A Pontida, la cantina Cascina Drezza da oltre 60 anni nobilita la vite con i suoi vini: il suo metodo classico a base di chardonnay esprime verticalità e finezza. Da provare anche il nuovo rosé e il metodo Martinotti
Se è vero che tre indizi fanno una prova, allora possiamo affermare che le “bollicine” della Bergamasca sono un fenomeno tutto da scoprire. Il primo indizio è stato il brut di Medolago Albani, oggetto di un articolo di poco tempo fa su queste “pagine”; poi l’assaggio dei vini de La Rocchetta di Villongo, dove a emergere è stato il Rosè metodo classico “Cretarium”.
Oggi ci arriva un millesimo 2018 (ma anche un 2017 in magnum, solo chardonnay, che è una bellissima espressione di finezza) della Cascina Drezza di Pontida, un metodo classico prodotto con uve chardonnay all’85% e restante parte pinot nero. La curiosità è tanta, per cui apro il 2018 che al naso ha note erbacee molto intense che promettono verticalità. Il colore è paglierino brillante tendente all’oro. C’è perfetta corrispondenza naso/palato perché avverti il cuore amarognolo del finale. In bocca ti solleticano le bollicine fini e quella freschezza che diventa quasi allappante, per un finale complesso come se volesse mostrare il suo dono: il nocciolo di un frutto. Dopo la pressatura soffice delle uve intere, rifermenta in bottiglia e rimane sui lieviti per almeno 18 mesi.
Acquistata nel 1958 dal capostipite della famiglia, conte Prospero Zanchi di Zan, Cascina Drezza era composta di due rustici contadini, abitati dalle famiglie che coltivavano a vite la terra circostante. Nel 2014, PierLorenzo (Peter) Zanchi, classe 1954 e attuale proprietario, esperto rallysta e allo stesso tempo gentlemen driver, dopo anni di conferimento delle uve alla locale cantina sociale, diede avvio alla produzione di bollicine lungo i tre ettari vitati di proprietà (10 mila le bottiglie) a dimora nelle verdi colline della Val Pontida (altezze di 450 m.s.l.m.).
Ma non solo. Grazie ai lavori di ristrutturazione e di ampliamento, oggi Cascina Drezza è anche esempio mirabile e raffinato di accoglienza e di ricettività, dotata di numerosi servizi (Spa, piscina, camere, ampi spazi indoor e outdoor per eventi).
Ma torniamo ai vini. Ad affiancare il dottor Zanchi, c’è un team solido e affiatato. A partire da Giuseppe Panza (alla sessantesima vendemmia!) e da sua figlia Lorena, da sempre accanto alla famiglia Zanchi nella conduzione agricola della tenuta; quindi l’enologo Paolo Zadgra e l’agronomo Angelo Divittini.
Accanto al Metodo Classico, c’è anche il Drezza Cuvée Brut Blanc De Blancs, un metodo Martinotti da uve chardonnay in purezza, che fa lunga fermentazione sulle fecce fini in autoclave (9 mesi), dopo la vendemmia cadenzata a fine agosto. Ha bel colore giallo paglierino brillante e bouquet assai fine ed elegante. La novità è invece un Metodo Classico Rosè da uve pinot nero in purezza che sarà sboccato tra quattro anni.
Prove in grande nella terra bergamasca. Ne sentiremo parlare! fonte; laRepubblica, IL GUSTO, Paolo Massobrio, 08.11.2022