Un rapporto del Wwf svela i dati delle concentrazioni di metano nell’atmosfera. E del loro impatto in termini sanitari ed economici. Bisogna agire subito.
Non solo CO2. Anche le emissioni di metano degli allevamenti contribuiscono al riscaldamento globale © Pixabay/Pascvii
Secondo gas di origine antropica, il metano è il gas serra più abbondante dopo l’anidride carbonica. Rappresenta circa il 20 per cento delle emissioni globali, influendo sulla temperatura terrestre e sul sistema climatico in maniera incisiva. Le sue concentrazioni atmosferiche sono aumentate del 47 per cento dall’epoca preindustriale a oggi, e raggiungono attualmente i livelli più elevati degli ultimi 800mila anni. I dati sono stati diffusi dall’associazione Wwf nel report “Le emissioni di metano in Italia”, commissionato al Greenhouse gas management institute.
Nel contesto attuale, la riduzione delle emissioni provenienti dall’agricoltura e dall’allevamento rappresenta la priorità, dal momento che, al 2050, questi settori sarebbero responsabili di una quota del totale delle emissioni nazionali di metano intorno al 60 per cento.
Le emissioni di metano in atmosfera sono aumentate del 47% © Christopher Furlong/Getty Images
Il metano causa alti costi sanitari
Le emissioni di metano sono prodotte sia dalle attività umane che da quelle naturali. Sebbene il gas sia molto meno abbondante nell’atmosfera rispetto alla CO2, assorbe però la radiazione infrarossa termica in modo molto più efficiente e, di conseguenza, ha un potenziale di riscaldamento globale circa 80 volte più forte per unità di massa rispetto alla CO2, su una scala temporale di 20 anni, e circa 30 volte più potente su una scala temporale di 100 anni.
Il metano contribuisce anche alla produzione di ozono troposferico, un inquinante che danneggia la salute umana, la produzione di cibo e gli ecosistemi, con conseguenze particolarmente significative sia in termini sanitari che di perdite totali e relative di alcuni raccolti. In Europa, nel solo 2019, ben 2.864 morti premature sono dipese dall’uso di energia prodotta da gas naturale, oltre 15mila casi di impatti respiratori sugli adulti e sui bambini, oltre 4.100 ricoveri ospedalieri e più di 5 milioni di giorni lavorativi perduti a causa di malattie. Questo studio mette l’Italia al primo posto tra i paesi con i maggiori costi sanitari, con 2,17 miliardi di euro, rispetto a un totale di 8,7 miliardi di euro nell’area oggetto della ricerca.
Ridurlo avrebbe effetti immediati
Il report commissionato dal Wwf però fa emergere anche una notizia positiva: poiché il metano è un gas serra più potente dell’anidride carbonica, ma con una vita media in atmosfera più breve, il raggiungimento di riduzioni significative avrebbe un effetto rapido ed efficace sul potenziale di riscaldamento atmosferico.
Eppure, né l’Italia né la maggioranza degli stati membri dell’Unione europea hanno fin qui incluso nei loro programmi interventi mirati alla diffusione dell’agricoltura biologica e di altri sistemi di riduzione della domanda di prodotti ad alta intensità di emissione (in particolare quelli legati all’allevamento bovino), attraverso il cambiamento delle diete umane, alimentazioni alternative per il bestiame e la riduzione degli sprechi alimentari.
Questi interventi dovrebbero invece essere considerati prioritari, secondo il Wwf, se si tenesse conto, insieme al potenziale di riduzione delle emissioni di gas-serra, anche dei vantaggi collaterali per la salute umana, per la qualità dell’acqua e dell’aria e per la biodiversità.
Dobbiamo eliminare un terzo delle emissioni di metano
Tutte queste considerazioni sono alla base del Global methane pledge, sostenuto da più di 100 paesi, tra cui l’Italia, che prevede un impegno a ridurre le emissioni di metano di almeno il 30 per cento a livello globale rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030. Anche il rapporto internazionale dell’Ipcc di quest’anno conferma che per raggiungere l’obiettivo degli 1,5 gradi, dobbiamo eliminare circa un terzo delle attuali emissioni di metano entro il 2030 e circa il 45 per cento entro il 2040.
In attesa dell’approvazione ufficiale del regolamento europeo sul reporting delle emissioni di metano di origine energetica, il Wwf auspica che il ministero della transizione ecologica in Italia provveda a colmare il vuoto normativo, anticipando gli obblighi per le aziende e incaricando un organismo tecnico di fornire a tutti i soggetti interessati adeguati indirizzi tecnici per la messa a punto dei sistemi di monitoraggio. Ma soprattutto è urgente anche in Italia la preparazione di una strategia per il metano, integrata con il Piano nazionale energia e clima, attualmente in fase di revisione, per garantire l’allineamento con i nuovi obiettivi europei al 2030 e al 2050. Fonti: LIFEGATE, Maurizio Bongioanni, 21.07.2022