Mia nonna mi parla degli anni della guerra, del cibo che scarseggiava nelle case e dei prodotti sotto banco che si cercava di avere per non restare senza. Erano gli anni quaranta. Cos’è cambiato? Come molti di voi già sapranno pochi giorni fa ci è uscito un rapporto dell’istituto britannico Mechanical engineers spiegandoci che la metà dei generi alimentari prodotti nel mondo (pari a due miliardi di tonnellate) viene gettato via Secondo il rapporto questi dati “sconvolgenti”, che riguardano principalmente Europa e Stati Uniti, sono dovuti a date di scadenza del cibo troppo ravvicinate, a offerte “due al prezzo di uno” e alla tipica ossessione occidentale per cibo esteticamente perfetto. Senza tralasciare le pratiche agricole, le strutture e i magazzini inadeguati.
Tra il 30% e il 50% degli alimenti preparati per il consumo non arrivano mai sul piatto dei consumatori e questo a fronte di una situazione che, secondo le stime Onu, vede in prospettiva una crescente pressione sulle risorse naturali.
Ormai la gente è abituata ad avere tutto, spreca e butta via. Com’è possibile essere ancora cosi indietro nel 2013? La gente non ragiona, se ne frega. Questo deve farci riflettere. In un Italia in crisi quello che emerge dai dati statistici è che gli italiani non risparmiano sul cibo: e fanno bene! Meglio risparmiare su altri beni di cosumo magari di scarsa utilità! Il cibo ovviamente è di vitale importanza non se ne può fare a meno, sempre però facendone un uso corretto. Nei supermercati ogni giorno siamo circondati da offerte 2X1 utili dal punto di vista economico ma meno dal punto di vista degli sprechi : inutile comprare 8 vasetti di yogurt sapendo di non mangiarli tutti i giorni, molto probabilmente finiranno con l’essere buttati via per colpa delle scadenze! Magari i soldi non ci mancano ma pensiamoci prima di riempire un carrello della spesa! È una responsabilità di tutti.
Qualcuno si è mai domandato che fine fa tutto il cibo ormai giunto a scadenza nei supermercati? Pensiamo alla gente che muore di fame nel mondo, ai bambini in Africa però siamo i primi che ogni anno buttiamo dai 10 ai 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari. Basta ragionare un po’, la fame in Italia si può sconfiggere semplicemente recuperando gli sprechi quotidiani dei supermercati”. Naturalmente l’operazione non è semplice, ci vuole la buona volontà e la generosità delle associazioni di volontariato. Un esempio? Parte proprio da Torino il primo progetto di recupero degli sprechi alimentari nell’ottobre 2011: a luglio Slow Food Piemonte e Last Minute Market, società spin off dell’Università di Bologna, firmano un protocollo per la riduzione degli sprechi alimentari, con la benedizione del sindaco Fassino. Trova applicazione pratica attraverso due protagonisti, Nordiconad e il Sermig. L’ipermercato Leclerc-Conad consegnerà al Sermig alimenti non più commercializzabili, perché vicini alla scadenza o con confezione danneggiata, ma ancora commestibili ovviamente!! Il Sermig li trasforma parte in pasti presso le proprie strutture, parte in sacchetti-spesa da distribuire a chi ne ha bisogno. Calcolando che nei supermercati ogni giorno si butta lo 0,2-0,5% degli alimenti, si stima che in un anno al Sermig arriveranno dalle 25 alle 35 tonnellate di cibo. E questo è stato possibile farlo solo nel 2011? Riflettiamoci. La Coop porta avanti il progetto “ Coop buon fine” per il recupero di prodotti buoni non più vendibili (per difetti nella confezione o perché vicini alla scadenza) che vengono donati ad associazioni di volontariato onlus (organizzazioni non lucrative di utilità sociale, riconosciute e iscritte in un albo regionale) per assistere gli indigenti. Ovviamente anche questo reso possibile grazie alla collaborazione di volontari. Opera a livello nazionale anche in Lombardia dal 2007. A Bergamo è presente. Per fortuna iniziative di questo tipo ci sono ma perch’è non pensarci subito? I supermercati ci sono da molto prima degli anni 2000. Ovviamente Slow Food guarda anche all’ ambiente e pensiamo all’impatt0 ambientale che ha un costante e continuo consumo di energia per le celle frigorifere dei supermercati ; qui è intervenuta Esselunga con impianti nuovi CO2 e partecipando a inziative come “mi illumino di meno”. Si tratta di impianti che, a differenza dei circoli chiusi che lavorano su una sola temperatura, sono in grado di rifornire del necessario freddo a diverse temperature tutti i refrigeratori del supermercato. Lavorando sia sulla temperatura bassa che su quella normale. Utilizzati anche in molti carrefour e Coop ma non ancora in tutti. La lotta agli sprechi alimentari è una delle azioni fondamentali che Slow Food deve portare avanti! Come dice il Presidente nazionale Slow Food Roberto Burdese “ Gli sprechi non derivano da un errore ma da una precisa scelta dei consumatori”.
Viola
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vedi anche: https://www.slowfoodvalliorobiche.it/?p=10927