Il Comune di Gandino, da qualche anno sta portando avanti un progetto di recupero e valorizzazione del Mais Spinato di Gandino.
Il Progetto è giunto ad una fase importante essendo stato ripristinato il seme primigenio di questo mais assolutamente tradizionale. Cos’ il Comune ha organizzato una Cerimonia di consegna del seme primigenio all’ Univesità di Pavia, deputata llla conservazione delle essenze erboree tradizionali, e alla Norvegia, deputata all’ibernazione del seme per conto della Comunità Europea.
Invitato alla cerimonia di consegna dei, ne ho parlato con Paolo Valoti che mi ha confermato la serietà della cosa. Così ho deciso di andarci.
Cerimonia semplice, interessante per il grande entusiasmo che esprimevano tutti i responsabili del progetto Spinato di Gandino, dal Sindaco, all’Assessore alla Cultura, al presidente della Commissione De.Co. al Presidente della Pro-Loco.
Dopo il saluto dell’Assessore Servalli che ha presentato le pannocchie ed i prodotti ricavati, i biscotti (buonissimi davvero) e la “spinata” una sorta di piadina di farina di mais spinato (molto interessante perchè è mangiabile anche dai celiaci)
Il Sindaco saluta tutti ed esprime la sua gratitudine la Parco delle Orobie Bergamasche, all’Istituto di Maiscoltura e all’Università di Pavia.
Passa subito alla firma della Convenzione tra Comune, Parco delle Orobie e Università e consegna i sacchetti di semi ai due enti.
Il primo ospite è Grassi, Presidente del Parco delle Orobie Bergamasche, che ha ricordato la necessità di avvalersi dell’agricoltura come funzione sociale, unico baluardo di conservazione della biodiversità ma, soprattutto del territorio. Ha poi espresso una sua idea che i Parchi ora che sono partiti e ben avviati, debbano essere aboliti e la gestione del territorio lasciata ai Comuni, veri padroni del territorio stesso.
Paolo Valoti, dell’Istituto di maiscoltura, ha illustrato il valore scientifico del Progetto ed ha ripercorso la storia dell’intervento dell’Istituto di Maiscoltura: chiamato dai responsabili del Comune, aveva trovato genomi non interessanti ed in parte molto ibridati (questo era anche quello che risultava a me proprio da parte di Valoti, NdR), poi la scoperta di pannocchie antiche e di un vaso di semi dell’anteguerra che hanno germogliato: da questo momento l’Istituto ha iniziato la selezione dell’antico mais poi distribuito a qualche contadine per la coltivazione.
Il Rappresentate dell’Università di pavia, ha illustrato il Progetto in atto da loro di raccolta delle piante e delle sementi autoctone da tramandare a posteri.
Il Fiduciario di Slow Food Valli Orobiche ha ricordato la filosofia di Slow Food del Buono Pulito e Giusto, del localismo in agricoltura per salvare la terra, la necessità di ridare dignità al lavoro dei contadini diventando co-produtrtori. Ha dato la disponibilità della Condotta ad un percorso Comune. Ha anche contraddetto il Presidente del Parco perché in questo periodo di crisi economica non bisogna lasciare la tutela del territoprio ai Comuni che hanno come unici introiti le multe per divieto di sota ed i Contributi Urbanizzativi; quindi addio non consumo del territorio.
Il Presidente della Commissione De.Co. ha detto di apprezzare la proposta di Slow Food e chiederà aiuto.
A Gandino c’è il mais ma non c’è un mulino, qualche contadino ha inventato delle macchinette a pietra per macinare il mais. D’altro canto per ora la produzione è di 20 q.li l’anno, quindi antieconomico realizzare un mulino.
L’Assessore Servalli annuncia una serata di degustazione di 4 polente da 4 diversi mais: 3 di quelli antichi (Spinato di Gandino, Rosso Rostrato di Rovetta e Nostrano dell’Isola) e uno da farina di mais ibridato. La serata avviene con l’aiuto di Paolo Valoti che si occuperà della macinazione dei quattro mais.
Slow Food sostiene che, tradizione vuole, che il mais fosse macinato in tre forme diverse: la Bramata, il Fioretto e la Fine (detta dai tecnici Fumetto) per i dolci (i biscotti assaggiati hanno l’80% di fumetto ed il 20% di integrale: buonissimi!). Paolo Valoti garantisce una macinatura unica ma senza crusca (quindi solo una questione di buratto).
Si passa alla degustazione dei biscotti, poi si scende alla pizzeria di sotto, che ci ha preparato la spinosa calda accompagnata da salumi (pancetta straordianria) poi cotta a mo’ di pizza con sopra la formaggella del Monte Farno (si sale con il fuoristrada ormai, quindi nessuno giura sul non utilizzi di mangimi da parte del produttore). Davvero interessante e leggera, peccato che imiti la piadina!
silvio