Senza le api, che sempre di più trovano “casa” nei vigneti italiani, non ci sarebbero la maggior parte di piante e prodotti della nostra agricoltura
I formaggi italiani si fanno “portavoce” del rilancio del miele,
Credit: Pexels/Cintia Siqueira
Il “Parco delle Api” del Castello di Meleto in Chianti Classico
“Bee the Future”, il progetto di Eataly con Slow Food
Semi di fiori “amici” delle api
Anche le Cooperative lattiero-casearie italiane ringraziano le api
Senza le api, e il loro importante “servizio” di impollinazione da un fiore all’altro che ne permette la riproduzione, non ci sarebbero la maggior parte delle piante sulla Terra, ma anche dei prodotti della nostra agricoltura. Basti solo pensare che, delle 100 colture che costituiscono il 90% della produzione mondiale di cibo, ben 71 sono legate al lavoro delle api. Il 20 maggio è la “Giornata Mondiale delle Api”, istituita dall’Onu per ribadire il loro ruolo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio naturale, a fronte dei dati sempre più preoccupanti legati alla scomparsa delle “sentinelle dell’ambiente” per eccellenza in molti territori del Pianeta, per la riduzione del loro habitat, l’uso di pesticidi, il crescente inquinamento e il cambiamento climatico, che causano il grave fenomeno della moria e dello spopolamento degli alveari per l’impossibilità dei piccoli insetti di riprodursi. Solo in Italia (dove gli apicoltori sono più di 70.000 e gli alveari oltre 1,5 milioni, per 14.746 tonnellate di miele commercializzate nel 2022 per un valore di 149 milioni di euro; fonte Ismea), 1,8 milioni di colonie di api producono 50 varietà uniflorali di miele oltre a infinite combinazioni di millefiori, nonostante il susseguirsi di stagioni di raccolta drammatiche in termini di perdita di produzione e di mancato reddito: ma la loro scomparsa non porterebbe solo ad un grave danno economico, metterebbe a rischio l’esistenza stessa dell’uomo. Un capitale naturale, quello della Repubblica Italiana, di oltre 100 miliardi di api, il cui valore è stimato in ben 500 milioni di euro, con la presenza di alveari sul territorio che genera in Italia 2 miliardi di euro di valore della produzione agroalimentare, cui si deve aggiungere l’apporto ecosistemico che le api garantiscono alla biodiversità, stimato in 150 miliardi di euro (fonte Federazione Apicoltori Italiani-Fai).
C’è chi ha un vero e proprio laboratorio in azienda per produrre miele, diversificando la produzione con i suoi vasetti a marchio, e c’è chi, invece, alle api offre i propri vigneti in “comodato”, ospitando alveari tra i filari. Dai vigneti di Prosecco a quelli di Brunello, dalle Langhe al Chianti, dalla Val d’Orcia alla Maremma, come raccontiamo sempre su WineNews, da tempo in Italia gli apicoltori e i produttori di vino hanno stretto un’“alleanza”, con sempre più cantine che accolgono le api per proteggerle, difendere la biodiversità dei territori e migliorare la qualità di ambiente e produzioni, studiando nuove strade sostenibili da percorrere e pratiche agronomiche compatibili con la vita delle api. Nella “Giornata Mondiale delle Api”, un regalo alle “sentinelle” dell’ambiente arriva dai vigneti di Vermentino della Tenuta di Gavorrano in Maremma, la più “selvaggia” tra quelle di proprietà di Carpineto, dove nasce “BEEdrome”, quattro ettari destinati ad un’attività propedeutica ad incrementare il patrimonio apistico fornendo ai preziosi insetti un campo dove prosperare e moltiplicarsi. Una nuova casa per gli impollinatori, che con la loro piccola “proboscide”, la ligula, asciugano i succhi zuccherini che, se attaccati da microrganismi, potrebbero danneggiare gli acini, “arredata” con erba medica, “apistico primaverile” (una miscellanea di sementi per tappeto erboso denominato composta da aneto, ginestrino, grano saraceno, lupinella, erba medica lupolina, meliloto bianco e giallo, sulla, trifoglio incarnato, trifoglio resupinato, trifoglio violetto, senape bianca ed achillea), fiori e lavanda appositamente reinserita nella Tenuta per fornire nettare e polline alle api per tutta la stagione. Anche il Castello di Meleto nel BioDistretto del Chianti Classico, supporta la visione di un cambiamento positivo tanto da aver creato un vero e proprio “Parco delle Api”, dove 3,2 milioni di api producono miele millefiori, propoli e miele selvatico, e con il progetto nel “Nome dell’Ape” si può adottare un’arnia e ricevere 2 kg di miele l’anno per cinque anni. In più, il Parco è didattico perché il cambiamento delle nostre abitudini per un futuro più sostenibile per il Pianeta deve partire dalla scuola e dai più piccoli.
