Un ortaggio quasi scomparso ritorna protagonista della nostra tavola grazie all’impegno degli agricoltori locali
Nel cuore della fertile pianura tra il Pavese e l’Alessandrino, il Peperone di Voghera rifiorisce, segnando un capitolo nuovo nella sua storia. Questo prodotto, che una volta dominava i mercati ortofrutticoli non solo in Italia ma anche oltre i suoi confini, è ora al centro di un progetto di rinascita, grazie all’investitura come nuovo presidio Slow Food.
Il “Bianco” di Voghera: peperone verde destinato a brillare
Andrea Olezza
Caratterizzato da una forma cubica e dimensioni che variano tra gli 8 e i 12 cm, il Peperone di Voghera è noto per la sua struttura quadrilobata, che può presentare da tre a quattro coste. Andrea Olezza, referente dei produttori aderenti al presidio, sottolinea la distintiva tonalità verde chiaro del peperone, che gli vale l’appellativo di “bianco”.
Questo peperone, che assume una tonalità giallo-arancione a piena maturazione, è particolarmente apprezzato quando verde, momento in cui offre una consistenza ideale per la conservazione sottaceto, come vuole la tradizione vogherese. Tuttavia, il suo utilizzo non si limita a questo: crudo in insalate o come condimento per un classico risotto, il Peperone di Voghera sa esaltare ogni piatto con il suo sapore unico.
Peperone di Voghera: il percorso di recupero e valorizzazione
Una piantagione di Peperone di Voghera
Il viaggio verso il recupero del Peperone di Voghera è stato lungo e laborioso. Dopo un periodo di declino dovuto a una micosi che colpì le coltivazioni negli anni ’50, il peperone è tornato a fiorire nei campi grazie a un progetto di recupero avviato nel 2005. Questo progetto ha visto la collaborazione di istituti di ricerca e agricoltori appassionati, determinati a riportare il peperone al suo antico splendore.
Olezza, che ha un legame profondo con questa varietà di peperone, sottolinea la superiorità del Peperone di Voghera rispetto ad altre varietà, lodandone il gusto autentico e meno acquoso. La sua passione è condivisa da altri produttori, riuniti nell‘associazione PepeVo, che lavorano insieme per promuovere e proteggere questa prelibatezza locale.
Come gustarlo
Il peperone di Voghera non è buono solo sottaceto: consumarlo crudo, in insalata o in pinzimonio, ne esalta il sapore, ed è abitudine usarlo anche come condimento di un classico risotto.
Verso un futuro sostenibile: il ruolo del Presidio Slow Food
Il locale presidio Slow Food, guidato da Elisa Nervetti, ha giocato un ruolo cruciale nel rinascimento del Peperone di Voghera, promuovendo ricerche scientifiche e storiche e coinvolgendo nuovi produttori. L’obiettivo ora è educare i consumatori sulle virtù di questo peperone, sia fresco che trasformato, e ampliare la zona di produzione, che attualmente comprende le province di Pavia e Alessandria.
In conclusione, il Peperone di Voghera è non solo un simbolo di tradizione e qualità, ma anche un esempio luminoso di come la dedizione e la collaborazione possano dare vita a una rinascita agricola sostenibile e di successo. Con il supporto del presidio Slow Food, il futuro del Peperone di Voghera sembra più luminoso che mai. Fonte: InformaCIBO, Alessandra Favaro, 11.09.2023