Marsala, in Sicilia, è il porto da dove è iniziata l’epopea dell’Italia unita e dove, nell’800, fioriva il primo “distretto vinicolo” di esportazione del futuro Belpaese, con il Marsala che faceva rotta decisa verso l’Inghilterra.
E proprio in Sicilia, dove si scrissero pagine importanti dell’Unità d’Italia, si può ripercorrere il viaggio passando e degustando i vini prodotti lungo le strade dei Mille e di Garibaldi.
A Marsala Florio, fondata nel 1833 da Vincenzo Florio, esponente di una famiglia di imprenditori eclettici: tonnare, compagnie di navigazione, fonderie, fabbriche di ceramiche; inventarono perfino la Targa Florio, classica gara automobilistica. Ma il più grande successo fu il Marsala, di cui la cantina è divenuta sinonimo nel mondo.
Poi Donnafugata, creata dalla Famiglia Rallo nel 1983 e divenuta ormai una delle più solide e rinomate realtà siciliane. “Donna fugata” fu Maria Carolina, consorte di Ferdinando IV di Borbone, che, ai primi dell’800, all’arrivo delle truppe napoleoniche, fuggì da Napoli per rifugiarsi nel cuore del Belice.
Ancora Cantine Rallo, fondata nel 1860 da Diego Rallo e gestita dalla famiglia per oltre cent’anni. Ora di proprietà della famiglia Vesco, che ha rilanciato l’attività indirizzandola alla produzione di vini tipici della Sicilia occidentale ed affiancandole la propria Azienda Agricola di Alcamo.
Infine Marco De Bartoli, che nel baglio di famiglia, ubicato nell’agro marsalese ai confini con Mazara del Vallo, ha creato le condizioni per ridare nuova dignità al Marsala e riscoprire un vitigno troppo a lungo trascurato, il grillo. Slow Wine gli ha dedicato la chiocciola.
Per la Strada di Salemi si giunge a Calatafimi all’Azienda Agricola Ceuso, non senza aver dato un’occhiata al Tempio e al Teatro di Segesta. La cantina della Famiglia Melia ha la sua sede in un baglio del 1860 dalla tipica architettura siciliana. Nei suoi ambienti, modernissime tecnologie di cantina permettono di realizzare vini di elevato livello qualitativo.
Passando per Alcamo si giunge a Partinico dove si possono visitare due delle cantine più importanti di Sicilia: Brignano e Cusumano con i loro splendidi vini. A San Giuseppe Iato la Cantina Centopassi, fondata dalle Cooperative Placido Rizzotto e Pio La Torre, che coltivano le terre liberate dalla mafia.
Fra San Giuseppe Iato e Camporeale, assolutamente da visitare l’ Azienda dei Principi Sallier de La Tour. La loro cantina, chiamata “La Monaca”, seppur costruita nel 1892 è uno di più riusciti esempi di integrazione fra l’architettura tradizionale e l’architettura dei nuovi materiali.
A Camporeale incontriamo le Tenute Rapitalà, cantina storica della Sicilia, che prende il nome dal nome arabo del fiume che attraversa le tenute: Rabidh-Allah.
Proseguendo la sua risalita verso Messina ed il continente Garibaldi passa da Casteldaccia dove si incontrano le Cantine Duca di Salaparuta, altra grande azienda storica della Sicilia, fondata nel 1824 da Giuseppe Alliata, Principe di Villafranca e Duca di Salapruta.
La risalita prosegue all’interno dell’isola fino a Valledolmo dove si trova l’Azienda Tasca d’Almerita, terza grande cantina storica di Sicilia. L’ex feudo “Regalali” (anche qui dall’arabo “Rahl Ali”,”Casale di Ali”) fu acquistato nel 1830 da Lucio e Carmelo Mastrogiovanni Tasca: nacque così l’azienda vinicola Tasca d’Almerita, divenuta una delle realtà siciliane più innovative e rinomate nel mondo, che ha ormai esteso i suoi possedimenti anche sull’isola di Salina e sull’Etna.
