Al via la raccolta fondi per la partecipazione dei delegati all’evento di Torino, e il progetto di condivisione dei loro piatti con i bisognosi
“Terra Madre Salone del Gusto si basa su un principio di pace e bontà, in controtendenza con la cattiveria legittimata a cui assistiamo oggi. Mentre tutta l’Europa è impegnata a pensare ai modi per non far arrivare i migranti o per farli tornare a casa loro, noi vi chiediamo un aiuto per farli venire a Torino, per garantire quel diritto alla partecipazione a centinaia di delegati che non potrebbero altrimenti permettersi nemmeno di uscire dalla propria regione, perché il 40% di loro viene proprio dall’Africa”. Sono queste le parole con cui Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food ha lanciato ieri a Torino la campagna di raccolta fondi per coprire l’ultima parte dei costi di Terra Madre Salone del Gusto 2018. Nella capitale piemontese dal 20 al 24 settembre arriveranno infatti 5.600 delegati da 140 Paesi, ai quali saranno offerti 28.650 pasti nella mensa allestita appositamente e 13.128 notti di ospitalità nelle 120 Città di Terra Madre coinvolte in tutto il Piemonte. Ma ci sarà anche il progetto dei “barachin”, 5.000 contenitori portavivande ispirati a quelli degli operai delle fabbriche piemontesi con i piatti di Terra Madre preparati dai migliori chef del Piemonte a 5.000 famiglie bisognose o a persone sole che non possono uscire di casa e andare a Torino.
Le storie legate a Terra Madre che viaggiano nella rete e di bocca in bocca a Torino, raccontano di persone che vivono sulla loro pelle il dramma del land grabbing e dell’ocean grabbing, le conseguenze del cambiamento climatico, che ogni giorno subiscono gli attacchi di chi combatte il loro attivismo, che nel loro piccolo riescono a lasciare un segno nel villaggio in cui vivono, se non addirittura nel loro Paese: “nel 2004 quando abbiamo organizzato la prima edizione di Terra Madre ci avevano detto che molti delegati provenienti dai Paesi del Sud del mondo, una volta in Italia, sarebbero scappati. Ma non è stato così perché la civiltà contadina ha la schiena dritta, torna a casa e condivide quello che ha visto e sentito, redistribuisce alla Comunità. Quello che fanno i nostri delegati non ha di certo l’impatto di quel piano Marshall di cui tanto discute l’Europa per “aiutarli a casa loro”: la nostra è una piccola goccia che però garantisce a migliaia di persone la possibilità di produrre il proprio cibo in una terra a cui abbiamo tolto ogni cosa, e dunque genera ricadute molto più concrete di molti costosi e dannosi piani internazionali. Quanto fa la rete di Terra Madre lo dobbiamo a ragazzi che non aspettano gli aiuti dall’esterno, ma che ogni giorno compiono piccoli grandi gesti concreti. Dobbiamo tutti essere orgogliosi che questo progetto rivoluzionario sia nato a Torino” ha detto Petrini.
“Sono solo 200.000 gli immaginari chilometri che separano Terra Madre Salone del Gusto dal raggiungimento del traguardo dell’edizione n. 12 come gli euro che mancano per completare questa meravigliosa avventura – ha annunciato Carla Coccolo, responsabile dell’organizzazione – Terra Madre Salone del Gusto non inizia e finisce nei giorni di evento, ma continua quando i delegati torneranno a casa loro e condivideranno l’esperienza fatta a Torino, seminando speranza nelle loro Comunità. Laddove possibile, potranno esporre e vendere ciò che producono, anche se il loro Paese non ha accordi commerciali con l’Unione Europea”. Fonte: WineNews, 19.07.2018