Coldiretti: prezzo dell’ortofrutta aumenta del 300% dal campo alla tavola
Per Coldiretti il volume d’affari delle associazioni mafiose nella filiera agricola vale 21,8 miliardi di euro: a rischio il marchio made in Italy
L’infiltrazione della criminalità organizzata nella filiera agricola italiana è una piaga che affligge il settore da tempo, ma nelle ultime settimane l’attenzione pubblica è stata catturata dal problema dopo la morte di 16 braccianti di origine africana in due diversi incidenti stradali, avvenuti nel giro di pochi giorni. Si è tornati quindi a parlare di caporalato, lo sfruttamento dei lavoratori (spesso o quasi sempre stranieri) che lavorano ore ed ore nei campi, sottopagati e con zero diritti. E i dati che continuano ad arrivare sul tema non sono certo rassicuranti: sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel mercato ortofrutticolo, la Coldiretti ha sottolineato come l’ortofrutta sia sottopagata agli agricoltori, con valori che non coprono neanche i costi di produzione. Allo stesso tempo però, i prezzi moltiplicano fino al 300% dal campo alla tavola: questo anche per effetto del controllo monopolistico dei mercati operato dalla malavita in certe realtà territoriali.
Il volume d’affari complessivo delle mafie nell’agroalimentare, secondo le stime della Coldiretti, è salito a 21,8 miliardi di euro, e sono coinvolte tutte le fasi della filiera del cibo, dalla sua produzione, il trasporto fino alla sua distribuzione e vendita, che è divenuta una delle aree prioritarie di investimento della malavita. Le mafie, spiega la Coldiretti, condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del vero (e spesso del falso) made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto. In questo modo la malavita si appropria, continua la Coldiretti, di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio made in Italy.Fonte: WineNews, 14.08.2018