella dell’uva in Piemonte a quella lattiera e zootecnica in Lombardia, per fare degli esempi. Fonte: WineNews, 25.10.2019

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