L’osteria di Renata e Itala Achilli, 81 e 92 anni: creiamo piatti e passano gli acciacchi
Istituzione Renata, 81 anni, e Itala, 92 anni, sono le cuoche della trattoria Achilli. Un’istituzione a Pavia: è aperta da 70 anni (Milani)
Nella Milano dalle migliaia di locali lo chiamerebbero «posto sincero». A Pavia è semplicemente la Trattoria Achilli. Nel quartiere ovest, defilata dal centro, sta dietro la stazione ferroviaria (in via Aselli) da ben 70 anni.
L’anima — e le cuoche — di questa osteria con bar sono due sorelle: Renata 81 anni e Itala che di primavere alle spalle ne ha 92. Una vita trascorsa ai fornelli a preparare piatti tradizionali per i clienti di sempre, quelli di vicinato, ma anche per giovani universitari fuori sede, professori, medici, politici, e persino vescovi e attori. Un posto «del cuore» per le due sorelle originarie della collina di San Damiano al Colle, che non ci pensano minimamente a deporre il grembiule. «Ho cominciato a lavorare in trattoria a 11 anni. Prima si trovava in via Lovati, ricavata nell’ex bocciofila — racconta Itala mentre è intenta a tagliare le verdure per l’arrosto —. Quando mi sveglio e sento i dolori dell’età, dovrei mettere le pomate consigliate dal dottore ma penso alla mia cucina, alle ricette che mi attendono e non ci faccio nemmeno più caso». Il locale, dove si trovano cimeli, foto, credenze degli anni ’50 e tovaglie a quadri come una volta, apre ogni mattina alle 7.30 (tranne il sabato), ed è un posto di ritrovo per tutto il quartiere. La serranda si abbassa alle 19 «perché non si può fare altrimenti», ma stando alle telefonate che ricevono con le richieste di prenotazioni per la cena potrebbero non chiudere mai. Un luogo che non è solo lavoro per Renata e Itala ma linfa vitale, la vera casa. «La prima cosa che ho fatto quando sono tornata dall’ospedale l’ultima volta — ricorda — è stato controllare che ci fossero tutti gli ingredienti e ho infornato una torta Paradiso».
Anche cucina, pentole e stoviglie sono un luogo quasi da museo d’antan dove vanno e vengono fornitori e amici a portare ortaggi, carne, erbe aromatiche e uova. «Da noi funziona spesso il baratto: ci portano le prelibatezze dell’orto e noi ricompensiamo con una bottiglia di vino delle nostre vigne in Oltrepò». Ovviamente non esistono app e tavoli da riservare su whatsapp: si prenota chiamando il numero fisso della trattoria, anche se figli e nipoti che danno una mano per il servizio della domenica condividono storie e piatti sui social.
«Vengono da noi per le ricette classiche pavesi — spiegano le cuoche della Trattoria Achilli —. Come il nostro brasato premiato dalla Camera di Commercio preparato secondo una ricetta che arriva dalle cucine dei Conti di Belgioioso (un’amica era la loro cuoca), per gli arrosti (uno in particolare con la buccia di limone), il pollo all’aceto balsamico, la pasta fatta in casa, trippa e merluzzo con polenta». Le grandi casseruole di prima mattina sono già sul fuoco con il ragù di Renata. Itala, invece, affonda per l’ennesima volta le sue mani instancabili nella frolla. «I suoi dolci sono speciali: la crostata come viene a lei non viene a nessuno». commenta con affetto la sorella. Un menu semplice, genuino, senza troppi fronzoli. «Non impiattiamo come nei grandi ristoranti — precisano — ma la nostra cucina piace alla gente del quartiere, ai docenti dell’Università, medici e studenti. Sono venuti a pranzo politici, vescovi, eravamo il punto di coordinamento della troupe di Fantasma d’Amore: qui gli attori si riposavano e provavano le ricette tramandate da generazioni». Fonte: Corriere della Sera, Bergamo, Eleonora Lanzetti, 12.10.2022