Una primavera decisamente piovosa, che ha interessato a diverso grado di intensità tutto lo Stivale, ha necessariamente costretto i produttori di vino, grandi, medi e piccoli, ad intervenire nel vigneto con ripetuti trattamenti. Ampiamente presenti gli elementi fondamentali della cosiddetta regola dei tre dieci, che decreta tradizionalmente il momento in cui bisogna agire. Temperatura minima superiore a 10°C, almeno 10 mm di pioggia e germogli più lunghi di 10 centimetri, è stato necessario mettere mano molto spesso ai trattori muniti di atomizzatore nebulizzante per riparare i vigenti dalla peronospora, la malattia fungina che, in condizioni metereologiche come quelle di quest’anno, è la più diffusa.
Evidentemente, tutto questo avrà un qualche impatto economico sui costi di produzione della vendemmia 2013 che saranno, in generale, più alti di quelli del 2012, annata siccitosa e dove i trattamenti sono stati naturalmente meno frequenti. Difficile, però, stabilire un criterio generale valido per tutte le variabili offerte dalla conduzione di un vigneto.
A fare la differenza soprattutto il tipo di lotta che l’azienda decide di intraprendere, cioè i prodotti fitosanitari che intende usare per preservare il proprio vigneto dalle malattie della vite, peronospora e oidio in testa. Ci sono tre categorie principali di prodotti: i citotropici, sostanze in grado di penetrare nei tessuti vegetali rimanendo attivi nei punti adiacenti a quello di applicazione, i sistemici sostanze che entrano nella circolazione linfatica della pianta stessa e poi i prodotti di copertura che agiscono per contatto superficiale creando una barriera protettiva contro le avversità biologiche. Spesso le tre tipologie di prodotti si intrecciano, o sono usate alternativamente, cercando di sfruttare le proprietà dei vari principi attivi. Le sostanze di copertura, al contrario, sono le uniche, o quasi, permesse nella coltivazione biologica della vite.
Per esemplificare con i numeri un confronto tra la frequenza di trattamento del 2012 e quella del 2013, possiamo considerare per i sistemici/citotropici 8-10 trattamenti nel 2012 e 12-14 nel 2013, mentre con i prodotti di contatto nel 2013 si potrebbe arrivare a 17 contro i 10 del 2012 (ma in qualche caso, per la scorsa vendemmia, non si sono superati i 6). Il costo ad ettaro, considerando che i prodotti sistemici sono più cari di quelli a contatto, potrebbe essere quantificato in 1.080 euro con i sistemici (i prodotti di buona qualità si aggirano sui 90 euro ad intervento), mentre in un vigneto a biologico il costo per il 2013 potrebbe essere di 510 euro (un buon prodotto di contatto costa sui 30 euro). C’è poi il caso dell’affidamento a terzisti per le operazioni di trattamento che viaggiano, tutto compreso, sui 1.200 euro ad ettaro, indipendentemente dai prodotti utilizzati.
Leonardo Valenti, professore di viticoltura dell’Università di Milano spiega “chi coltiva il vigneto a biologico quest’anno farà più trattamenti e quindi spenderà di più, anche se va detto che i prodotti sistemici costano di per sé di più, ma non è detto che sarà penalizzato. Mi pare – continua il docente – che quest’anno i sistemici in alcuni casi siano stati meno efficaci del previsto, salvaguardando le foglie ma lasciando ammalarsi i grappoli. Sono condizioni particolari – conclude Valenti – in cui i principi attivi di alcuni sistemici sono diventati un po’ vecchi e la loro ripetitività nel vigneto ha portato ad un fenomeno di resistenza”.