abbiamo bisogno di politici coraggiosi. L’annuncio arriva in occasione della conferenza mondiale sul clima
“Basta con le false promesse, vogliamo fatti”. È iniziata in Polonia la conferenza mondiale sul clima organizzata dalle Nazioni Unite (COP24) a Katowice e Slow Foodpassa all’attacco ritornando su un tema che sta molto a cuore all’associazione. “Sarebbe tempo che la COP riconoscesse le responsabilità del sistema alimentare industriale nella creazione di emissioni di CO2”, commenta Ursula Hudson, presidente di Slow Food Germania e membro del Comitato Esecutivo di Slow Food Internazionale. “I tre maggiori produttori mondiali di carne – si legge in una nota – generano più emissioni di CO2 di quelle emesse da un paese come la Francia, e quasi quanto alcune delle più grandi compagnie petrolifere. Se queste aziende fossero un paese, sarebbero il settimo produttore di emissioni di gas serra al mondo”. Ciò nonostante, aggiunge, “si continua a non trovare traccia della questione nei negoziati” .
Il tema della conferenza mondiale di quest’anno è “Changing Together”, Slow Food spera che ci sia una svolta. “Abbiamo bisogno di politici coraggiosi che non abbiano paura di sanzionare le industrie che non rispettano gli obiettivi climatici. Servono impegni concreti e vincolanti per ridurre le emissioni di CO2 e incentivi per chi pratica un’agricoltura agro-ecologica, alleva in modo estensivo e produce artigianalmente, salvando biodiversità e proteggendo i suoli. Occorre ridurre in modo importante i consumi di carne (i due terzi delle emissioni del settore agricolo sono dovute all’allevamento) e tutelare gli ecosistemi marini, gli oceani, capaci di sequestrare grandi quantità di CO2 – continua Hudson. – Purtroppo non sono stati fatti molti passi in avanti dall’ultima COP”. Slow Food ha parlato anche di altre cifre da non sottovalutare.
“Sappiamo ormai troppo bene che l’agricoltura, e in genere gli usi del suolo, causano a livello globale un quarto delle emissioni totali di CO2 (IPCC). In Europa, se includiamo anche i consumi energetici per la coltivazione e la produzione del cibo, il trasporto, la refrigerazione, la preparazione, arriviamo al 40%. È tempo che la comunità internazionale prenda in considerazione questi dati”. L’associazione ha lanciato una campagna “Food for Change” per “ricordare a tutti che le nostre scelte alimentari possono cambiare le cose, e i progetti che portiamo avanti in oltre 150 paesi dimostrano che un altro modo di produrre è possibile”. Fonte: WineNews, 04.12.2018