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Apr 29 2021

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NELLA VALLE PERDUTA DELL’ASSENZIO, IL DISTILLATO DEGLI ARTISTI MALEDETTI

Un itinerario tra la Val-de-Travers e Pontarlier, zona perfetta per la coltivazione, che ospitava le grandi distillerie del passato. A vent’anni esatti da quando la Francia, poi seguita dalla Svizzera, ha riconsentito la commercializzazione di questa bevanda

Degustazione di assenzio (@Guillaume Perret) 

C’è un quadro del 1876 di Edgar Degas che con la sua potenza evocativa rappresenta tutta un’epoca. L’Absinthe esposto al Musée d’Orsay ci mostra una donna con lo sguardo perduto nel vuoto davanti a un bicchiere di assenzio. Accanto a lei un altro avventore guarda in un’altra direzione. I due non si parlano, non comunicano. Immersi nei loro pensieri, forse già in preda alla fée verte, la fata verde, il nome con cui era conosciuto l’assenzio per le sue vere o presunte (secondo studi recenti) proprietà allucinogene. Nel 1901 Pablo Picasso riprende lo stesso tema ne La bevitrice di assenzio, oggi all’Hermitage di San Pietroburgo.

Assenzio in essiccazione a Boveresse, in Val-de-Travers (@André Meier) 

Fra queste due date – ma si potrebbe partire dal 1859 quando Édouard Manet dipinge Il bevitore di assenzio (Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen) rifiutato al Salon parigino – c’è tutta la fascinazione che questa bevanda ha avuto su generazioni di artisti e poeti nel corso dell’800 e fino al 1915, quando viene proibita in Francia per contenere il dilagare dell’alcolismo. L’elenco di nomi celebri devoti all’assenzio è lungo: da Baudelaire a Zola, da Rimbaud a Verlaine, da Jarry a Wilde, da Toulouse-Lautrec a Van Gogh. Nel 1887 proprio il pittore olandese dipinge Tavolino di caffè con assenzio (Van Gogh Museum, Amsterdam). Qualcuno sostiene che fosse in preda alla fata verde quando si tagliò un orecchio ad Arles. E che il colore della bevanda gli abbia ispirato certe tonalità di verde usate nei suoi quadri.

Assenzio essiccato nella distilleria La Valote Martin 

Ad Auvers-sur-Oise, poco più di mezz’ora di treno dal centro di Parigi, una collezionista appassionata alla storia dell’assenzio ha aperto nel 1994 il Musée de l’Absinthe (riaprirà appena le disposizioni legate alla pandemia lo permetteranno). Fra bottiglie, cucchiaini traforati indispensabili per il rituale della consumazione con una zolletta di zucchero, incisioni, quadri e manifesti, si rivive l’atmosfera di tanti caffè parigini della seconda metà dell’800 quando, nel tardo pomeriggio, scattava “l’ora verde” e i locali si riempivano di artisti e bohémiens. Il museo si trova a pochi passi dall’Auberge Ravoux che, guarda caso, è il luogo dove Van Gogh trascorse gli ultimi settanta giorni della sua vita e morì. È sepolto accanto al fratello Theo nel piccolo cimitero di campagna che si raggiunge con una breve passeggiata dal centro del villaggio.

Assenzio – Il rinascimento della “fata verde”

Miriam Massone 02 Gennaio 2020

Sono passati esattamente vent’anni da quando, nel 2001, la Francia ha nuovamente permesso di commercializzare liquori a base di assenzio ed è ricominciata l’avventura di una bevanda che ha caratterizzato la vita sociale e culturale del XIX secolo. Anche la Svizzera ha riabilitato l’assenzio nel 2005 e la rinascita è partita là dove la storia era iniziata nella seconda metà del ‘700. Nel Giura, sul confine franco-svizzero.

La Val-de-Travers (@Guillaume Perret) 

Lasciate le atmosfere rivierasche di Neuchâtel, affacciata sul suo lago, ci si innalza nei territori boscosi della Val-de-Travers: il terreno ideale per la crescita dell’Artemisia absinthium, la pianta spontanea usata nelle ricette del distillato, assieme ad anice verde, anice stellato, issopo e finocchio (ma ogni casa produttrice ha ovviamente i suoi segreti). È qui che è nato l’assenzio usato inizialmente per scopi curativi. e poi a tavola come aperitivo. Il maggiore Daniel Henri Dubied e suo genero Henri-Louis Pernod iniziano la produzione a fini commerciali a Couvet. Quando nel 1805 Pernod, per ragioni fiscali, trasferisce la produzione a Pontarlier, appena oltre il confine francese, comincia l’epoca d’oro dell’assenzio. A inizio ‘900 in una cittadina di 8.000 abitanti, 3.000 persone sono impiegate nelle distillerie. Un fiume di assenzio (100.000 ettolitri), metà della produzione mondiale, parte per tutta Europa e verso altri continenti, tanto che Pontarlier si conquista il titolo di capitale della fée verte. Lungo i 48 km – percorribili anche a piedi – che collegano la Val-de-Travers a Pontarlier, si visitano le distillerie di Couvet, Môtiers e altri villaggi, i séchoirs dove vengono essicate le piante aromatiche, e si scoprono le bellezze naturalistiche del territorio (anfiteatro del Creux-du-Van).

Pontarlier in una foto d’epoca 

Quella dell’assenzio è una vicenda lunga più di 200 anni che ancora rivive nella storica distilleria Guy, una delle 5 attive in zona, e nel Museo municipale. Proprio al marchio Guy si devono alcune delle iniziative che, due decenni fa, hanno permesso di legalizzare nuovamente l’assenzio.

Un museo a Môtiers

Il Museo dell’assenzio, o Maison de l’absinthe (@André Meier) 

Il Museo dell’assenzio di Môtiers (riapre il 1° maggio) è ubicato nel vecchio edificio che fungeva da tribunale distrettuale dove venivano giudicati i distillatori clandestini di assenzio che in Val-de-Travers hanno continuato a operare anche durante il proibizionismo. Nel museo si fanno esperienze olfattive con le decine di erbe utilizzate nella produzione del liquore e al bar si degustano 15 prodotti della regione.  Fonte: la Repubblica, Dario Bragaglia, 29.04.2021

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