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Feb 26 2019

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L’ULTIMATUM FAO: 10 ANNI PER INVERTIRE LA ROTTA

Rapporto sullo Stato della biodiversità mondiale. Slow Food commenta le 576 pagine della Fao: “Abbiamo avuto la sensazione di parlare a vuoto. Adesso deve essere priorità nelle agende politiche

Dieci anni: questo è quanto gli esseri umani hanno per invertire lo stato attuale del nostro Pianeta, il cui collasso sarà altrimenti inevitabile. Questa, la secca e amara conclusione del rapporto sullo Stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura, 576 pagine frutto di un lungo e impegnativo che la Fao-Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha pubblicato qualche giorno fa. Primo nel suo genere, il rapporto mette nero su bianco la criticità ambientale in cui versa la Terra, soprattutto dal punto di vista della biodiversità che, ovviamente, incide poi nel mondo dell’alimentare. Il rapporto denuncia infatti, tra le altre cose, la riduzione nella diversità delle coltivazioni e delle razze da cui dipende la nostra alimentazione, la distruzione di habitat e terre destinate alle coltivazione e la gestione insostenibile delle risorse naturali. Ad ogni modo, il rivoluzionario rapporto prende in considerazione tutti gli aspetti legati alla biodiversità, sottolineandone l’importanza non solo ambientale, ma anche economica, culturale e di sicurezza alimentare, oltre alle influenze (negative) che l’aumento della popolazione mondiale ha avuto, insieme all’incapacità di distribuire le risorse in modo equo: insomma, andando a toccare temi di discussione sociale, culturale, economica, medica molto molto ampi, tutti però collegati strettamente all’agricoltura e all’ambiente. Argomenti che conosce bene Slow Food, che proprio con la Fao collabora sul tema da anni, e che dal 1996 si batte per la salvaguardia del Pianeta con progetti come l’Arca del Gusto, catalogo di cibi a rischio di estinzione che ha da poco raggiunto il traguardo del 5.000esimo prodotto censito, o con i Presìdi Slow Food che promuovono e tutelano agricoltori e produttori che lavorano in armonia con l’ambiente e che promuovono tecniche favorevoli alla biodiversità locale. E proprio dall’associazione internazionale fondata da Carlin Petrini arriva uno dei primi commenti al lavoro pubblicato dalla Fao, attraverso alle dure parole del presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, Piero Sardo: “Sono anni che Slow Food denuncia questi pericoli e ogni tanto abbiamo avuto la sensazione di predicare nel vuoto. Oggi la situazione sta cambiando, ci pare che la gente sia più sensibile, ma forse non ci si rende conto della gravità del problema: un conto è una perdita, un conto è un collasso catastrofico. Dobbiamo sperare di essere ancora in tempo – ha concluso – ad evitare questa estinzione di massa ma abbiamo bisogno dell’impegno di tutti, non solo della Fao e di Slow Food, ma di tutta la gente di buona volontà”.

La situazione è quindi grave, molto grave. Ma, come afferma il rapporto della Fao e sottolinea Slow Food, non bisogna rassegnarsi, non è proprio questo il momento: ci sono 10 anni di tempo per salvare la situazione. È proprio adesso, anzi, che bisogna impegnarsi al massimo: per farlo, come sottolinea Slow Food, fondamentale è rinforzare le conoscenze e le tecnologie moderne con i saperi tradizionali, ridefinendo l’approccio all’agricoltura e alla produzione di cibo, ponendo la tutela della biodiversità e l’ecologia al centro delle agende politiche. A ogni livello, dalle piccole produzioni fino ai governi, è necessario, continua Slow Food, adottare regolamenti – come ad esempio le politiche agricole comunitarie in Europa – che proteggano la biodiversità alimentare e agricola. Fonte: WineNews, 25.02.209

 

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