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Mar 03 2021

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LE NAZIONI UNITE TINGONO IL PIL DI VERDE. UNA NUOVA MISURA PER SALVARE IL PIANETA

L’Onu lancia un sistema di calcolo della ricchezza che tiene conto dell’ambiente. “Oggi è favorita la distruzione”

NEW YORK – Il Prodotto interno lordo, Pil, cambia contenuto per includere il “capitale naturale” e indirizzare le nazioni verso uno sviluppo sostenibile. È alle Nazioni Unite che avviene il passaggio, da ieri è iniziata una consultazione mondiale per adottare una nuova misura della crescita, del reddito e della ricchezza. La rivoluzione statistica avviene all’insegna del System of Environmental Economic Accounting (Seea). Vuole superare gli strumenti imprecisi con cui pretendiamo di valutare la salute delle nostre economie. «Le risorse naturali – dice il segretario generale Onu, Antonio Guterres – ancora non figurano all’interno dei calcoli sulla ricchezza delle nazioni. Il sistema attuale delle contabilità nazionali favorisce la distruzione, non la conservazione».

Negli ultimi cinquant’anni, se guardiamo al Pil vecchio stile, l’economia del pianeta ha quintuplicato la propria ricchezza. Ma il costo in termini di impoverimento dell’ambiente è stato enorme, e non si riflette nelle statistiche. Perciò è importante l’operazione iniziata ieri all’Onu: se il concerto delle nazioni accetta di cambiare il termometro, l’idea che ci facciamo della nostra salute economica verrà modificata, e così il modo in cui prenderemo le decisioni sul futuro. «Più di metà del Pil mondiale – si legge nel documento preparatorio dell’Onu – dipende dalla natura, e il capitale naturale del pianeta si è impoverito del 40% in soli vent’anni». Eppure i governi di tutto il mondo continuano a stanziare dai 4.000 ai 6.000 miliardi di dollari all’anno in sussidi che incentivano la distruzione dell’ambiente. Il lavoro di messa a punto del nuovo sistema statistico Seea, che deve concludersi venerdì con l’approvazione finale, ha coinvolto 500 esperti in una consultazione mondiale.
Viene da lontano: il termine “capitale naturale” fu reso popolare da un best seller del 1973, “Piccolo è bello” dell’economista anglo-tedesco Ernst Friedrich Schumacher, uno dei pionieri dell’ambientalismo nelle scienze economiche. Capitale naturale significa tutto l’insieme delle risorse rinnovabili e non rinnovabili: aria, acqua, terra, minerali, flora e fauna del pianeta. Negli ultimi decenni si è realizzato uno sforzo sempre più sistematico per quantificare il valore di tutti gli “asset” (attivi) racchiusi nell’ecosfera, dalle foreste all’aria che respiriamo, alla quantità di pesci nei mari, per calcolare il costo di tutto ciò che consumiamo di queste risorse senza sostituirle. Se come previsto venerdì ci sarà l’accordo globale sul nuovo sistema di statistiche, il tema del nuovo Pil verde sarà al centro di due appuntamenti successivi, le conferenze del 2021 sul cambiamento climatico a Kunming (Cina) e Glasgow.

Il contesto politico è cruciale. Con Joe Biden alla Casa Bianca, l’America vuole tornare ad esercitare una leadership sulle politiche per l’ambiente. Gli Stati Uniti sono già rientrati negli accordi di Parigi. Biden vuole fare della crisi climatica un tema trasversale delle sue politiche, anche per contrastare un “ambientalismo made in China” di cui si è fatto alfiere Xi Jinping e che preoccupa gli americani. A Washington si ricorda che la Cina ha continuato ad aumentare le sue emissioni carboniche mentre l’Occidente le riduceva, e che Pechino esporta inquinamento anche costruendo centrali a carbone lungo le nuove Vie della Seta. Al tempo stesso, l’ambiente è uno dei pochi terreni sui quali Biden è convinto di poter ricostruire una cooperazione con Xi, all’insegna del comune interesse. Il cambio di statistiche è un passaggio atteso, ma le cui conseguenze concrete sono difficili da valutare. Già 34 Paesi hanno cominciato a usare quelle nuove, senza che sia chiaro se questo ha portato ad un netto cambiamento nelle priorità politiche.

Uno sforzo parallelo ha visto l’Onu sostenere indicatori alternativi di benessere come la “felicità nazionale”, includendo dati su longevità, salute, istruzione. A quegli indicatori alternativi di benessere collettivo hanno contributo economisti autorevoli come Amartya Sen, Joseph Stiglitz, Jeffrey Sachs. Tuttavia il loro impatto sembra ancora modesto. Quando l’inquinamento in Occidente è stato ridotto per una frenata della crescita come quella avvenuta nel 2020 per pandemia e lockdown, si è riproposta un’alternativa crudele soprattutto per le classi lavoratrici: cieli azzurri in cambio di disoccupazione.  fonte: La Repubblica, Federico Rampini, 2.03.2021

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