Nonostante sia dichiarato innocuo
Alta mortalità delle api, scarsa coordinazione, apatia e iperattività nel comportamento. I cocktail di pesticidi, anche quelli che includono sostanze chimiche considerate sicure per gli impollinatori, possono compromettere la vita delle api. Le attuali misure per la valutazione del rischio delle sostanze chimiche in agricoltura non riproducono le condizioni che le api trovano in natura, perdendo di vista i possibili pericoli.
È quanto emerge da uno studio del Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università della California San Diego (UCSD), pubblicato il 10 aprile 2019 sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B. La ricerca dimostra che il Sivanto, nuovo insetticida sistemico a base di flupyradifurone prodotto dalla Bayer CropScience e divenuto popolare in tutto il mondo come sicuro per le api, i bombi e le coccinelle, può causare danni agli impollinatori. In relazione alla stagione, all’età degli insetti, e in combinazione con un comune fungicida può provocare comportamenti anomali che compromettono la sopravvivenza delle api. La ricerca, a firma del biologo Simone Tosi, dell’Università della California San Diego (UCSD), adesso all’Agenzia Francese per la sicurezza dell’ambiente, dell’alimentazione e del lavoro (ANSES, Università Paris Est), e di James Nieh, professore di scienze biologiche dell’Università della California San Diego (UCSD), – finanziata dall’UCSD e dalla Fondazione Avaaz -, pone l’accento sulla complessità della valutazione delle nuove sostanze chimiche destinate all’agricoltura, tra le principali cause del declino delle api.
Il Sivanto è stato registrato per l’uso commerciale nel 2014 ed è disponibile in 30 paesi del mondo, tra cui l’Italia, mentre altre 65 nazioni si preparano ad autorizzarlo. Sul sito di Bayer si legge che è “autorizzato su una ampia gamma di colture e parassiti, nel rispetto di api, bombi e altri insetti utili” e può essere usato su coltivazioni visitate dagli impollinatori come melo, pero, pomodoro, melanzana e cetriolini, sia per quanto riguarda le colture in campo aperto come quella delle zucchine, che in serra, nel caso delle fragole. La multinazionale sottolinea che il suo uso non è pericoloso per gli impollinatori neanche durante il periodo della fioritura, quando le api sono più attive e vanno a raccogliere il polline.
Il gruppo internazionale di ricercatori che ha sviluppato l’indagine negli ultimi due anni spiega che “i test usati per autorizzare l’utilizzo dei pesticidi sono limitati, per esempio valutano solo marginalmente gli effetti comportamentali, nonostante possano severamente danneggiare la salute delle api, inoltre la tossicità dei prodotti chimici varia al cambiare delle condizioni ambientali e dello stato di salute delle api”, spiega Tosi. “I pesticidi usati in agricoltura sono numerosi e possono interagire amplificando gli effetti collaterali quando certi pesticidi vengono ingeriti contemporaneamente, causando il cosiddetto effetto cocktail. Sivanto è stato approvato solo recentemente, perciò non ci sono ancora adeguate informazioni su quanto contamini l’ambiente agricolo, e in combinazione con quali altri pesticidi: questi aspetti sono essenziali per valutarne il rischio appropriatamente”.
Le api che vanno alla ricerca del polline, le bottinatrici, sono risultate essere quattro volte più suscettibili agli effetti del Sivanto rispetto a quelle più giovani che vivono nell’alveare. Se il comportamento dell’insetto viene compromesso, viene messa a rischio non solo la sopravvivenza degli impollinatori, ma anche la produzione di cibo, considerando che le api sono responsabili di circa il 75 per cento di ciò che arriva sulle nostre tavole, come frutta, verdura e semi.
Di continuo vengono immessi nuovi pesticidi in commercio. E diventa necessario testare le interazioni tra le nuove sostanze e i prodotti chimici comuni utilizzati da tempo in agricoltura, che poi arrivano nei nostri piatti. La Bayer avverte sull’etichetta del Sivanto di non miscelarlo con alcuni tipi di fungicidi, ma i ricercatori di San Diego sottolineano che le api possono essere comunque esposte a tali sostanze chimiche quando vengono utilizzate nelle colture vicine. Sivanto è stato testato sulle api a diverse dosi, come quelle che le api possono ingerire quando volano o impollinano.“I risultati della ricerca aumentano preoccupazioni sulla sicurezza dei pesticidi approvati, non solo sul Sivanto”, spiega Nieh, “ci suggeriscono che le valutazioni del rischio dei pesticidi dovrebbero essere perfezionate”.
Le api, fondamentali termometri della biodiversità, sono diventate il simbolo della battaglia contro gli insetticidi neonicotinoidi. A partire da quest’anno, la Comunità Europea ha bandito tre tipologie di tali pesticidi poiché neurotossici per gli impollinatori. Una decisione arrivata però dopo molti anni dalla loro messa in commercio, con danni rilevanti sulla popolazione apistica. “In Europa, i neonicotinoidi sono stati definiti dannosi per gli impollinatori, circa un ventennio dopo la loro prima autorizzazione”, spiega Tosi, “con questa ricerca sottolineiamo l’importanza di investigare gli effetti comportamentali, e dimostriamo che la tossicità dei pesticidi dipende dalla stagionalità, dall’età degli individui, e dalla combinazione con ulteriori prodotti chimici”.
Gli apicoltori e le apicoltrici in Italia continuano a denunciare morie anomale di api. Ma pochi conoscono il Sivanto e tra le persone interpellate, nessuna ha un’esperienza diretta degli effetti sugli alveari. “Da poco sono stati autorizzati nuovi preparati a base di molecole simil-neonicotinoidi, prima solo per uso in serra, poi anche in pieno campo”, afferma Francesco Panella dell’Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani (UNAAPI). “Èdifficile capire qual è la molecola che falcidia la vita. C’è un silenzio che copre l’insieme delle vigenti procedure autorizzative.Eppure dopo l’obbligato stop della Ue ai neonicotinoidi, e quindi il caso di plateale fallimento d’ogni preventiva procedura precauzionale, la stessa Agenzia europea Efsa, già dal 2013, ha proposto per l’autorizzazione di molecole nuovi protocolli più adeguati e cautelativi. Questi non sono ancora stati utilizzati e si persevera con le farse pseudo-precauzionali, per l’ostinata opposizione degli Stati membri dell’Ue e delle filiere agrochimiche”.
Lo studio dell’Università della California San Diego apre la strada alla necessità di testare in modo più complesso le sostanze immesse in agricoltura, valutare in modo scrupoloso gli effetti sugli impollinatori, considerando che possono esserci ripercussioni su tutta la catena alimentare che arriva alle nostre tavole e può intaccare la salute dei consumatori e delle consumatrici. “Bisognerebbe monitorare la contaminazione ambientale causata dai pesticidi con più attenzione e continuità”, conclude il Dr. Tosi. “Sicuramente servono ulteriori studi per approfondire i rischi causati dai pesticidi sulle api e l’ambiente”. Fonte: Il Fatto Alimentare, Monica Pelliccia, Adelina Zarlenga, 10.04.2019