Una bella annata, specialmente in denominazioni che hanno la pretesa di offrire vini che sfidano il tempo, è quella che dice e non dice. O meglio, che lascia il naso ed il palato dell’assaggiatore giudicare e, soprattutto, proiettare il vino nel futuro. È un po’ questo il senso della degustazione del Brunello 2013, un’annata ingiustamente a quattro stelle (per quanto il rating continui ad avere un senso). La sostanziale regolarità climatica del millesimo in questione ha regalato una materia prima ineccepibile, capace di produrre vini dall’importante proiezione futura. I profumi sono forse l’elemento più leggibile con note fruttate e floreali ad incrociare cenni più sanguigni e di pietra focaia. Le progressioni gustative mostrano una leggibilità più rarefatta, ma le strutture tanniche sembrano davvero in grado di distendersi ottimamente nel tempo e le verve acide sono davvero profondo e anch’esse a garanzia di evoluzioni future decisamente positive.
Storia diversa per le Riserva 2012, annata ingiustamente a cinque stelle, che invece propone vini maturi, già pronti, più monocordi, dotati di meno complessità, tannini ormai risolti, e probabilmente, dalla vita più breve. Mostrano in sostanza i limiti di una vendemmia che, con un anno di affinamento in più, esprime in molti casi una certa stanchezza (www.consorziobrunellodimontalcino.it). Fonte: Winenews, 16.02.2018