Il fondatore di Slow Food: stiamo costruendo un terreno sul quale Terra Madre e l’Università di Scienze Gastronomiche si possano finalmente integrare
“L’idea dell’Università Diffusa è emersa come naturale sviluppo di Terra Madre e dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, entrambe nate nel 2004 e oggi diventate realtà riconosciute a livello internazionale. Stiamo costruendo un terreno sul quale il percorso della rete di Terra Madre e quello dell’Università si possano finalmente integrare”. Parole di Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food, che oggi a Torino ha lanciato uno dei nuovi progetti di più ampio respiro dell’edizione n. 12 di Terra Madre Salone del Gusto a Torino (20-24 settembre). “Terra Madre – spiega Petrini – è innanzitutto una rete presente in 160 Paesi con migliaia di delegati che in questo momento si stanno preparando a venire a Torino. In questi anni Slow Food si è concentrata sempre di più sulla valorizzazione dei prodotti che finalmente vengono riconosciuti come patrimonio universale e inestimabile. Molto lo dobbiamo all’idea dei Presìdi Slow Food: non solo abbiamo allargato le fila di chi difende l’agrobiodiversità, ma abbiamo anche trovato una via per rafforzare le economie locali e delle comunità. Perché una volta tutto questo veniva considerato come folklore, ma oggi tutti i sindaci, i produttori e gli artigiani sanno qual è il valore del prodotto che contraddistingue ogni singola città d’Italia. Anche nelle nostre valli ci sono tantissimi giovani, coscienti di ciò che hanno nelle mani e che stanno ricostruendo intere economie nelle zone marginali. Queste realtà sono veri centri di cultura: un casaro che sa produrre un ottimo formaggio merita lo stesso rispetto e attenzione di un accademico. Ma il dialogo ci può essere solo tra pari e per realizzarlo bisogna partire dalla convinzione che nessuno dei due ha la verità. I saperi tradizionali, inoltre, sono un soggetto fondamentale per dare le risposte al cambiamento climatico, che è causato da un sistema agroalimentare globale responsabile per il 21% delle emissioni clima alteranti. Pensate che l’intero sistema di trasporti incide per il 18 %. Solo cambiando il nostro comportamento quotidiano possiamo offrire una soluzione per risolvere questo problema e rafforzando il dialogo tra saperi”.
“A partire dal nostro piccolo Ateneo, siamo riusciti a generare processi virtuosi, soprattutto riguardo alla cosiddetta Terza Missione, cioè la capacità di incidere in modo positivo sulla vita dei cittadini e sul territorio – ha sottolineato il Rettore del’Università di Scienze Gastronomiche, Andrea Pieroni – la nostra Università si occupa di cibo a 360 gradi, ma non solo: ci proponiamo di realizzare la sostenibilità alimentare, ossia il diritto delle comunità a disegnare un sistema alimentare consono alle proprie esigenze. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo appurato che la strada classica dell’accademia non basta, perché genera processi verticali tra chi sa ehi non sa: noi invece daremo avvio a processi orizzontali. Nel mondo c’è un interesse sul cibo reale e diffuso che nasce dal basso e che determina il nostro benessere e la nostra felicità. Ma le università e i centri di formazione classici non sono più in grado di rispondere efficacemente a questa esigenza. La grande sfida è l’accesso alla conoscenza, la democratizzazione del sapere. Ecco perché noi crediamo che i saperi accademici debbano prestare attenzione ai saperi contadini. Infine, l’altro elemento che ci ha convinti a dare il via all’Università Diffusa è la necessità di nuove piattaforme: non possiamo studiare le comunità e dire loro quello che devono fare, ci vogliono piattaforme che consentano la condivisione e lo scambio orizzontale di esperienze. Noi dell’Università di Pollenzo ci poniamo come facilitatori per consentire l’accesso alla formazione in campo alimentare per tutti”. A Torino, il 21 e 22 settembre si riuniscono 500 accademici, ricercatori e formatori del settore alimentare di tutto il mondo per porre le basi dell’Università Diffusa, mettendo in condivisione le loro esperienze e le loro idee. A questo indirizzo trovate il programma dei lavori.
“Tra i tantissimi elementi da mettere in evidenza per questa edizione ci sono le aree #foodforchange con cui raccontiamo al pubblico le tematiche di cui Slow Food si è occupato in questi anni, Slow Meat, Slow Fish, Cibo e salute, Semi e biodiversità, Api e insetti, grazie alle parole di esperti e scienziati, chef, produttori e all’intervento dei delegati di Terra Madre. La seconda novità, rispetto alla storia dell’evento, è l’evento diffuso in città e Regione grazie al programma di eventi del Terra Madre In” ha spiegato Roberto Burdese, membro del Comitato esecutivo internazionale di Slow Food. Sono 7.000 i delegati da 150 Paesi, solo a Torino città ci sono oltre 200 famiglie ospitanti, il numero più alto mai registrato e 1.300 sono i posti nelle 120 Città di Terra Madre per il bellissimo gemellaggio che permette l’incontro tra piemontesi e delegati da tutto il mondo; 200 diverse iniziative fanno parte del Terra Madre In, per un totale di 400 eventi organizzati da 58 soggetti tra associazioni, musei, teatri, enti; 50 di questi appuntamenti organizzati in città coinvolgono i delegati di Terra Madre; inoltre molte città di Terra Madre organizzano eventi dedicati all’accoglienza e allo scambio culturale con i delegati; in totale sono 900 gli eventi in programma, tra cui oltre 100 Forum di Terra Madre che coinvolgono i delegati, al Lingotto; il 58% degli appuntamenti sono stati prenotati dall’estero, da 50 Paesi, compresa l’Italia; nel Mercato sono presenti oltre 1.000 produttori da 83 Paesi di tutti e 5 i Continenti con 150 Presìdi italiani di cui 30 nuovi e 103 Presìdi stranieri di cui 15 nuovi. Fonte: Winenews, 14.09.2018