Da marzo del 2019 l’app permette a bar, ristoranti e forni di recuperare e vendere online il cibo invenduto “troppo buono per essere buttato”. Il country manager Eugenio Sapora ci ha detto: «Dopo la pandemia ci siamo ritrovati a dover quadruplicare il nostro personale»
Quasi trentamila pasti al mese, acquistati per pochi euro. Cibo spesso preparato da poco, a disposizione di chi non si può permettere una spesa al supermercato o ha la consapevolezza di quanto il cibo sia bene essenziale. Sono migliaia ogni giorno i milanesi che dal marzo del 2019 – quando l’iniziativa è sbarcata in città – si servono di Too Good To Go, la app che combatte lo spreco alimentare e, nel farlo, va incontro anche ai bisogni di chi vive in stato di difficoltà.
Too Good To Go permette a bar, ristoranti, forni, pasticcerie, supermercati e hotel di recuperare e vendere online – a prezzi ribassati – il cibo invenduto “troppo buono per essere buttato”. Al cliente viene dato in un sacchetto contenente prodotti e piatti ancora freschi, che tuttavia per le norme vigenti non possono essere rimessi in vendita il giorno successivo.
Nata nel 2015 in Danimarca con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare, l’applicazione Too Good To Go è presente in 15 paesi d’Europa, negli Stati Uniti e in Canada, e conta ad oggi oltre 40 milioni di utenti.
«Partendo soprattutto dal successo avuto a Milano, ma anche in altre città, ci stiamo espandendo in tutta Italia», spiega Eugenio Sapora, country manager di Too Good To Go. «Scegliere Too Good To Go e i prodotti messi in vendita significa sostenere i commercianti che si impegnano a limitare sprechi di cibo e risorse, ma anche sensibilizzare gli utenti sull’importanza di un consumo consapevole, oltre che riavvicinarli agli esercizi commerciali di prossimità». A Milano gli esercenti che aderiscono attivamente sono più di 1500, principalmente caffetterie, panetterie, pasticcerie, ma anche supermercati e take away.
Su dieci confezioni che vengono messe a disposizione attraverso la app, in media otto vengono vendute, dicono i dati ufficiali. «È una grande soddisfazione» – afferma Sapora – «Milano risponde benissimo a questo impegno, sia da parte degli esercenti, consapevoli dell’importanza di non sprecare cibo, sia da parte degli utenti. Sono persone con poche disponibilità economiche, così come studenti e giovani professionisti attenti alla spesa, ma anche al lato etico dell’iniziativa. La città ha una grande sensibilità».
Oltre alla lotta allo spreco alimentare, c’è in ballo anche la cultura di sostenibilità della filiera alimentare, con l’impatto sull’ambiente e sul cambiamento climatico. L’impegno sociale è dimostrato anche dalla partnership attivata con la Croce Rossa che riguarderà le grandi aziende agroalimentari che destineranno parte del loro prodotto alle persone in difficoltà alimentare.
«L’uscita dalla pandemia ci vede ancora più impegnati» – aggiunge Sapora – «durante il lockdown avevamo scelto di non incentivare l’uscita di casa, limitandoci a essere attivi con i supermercati aderenti, che comunque rappresentavano il fulcro della vendita alimentare. Col ritorno alla normalità abbiamo avuto una vera esplosione di richieste da esercenti e di utilizzo del servizio, ritrovandoci a dover quadruplicare il nostro personale».
C’è poi un risvolto ambientale della lotta allo spreco alimentare. Secondo i parametri Fao, ogni anno vengano sprecate 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile, che equivalgono alle emissioni di 3,3 miliardi di tonnellate di CO2). Questo significa che ogni chilo di cibo sprecato equivale a 2,5 kg di CO2. Considerando il valore medio di un chilo per ogni pasto distribuito da Too Good To go, si può dire che l’impegno e la sensibilità dei milanesi consente di abbattere 70 tonnellate di C02 ogni mese. E scusate se è poco. Fonte: Linkiesta, Milano, Mario Marchi, 19.10.2021