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Set 25 2024

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OLIO D’OLIVA, IL 2024 SARÀ UN’ANNATA “DI SCARICO”: PRODUZIONE STIMATA SULLE 200.000 TONNELLATE

La raccolta, dopo l’exploit 2023, torna agli scarsi livelli del 2022. E, intanto, Veronafiere lancia “Sol2Expo”

Per l’olio d’oliva italiano il 2024 non sarà una grande annata

Per l’olio di oliva italiano il 2024 non sarà una grande annata. Lo confermano le prime stime Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia aderente a Confindustria e Federalimentare, che parla di “anno di scarico”, quindi con quantitativi minori sulla media, ma con situazioni molto diverse a seconda delle aree del Paese.La siccitàspiega Anna Cane, presidente del Gruppo Olio d’Oliva di Assitolha colpito soprattutto il Sud che vanta i due terzi della nostra produzione olivicola”. Diverso lo scenario per il Centro-Nord dove, invece, sembra prospettarsi una buona campagna. In ogni caso, a causa dello stress idrico subito dalle piante e dagli episodi di meteo estremo, oltre all’annata di scarica, le prime stime suggeriscono una produzione nazionale intorno alle 200.000 tonnellate, il 39% in meno rispetto al 2023 quando furono 328.000, e tornando grosso modo ai numeri del 2022, secondo invece un altro rapporto di Ismea presentato insieme a Confagricoltura e Costa d’Oro.

In Italia il settore dell’olio di oliva – che sarà protagonista dal 2 al 5 marzo 2025, con Sol2 Expo, la nuova fiera organizzata da Veronafiere e, per la prima volta indipendente da Vinitaly (approfondimento nel focus) – coinvolge 619.000 imprese olivicole e 4.327 frantoi attivi sul territorio italiano: la produzione nazionale, negli ultimi anni, si è dimostrata tendenzialmente in calo e soggetta ad un’eccessiva variabilità che va oltre la normale alternanza produttiva, risentendo molto proprio dell’impatto dei cambiamenti climatici. Lo Stivale è il secondo produttore, con una quota che raggiunge il 15% della produzione su base mondiale, secondo esportatore di olio di oliva al mondo e il primo consumatore, con 8,2 litri a testa all’anno. Il nostro Paese detiene anche il primato mondiale per varietà, con oltre 500 genotipi di olive da olio, dai quali proviene il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (42 Dop e 8 Igp). Eppure, illustra Ismea, nonostante l’elevato numero di denominazioni di origine protetta e indicazioni geografiche, il peso della produzione certificata è molto limitato, coprendo tra il 2-4% della produzione nazionale di olio di oliva complessiva. Vista la campagna italiana al ribasso, le aziende olearie rassicurano i consumatori italiani: “l’industria del settoresottolinea Anna Caneha dimostrato di saper reagire agli effetti della crisi climatica, grazie alla sua riconosciuta capacità di selezionare la materia prima per sopperire al deficit produttivo”. Dal momento che ingenti quantità di olio in Italia, anche nelle annate migliori, non vengono mai prodotti, le aziende hanno sviluppato il blending, un know-how che consiste nell’accostare oli diversi per gusto e provenienza. Nel frattempo, però, si intensifica la competizione con gli altri produttori dell’area Mediterranea. Secondo Assitol, la Spagna, storico leader di mercato, dovrebbe raggiungere quest’anno una produzione di oltre 1.300.000 tonnellate di olio, riconfermando la sua centralità a livello mondiale e, secondo altre stime, cresceranno anche Turchia (250.000 tonnellate) e Tunisia (320.000), e seppure su numeri inferiori, si prevede un andamento positivo anche per Grecia (230.000 tonnellate) e Portogallo (170.000). La situazione produttiva eccezionale di questi ultimi due anni, scrive Ismea, ha determinato incrementi di prezzo eccezionali: per mesi, gli oli di oliva italiani hanno superato la soglia dei 9 euro al chilo, in uno scenario contrassegnato da forti tensioni anche dei prezzi degli oli proprio di Spagna, Grecia e Tunisia.

Focus – Veronafiere presenta la nuova fiera dell’olio di oliva

Veronafiere ha annunciato, ieri, che, dal 2025 (2-5 marzo), il Salone Internazionale dell’Olio di Oliva diventerà Sol2 Expo – a full olive experience: sostanzialmente, una rassegna (per la prima volta) indipendente da Vinitaly. La comunicazione è arrivata direttamente dal G7 Agricoltura all’Isola di Ortigia, nelle parole del presidente Federico Bricolo, che ha partecipato al Forum con il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Presentare il nuovo progettoha detto Bricolorappresenta per noi una opportunità importante per sottolineare il ruolo strategico del sistema fieristico di verona: un motore di crescita e di innovazione non solo economica, ma anche sociale e culturale. Eventi come questo favoriscono un confronto costruttivo, fondamentale per affrontare le sfide globali, dalla sostenibilità alla trasformazione digitale, e promuovere il made in Italy a livello internazionale”.

