Oggi “Earth Day”, l’allarme Coldiretti: “effetto della cementificazione e del consumo di suolo che hanno sottratto terreni fertili e produttivi”
Oggi 22 aprile si celebra l’Earth Day
Tutti uniti per difendere la terra, un messaggio amplificato da una serie di iniziative che danno vita all’Earth Day, la manifestazione ambientale più grande del globo, nata nel lontano 1970 e che, a cadenza annuale (un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera e, quindi, oggi, 22 aprile), rimarca l’importanza di tutelare le risorse naturali della Terra. Un campanello d’allarme che interessa anche l’Italia dove il tema ambientale non può passare in secondo piano considerata anche l’importanza che ricopre l’agricoltura ed il paesaggio.
“Il consumo di suolo fertile brucia in Italia 1 miliardo di euro di cibo all’anno, con cementificazione e fotovoltaico selvaggio che erodono migliaia di ettari di terreni agricoli aggravando la dipendenza alimentare dell’Italia dall’estero”, spiega Coldiretti citando una propria stima su dati Crea-Ispra. “Guerre e pandemia non hanno fermato il consumo di suolo che, secondo l’ultimo rapporto Ispra, anzi, ha accelerato arrivando a “cancellare” 76,8 km quadrati ettari di terreni, alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo. Un dato in aumento del 10% sull’analisi precedente e che ci dicono che, complessivamente, le superfici occupate ammontano a poco meno di 2,2 milioni di ettari (il 7,14 % del totale nazionale). Ai danni causati dalla cementificazione, si stanno aggiungendo quelli del fotovoltaico selvaggio – continua Coldiretti – con la copertura di intere aree agricole produttive con distese di ettari di pannelli a terra. Impianti spesso realizzati da fondi di investimento speculativi e resi possibili da un far west normativo che deriva dall’assenza di regole di governo del territorio”.
Coldiretti dice che “nell’ultimo mezzo secolo è scomparsa un’area agricola grande come l’intera Austria per effetto della cementificazione e del consumo di suolo che hanno sottratto all’Italia terreni fertili e produttivi, inseguendo un modello di sviluppo sbagliato che ha messo a rischio l’ambiente e la sicurezza dei cittadini. Nel 1970 la superficie agricola totale era pari a oltre 250.000 km quadrati, pari all’83% dell’intera Italia, mentre oggi si è ridotta a meno di 165.000, ovvero il 55%, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. L’abbandono delle campagne ha reso il Paese più fragile, poiché è venuta a mancare la costante opera di manutenzione svolta dagli agricoltori, specie nelle zone interne. Il risultato è che oltre 9 comuni su 10 in Italia hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane e alluvioni, aggravati dagli effetti del cambiamento climatico, in base all’ultimo rapporto Ispra. Per effetto delle coperture artificiali i terreni non riescono, infatti, a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica. Un effetto del consumo di suolo che, secondo l’ultimo rapporto Ispra, viaggia alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo, con le coperture artificiali che sono arrivate a occupare poco meno di 22.000 km quadrati.
Ma a rischio c’è anche la sovranità alimentare dell’Italia. La sottrazione di terreni agricoli alla produzione alimentare brucia in Italia 1 miliardo di euro di cibo all’anno, secondo una stima Coldiretti (su dati Crea-Ispra), anche per effetto del nuovo fenomeno del fotovoltaico a terra che cancella intere aree agricole produttive con distese di ettari di pannelli”: l’associazione sostiene un modello di transizione energetica che vede le imprese agricole protagoniste attraverso, ad esempio, le comunità energetiche, gli impianti solari sui tetti e l’agrivoltaico sostenibile e sospeso da terra che consentono di integrare il reddito degli agricoltori con la produzione energetica rinnovabile, con una ricaduta positiva sulle colture e sul territorio. “L’erosione di terreni fertili mette oggi a rischio – ha dichiarato il presidente Coldiretti, Ettore Prandini – la sovranità alimentare del Paese ed è necessario invertire la rotta, mettendo finalmente dei paletti al fotovoltaico selvaggio. Un altro passo essenziale è accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”.
Anche perché la terra resta qualcosa a cui gli italiani sono particolarmente affezionati, un richiamo irresistibile per oltre 6 persone su 10 (61%) che a primavera dedicano parte del tempo libero alla cura di orti, giardini, balconi e terrazzi per garantirsi frutta, verdura e aromatiche da portare in tavola o fiori per abbellire la propria casa (indagine Coldiretti/Ixè). La forma di coltivazione più diffusa è quella nell’orto o nel giardino, seguita dai terrazzi e dai balconi, soprattutto nelle grandi città, dove c’è anche chi deve accontentarsi del davanzale della finestra. Una minoranza si mette al lavoro in uno degli orti pubblici messi a disposizione dalle amministrazioni locali. In Italia occupano 2 milioni di metri quadrati (analisi Coldiretti su dati Istat), senza dimenticare che ci sono anche molti italiani che non si accontentano e hanno a disposizione almeno un ettaro di terreno ad uso familiare oppure acquistato terreni o piccole aziende agricole anche in aree svantaggiate per ristrutturarle e avviare piccole attività produttive, dall’olio al vino, dall’allevamento delle galline a quello dei cavalli. E se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, adesso la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani, comprese le persone completamente a digiuno di tecniche di coltivazione, che sono diventati i più assidui e motivati coltivatori fai da te. L’investimento per realizzare un orto tradizionale in giardino si può stimare, spiega la Coldiretti, intorno ai 300 euro per 20 metri quadrati “chiavi in mano” per acquistare terriccio, vasi, concime, attrezzi, reti per delimitare le coltivazioni, sostegni vari, sementi e piantine. Fonte: Winenews, 22.04.2024