Dopo la richiesta, di fine maggio, da parte della Commissione Ambiente, durante la plenaria gli eurodeputati hanno votato una strategia per tutelare gli ecosistemi del continente e attivare delle azioni per garantire la presenza di flora e fauna anche nelle nostre città
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Una legge europea, simile a quella sul clima, per stabilire il quadro di governance fino al 2050 a tutela della biodiversità. Ideputati del Parlamento europeo hanno votato l’8 giugno la nuova strategia continentale per la tutela del patrimonio di flora e fauna. In ballo c’è l’approvazione di nuovi obiettivi vincolanti a protezione di esseri umani e fauna selvatica. Basti pensare che, secondo un rapporto Ipbes, ad oggi su otto milioni di specie, un milione è a rischio estinzione.
Lo scorso 28 maggio, la Commissione Ambiente del Parlamento europeo aveva adottato la sua posizione sulla “Strategia dell’Ue sulla biodiversità per il 2030: riportare la natura nelle nostre vite” con 62 voti a favore, 4 contro e 12 astensioni, dichiarando la necessità di garantire il ripristino, entro il 2050, di tutti gli ecosistemi del mondo, che vanno resi resilienti e protetti.
Nella relazione proposta, i deputati avevano sottolineato l’urgente bisogno di una legge dell’Ue sulla biodiversità che delineasse un quadro di interventi ad ampio spettro. Da qui, la proposta di un Accordo di Parigi anche per la biodiversità da siglare alla conferenza delle Nazioni unite, del prossimo ottobre, che stabilirà il corso sulla biodiversità globale fino al 2030 e oltre.
Secondo gli eurodeputati, l’Europa dovrebbe investire annualmente 20 miliardi per affrontare i cinque principali fattori di cambiamento della natura (che la nuova legge sulla biodiversità dovrà affrontare) : cambiamenti nell’uso del suolo e del mare, sfruttamento diretto degli organismi, cambiamento climatico, inquinamento e specie aliene invasive. A tal proposito, l’Unione dovrà impegnarsi a garantire la fine del commercio delle specie in via di estinzione.
Grazie a questo piano, sarebbe possibile proteggere almeno il 30% delle aree terrestri e marine del continente – facendo sì che almeno un terzo di queste, comprese tutte le restanti foreste primarie e vetuste del continente, vengano protette e lasciate sostanzialmente intoccate – e attivare un’azione urgente per fermare il declino delle api e di altri impollinatori.
Riguardo quest’ultimi, i deputati della Commissione Ambiente del Parlamento europeo si erano già opposti alla riautorizzazione del glifosato dopo il 31 dicembre 2022, ribadendo la loro richiesta di rivedere urgentemente l’iniziativa dell’Ue sugli impollinatori per includere un ambizioso quadro di monitoraggio a livello continentale e la necessità di porsi obiettivi e indicatori chiari per arrestare il declino di questi insetti, indispensabili per l’ambiente e la sicurezza alimentare.
Infine, in ballo c’è anche l’attivazione di una piattaforma europea per l’inverdimento urbano per garantire e costruire la biodiversità nelle aree urbane, garantendo una quota minima di tetti verdi sui nuovi edifici. Fonte: Linkiesta, Greenkiesta, 09.06.2021