La famiglia bergamasca, ai vertici della ristorazione italiana e mondiale, curerà cucina e ospitalità di Juventus Premium Club e Legends Club
Tre stelle sulla maglia della Juve, a simboleggiare i 35 scudetti ufficiali vinti dalla squadra bianconera, tre stelle Michelin quelle che da anni, dal 2010, premiano il lavoro della Famiglia Cerea e del loro ristorante Da Vittorio a Bergamo. Due eccellenze dell’Italia nel mondo che ora lavoreranno fianco a fianco, visto che saranno la cucina e l’ospitalità di altissimo livello dei Cerea ad occuparsi dei servizi di ristorazione nello Juventus Premium Club e nel Legends Club, sia per il giorno partita sia per gli eventi business, dell’Allianz Stadium, casa dei bianconeri.
Ultimo esempio di un modello di business in crescita, quello che lega i templi del calcio e dello sport in genere e l’alta cucina (a breve aprirà il ristorante della Ferrari a Maranello, curato da Massimo Bottura, per fare un esempio), e che coinvolge, insieme alla Juventus (che da anni ha scelto Ferrari, griffe del Trentodoc, come bollicina ufficiale, ndr) un marchio di rilevanza internazionale nella ristorazione e nell’accoglienza, icona del Made in Italy gastronomico d’eccellenza, con sei stelle Michelin nel suo palmares, con le 3 del Da Vittorio, le due stelle del ristorante del Carlton Hotel a St. Moritz e la stella, subito al debutto, nel 2019, del Da Vittorio Shanghai, in Cina, per un concetto di ospitalità che incontra il cammino della squadra di calcio più titolata d’Italia.
Per una storia, quella di Da Vittorio, lunga oltre 55 anni, grazie all’intuizione dei fondatori – Vittorio Cerea e sua moglie Bruna – e all’evoluzione compiuta dai figli che, negli anni, partendo dalla valorizzazione delle migliori materie prime nazionali e internazionali, hanno affiancato alla grande tradizione gastronomica italiana una raffinata creatività, unita a tecniche innovative e contemporanee ineguagliabili.
Una realtà rappresentativa del nostro panorama gastronomico dove il senso più vero della famiglia, tramandato dal capostipite e portato avanti con determinazione dalla signora Bruna Cerea e da tutti i figli, è un indubbio fattore di successo. Con le loro individualità e caratteristiche distintive, i Cerea hanno creato un meccanismo virtuoso e performante: Enrico e Roberto sono executive chef, Francesco è responsabile della ristorazione esterna, Rossella è general manager e coordina i ritmi tra cucina e sala al ristorante, oltre che occuparsi dell’accoglienza de La Dimora, dei gift e delle specialità alimentari. Un lavoro di squadra, che è quello che paga, negli stadi di calcio del mondo come nella cucina e nella sala dei ristoranti: “per la Juventus come Da Vittorio, la vera forza sta da sempre nel gioco di squadra: un team di qualità, coeso, che condivide visioni, sta alla base del successo. I valori che animano la nostra famiglia si rispecchiano perfettamente in quelli del Club più prestigioso del nostro Paese: entrambi cerchiamo di rappresentare e valorizzare al meglio l’eccellenza che l’Italia sa produrre. Siamo molto felici di aver avviato questa collaborazione e con la nostra offerta gastronomica vogliamo aggiungere ancora più gusto alle emozioni che vivono gli ospiti dell’Allianz Stadium”.
Con i Cerea che sono abituati a grandi ospiti e palcoscenici: dalla gestione del catering per il concerto di Tina Turner al Forum di Assago nel 1996 unito alla cena privata nella residenza della cantante in Costa Azzurra, dal servizio nella visita della Regina Elisabetta II nel 2000 (che addirittura chiese un bis di risotto, infrangendo l’etichetta), alla cena in onore dell’ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in visita a Milano nel 2017 per Seeds & Chips – The Global Food Innovation Summit (e innamoratosi dei cannoncini ripieni alla crema), dalla cena presso l’ex monastero di Astino che, nelle celebrazioni di Ea(s)t Lombardy, Regione Europea della Gastronomia 2017, ha visto coinvolti 22 chef stellati delle province di Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona, all’evento per il lancio del nuovo logo della Juventus, sempre nel 2017. Fonte: WineNews, 04.07.2020