L’avanzata prosegue verso Castelbuono, dove si trova l’Abbazia di Santa Anastasia, fondata nel 1100 dal conte Ruggero d’Altavilla, divenne fulcro culturale ed economico per gli abitanti delle Madonne. Vi si produceva un vino rinomato, richiesto sulle più prestigiose mense siciliane. Nel 1980 i terreni sono stati bonificati per ricavare una efficiente azienda agricola.
Infine Garibaldi, passando da Librizzi, dove trova sede la Tenuta Gatti, giunge ai piedi dell’Etna, dove esistono oggi cantine emergenti su territori vulcanici e lavici riscoperti alla viticoltura, prima a Randazzo e poi a Castiglione di Sicilia.
A Randazzo trova sede la Tenuta Le terre Nere, di proprietà di Marc Da Grazia, un distributore in Italia e all’estero di grandi etichette. Dopo i primi anni di assestamento l’azienda vinifica le proprie uve nelle nuove cantine. I suoi vini si collocano ai vertici della produzione etnea. Da citare l’Etna Rosso Prephiloxera Vigneto di Don Peppino 2008.
Sempre a Randazzo I Vigneri, associazione di viticoltori creata nel 1435 a Catania, attualmente Azienda di Salvo Foti, il salvatore della coltivazione ad alberello. Slow Wine gli ha dedicato la chiocciola.
A Castiglione di Sicilia, Cottanera, in primis, fondata negli anni novanta da Francesco Cambria, è stata rinnovata dai figli Enzo e Guglielmo, inaugurando un periodo di grandi successi che ancora continua. Le vigne impiantate sull’Etna con varietà autoctone e vitigni innovativi, rappresentano un autentico laboratorio “vulca-enologico” a cielo aperto.
Poi la Tenuta Passopisciaro di Andrea Fianchetti, uno dei più geniali vignaioli italiani. Dopo aver realizzato vini magnifici nella sua Tenuta di Trinoro in Toscana a Sarteano, ha scovato un altro terroir eccezionale nel quale dar vita ai suoi capolavori. Sull’Etna sono nati così la Tenuta Passopisciaro ed i suoi splendidi vini, tra i quali Contrada Porcaria Sicilia Rosso 2008 premiato con il “Sole di Veronelli”.
Poi ancora l’Azienda Girolamo Russo, anch’essa in località Passopisciaro. Dal 2003 la lunga tradizione vinicola dei Russo continua con Giuseppe che, dotato di una formazione culturale classica e umanistica (diplomato in pianoforte, laureato in lettere) ha scelto di condurre l’Azienda peraltro con criteri di agricoltura biologica. Slow Wine gli ha dedicato la chiocciola.
Infine l’Azienda Graci, sempre a Sassopisciaro. Alberto Aiello Graci ha iniziato la sua attività vitivinicola nel 2004. Nei vigneti trovano spazio solo vitigni autoctoni, quali nerello mascalese, nerello cappuccio, carricante e catarratto, alcuni ancora a piede franco e coltivati ad alberello. Slow Wine gli ha dedicato la chiocciola.
Ultima tappa in Sicilia: Messina, patria di Salvatore Geraci, patron dell’Azienda Agricola Palari, che ha voluto recuperare l’antica tradizione del vino Faro, che nel secolo scorso ha rischiato seriamente di scomparire. Palari è ormai diventata il vero “faro” vitivinicolo della Zona di Messina. Faro Palari, vino finissimo unico ed inimitabile, nato dalla caparbietà di Luigi Veronelli, dalla tenacia di Salvatore Geraci e dall’ambiente impervio di queste colline che guardano il mare, sconosciute ai più, ma di rara bellezza e fascino. Slow Wine gli ha dedicato la chiocciola.
Citazioni da I vini di Veronelli 2011 e da Slow Wine 2011.