Crescono i vegetariani, ma si mangia troppa carne. Allevamenti responsabili della scarsità di acqua e della deforestazione, ma i consumi sono più che quintuplicati dal 1961 al 2014
Più che alle porte, il cambiamento climatico è ormai pienamente in atto, e l’unico in grado, se non di fermarlo, almeno di limitarlo, è l’uomo. Che deve imparare a fare scelte ecologicamente sostenibili, in termini di abitudini ed ovviamente di consumi. A partire dalla dieta, perché l’impatto sull’ambiente di ciò che mangiamo è il primo su cui possiamo intervenire direttamente, innanzitutto mangiando meno carne. La svolta vegetariana e vegana di milioni di persone va proprio in questa direzione e, come raccontano i dati di Statista analizzati da WineNews, non riguarda solo i Paesi ricchi, come Stati Uniti e Germania. Al contrario, in maniera sorprendente, pensando anche al valore sociale che il consumo di carne rappresenta nelle economie emergenti, i Paesi in cui la popolazione vegetariana è cresciuta maggiormente sono Nigeria (+1,42 milioni di vegetariani nel 2017), Pakistan (+1,19 milioni di vegetariani) ed Indonesia (+270.000 vegetariani). A completare la top ten, Filippine, Germania, Brasile, Turchia, Kenya, Thailandia ed Italia (+86.700 vegetariani).
Al di là di come la si pensi, è una buona notizia, perché sono ormai centinaia gli studi che dimostrano come al consumo di carne siano legate a doppio filo la mancanza di acqua e la deforestazione. Eppure, è una sensibilità del tutto nuova ed ancora marginale, rispetto a dinamiche mondiali che raccontano come la produzione di carne nel mondo sia passata dalle 71,36 milioni di tonnellate del 1961 alle 317,85 milioni di tonnellate del 2014. I consumi, quindi, sono ancora altissimi, con picchi ben superiori a qualsiasi necessità: in Australia si mangiano 116 chilogrammi di carne l’anno a persona, in Usa 115 chilogrammi, in Argentina 107 chilogrammi, ma i consumi superano ampiamente e stabilmente gli 80 chilogrammi all’anno anche in tutta l’Europa Occidentale (con l’eccezione della Svizzera), in Brasile ed in Cile. Troppo, in una Terra che, proprio ieri, ha tecnicamente esaurito le sue risorse naturali annue, ossia cibo, aria ed acqua, dovendo attingere, per i prossimi 5 mesi, alle riserve, che certo non dureranno: il nostro è uno stile di vita insostenibile dal punto di vista ambientale, e se vogliamo garantire un futuro al pianeta che ci ospita. Fonte: WineNews, 1.08.2019