Il nostro Paese può vantare – ha aggiunto il Ministro Lollobrigida – un patrimonio unico al mondo, con oltre 400 cultivar che rappresentano la ricchezza e la diversità dei nostri territori. L’olio d’oliva, come il vino, non è solo un prodotto che regala gusto e benessere, ma esprime una vera e propria “poesia” della nostra tradizione. È per questo fondamentale valorizzare l’intero sistema produttivo dell’olio, trovando il giusto equilibrio tra lavoro, qualità e prezzo. Il nuovo evento targato Veronafiere sarà l’occasione fondamentale per promuovere e valorizzare a livello internazionale la nostra eccellenza olearia”.

Il nuovo format, spiega l’ente, si distinguerà per una proposta espositiva che coinvolge non solo l’olio di oliva, ma anche le tecnologie, le attrezzature per la trasformazione e la cosmesi. Una delle principali innovazioni riguarderà l’attenzione ai sottoprodotti della filiera dell’olio di oliva: studi di settore indicano che solo il 15% del peso di un’oliva genera reddito, mentre il resto viene considerato materiale di scarto. Tuttavia, foglie di olivo, sansa e acque di vegetazione rappresentano un’opportunità di business grazie alle loro proprietà, particolarmente richieste nei settori alimentare, farmaceutico e cosmetico.    Fonte: WineNews, 23.09.2024

OLIO D’OLIVA: MEDITERRANEO IN RIPRESA MA L’ITALIA SOFFRE ANCORA

Migliora il quadro generale dell’olio d’oliva nel Mediterraneo: secondo le prime stime di Assitol sulla campagna olearia 2024, Spagna e paesi dell’area mediterranea segnano una ripresa, mentre l’Italia riporta significative differenze tra nord e sud.

Leggi anche: Olio extravergine d’oliva, quanto lo conosci veramente?

Indice

Italia a due velocità

I dati dell’Associazione Italiana dell’industria olearia, aderente a Confindustria e Federalimentare, confermano che la campagna olivicola in Italia sarà di scarica, quindi con quantitativi minori rispetto alla media ma con situazioni molto diverse a seconda delle aree coinvolte.

Nelle regioni del sud, ha avuto un forte impatto la crisi climatica: in Puglia, dove si trova il 50% degli uliveti italiani, lo scenario varia a seconda delle aree. “La siccità – spiega Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva di Assitol – ha colpito soprattutto il Meridione, che vanta due terzi della nostra produzione olivicola”.

La situazione cambia al centro-nord, dove si prospetta una buona campagna.

La produzione nazionale

Le prime stime, tuttavia, suggeriscono una produzione nazionale intorno alle 200mila tonnellate, a causa dello stress idrico subito dalle piante e dagli episodi di meteo estremo.

Nonostante la campagna italiana al ribasso, le aziende olearie rassicurano i consumatori italiani. “L’industria del settore – sottolinea la presidente – ha dimostrato di saper reagire agli effetti della crisi climatica, grazie alla sua capacità di selezionare la materia prima per sopperire al deficit produttivo”. 

Anche nelle annate migliori, l’olivicoltura italiana non supera le 350mila tonnellate, rispetto ad un fabbisogno complessivo pari a un milione. Per questa ragione, le aziende hanno sviluppato il blending, vale a dire un know how che consiste nell’accostare oli diversi per gusto e provenienza per produrne uno dal gusto unico.

Il comparto è tenuto per legge a rispettare norme stringenti a garanzia dell’autenticità dell’olio d’oliva.“Il nostro – ribadisce Cane – è uno dei settori più monitorati, continuamente sotto i riflettori delle autorità competenti, che ringraziamo per il loro assiduo lavoro, e delle stesse aziende, che svolgono severe verifiche sulla genuinità dei prodotti finiti”.

Ogni oleificio effettua, al suo interno, “migliaia di controlli ogni anno sulle materie prime e sui suoi prodotti. A vigilare c’è poi il SIAN, il sistema telematico nazionale che verifica i flussi oleari in entrata e in uscita dall’Italia, insieme a otto diversi organismi pubblici di controllo”. L’olio d’oliva è anche l’unico prodotto alimentare sottoposto ad analisi sensoriale (panel test), che ne valuta la qualità, prima di essere posto in commercio, grazie al giudizio di un gruppo di assaggiatori professionisti.

La raccolta in Spagna

Ben diverso il quadro nell’area mediterranea. In particolare la Spagna, storico leader di mercato, dovrebbe raggiungere una produzione di oltre 1.300.000 tonnellate di olio, riconfermando la sua centralità a livello mondiale. Secondo le prime stime di mercato, cresceranno anche Turchia (250mila tonnellate) e Tunisia (320mila), e seppure su numeri inferiori, si prevede un andamento positivo anche per Grecia (230mila ton) e Portogallo (170mila ton).   Fonte: InformaCibo, Oriana Davini , 24.09.2024

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