In Italia, le api sono “alleate” silenziose del successo di ristoranti stellati e cantine riconosciute in tutto il mondo nelle loro le dimore Relais & Châteaux, dal parco secolare che circonda Villa Crespi e il suo ristorante tre stelle Michelin a Orta San Giulio, che ospita colonie di api di razza ligustica o italiana i cui prodotti dell’alveare, a partire dal miele, vengono utilizzati in cucina da chef Antonino Cannavacciuolo, al ristorante tre stelle Michelin Dal Pescatore della famiglia Santini a Canneto sull’Oglio, il cui bosco accoglie un apiario con una colonia di api sempre italiane, da Le Peracciole, l’azienda agricola biologica della famiglia Iaccarino nella Penisola Sorrentina dalla quale provengono miele, ortaggi, frutta e erbe officinali utilizzati nel ristorante due stelle Michelin Don Alfonso 1890 guidato dagli chef Alfonso ed Ernesto Iaccarino, al progetto “L’Orto e l’Aia nel Borgo” dell’Hotel Borgo San Felice che in Chianti Classico ospita arnie nomadi che vengono spostate all’interno della tenuta per seguire l’andamento delle fioriture stagionali e produrre un miele millefiori ingrediente dell’executive chef Juan Quintero, una stella Michelin, dal Castello Banfi Wine Resort tra i vigneti di Brunello a Montalcino, dove le arnie sono dislocate in diversi punti della tenuta e le api supportano la produzione di prugne, prodotto per il quale l’azienda detiene un primato italiano, e che con il miele sono ingredienti dei piatti dello chef Domenico Francone al ristorante una Stella Michelin Sala dei Grappoli, al Villa Cordevigo Wine Relais a Cavaion Veronese i cui mieli autoprodotto sono utilizzati in cucina al ristorante L’Oseleta, una stella Michelin, dallo chef Marco Marras, a Il Borro, la tenuta nel Valdarno della famiglia Ferragamo, azienda agricola biologica e autosufficiente che produce miele, accanto a vino, olio e ortaggi dell’orto.
Tra le api che, invece, trovano dimora in città, ora c’è anche la prima e più elevata installazione di ape italiana in una sede istituzionale nazionale: è il primo apiario della storia del Ministero dell’Agricoltura, inaugurato oggi dal Ministro Francesco Lollobrigida sulla terrazza del dicastero a Roma, curato dalla Federazione Apicoltori Italiani (Fai), promossa e collegata a Confagricoltura, nel progetto “ApinCittà”. Gli alveari avranno una finalità di impollinazione, biomonitoraggio e mappatura della biodiversità di un ampio quadrante della Capitale, grazie all’apis mellifera ligustica originaria della nostra Penisola, diffusa in tutti i continenti e che rappresenta il primo impollinatore (oltre il 90% di tutti gli insetti utili presenti nei nostri ecosistemi) degli ambienti rurali, urbani, peri-urbani e naturali, e un fondamentale fattore di produttività del cibo necessario al Pianeta.
Eataly celebra la “Giornata Mondiale delle Api” con 8 milioni di semi melliferi di “Bee the Future”, il progetto destinato alla salvaguardia degli insetti impollinatori promosso con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, Arcoiris, azienda sementiera italiana esclusivamente biologica, ed il Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università di Palermo, donati alle aree verdi metropolitane, da Torino a Milano, da Roma a Piacenza e Pollenzo, e alle quali quest’anno si aggiungono Cremona, Genova, Ravenna e diversi Comuni nel territorio di Verona. Nato nel 2018, “Bee the Future”, con il coinvolgimento di 80 agricoltori sensibili al tema della salute delle api, ha riforestato 100 ettari di terreni in aree agricole italiane intensamente coltivate a monocolture intervenendo in modo positivo nel miglioramento dell’ecosistema delle api, e il suo prossimo obbiettivo è arrivare a donare 10 milioni di semi di fiori amici delle api a enti pubblici e associazioni impegnate nella gestione del verde urbano.
Riguardo al fondamentale ruolo svolto dalle api per i prodotti della nostra agricoltura, basta solo pensare che ci vuole un fiore anche per produrre un buon formaggio. Il rapporto delle api con l’arte casearia non è scontato, ma è determinante poiché l’alimentazione delle bovine, sia a base di erba fresca (nel caso di animali al pascolo) o di fieno si riflette sulla qualità del latte e, di conseguenza, sulla fase successiva della trasformazione in formaggio. Per questo anche l’intera filiera lattiero casearia italiana dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari rendere omaggio agli insetti impollinatori in occasione della loro “Giornata Mondiale”, riconoscendone l’importanza per la qualità e la varietà della produzione italiana, tra le più ricche al mondo, con ben 488 diverse tipologie riconosciute come Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Pat), di cui 52 si fregiano della Denominazione di Origine Protetta europea.
Con i formaggi che si fanno anche “portavoce” del rilancio dei consumi di miele, grazie agli abbinamenti tra i due prodotti simbolo del made in Italy. E che, come per il vino, possono essere per contrapposizione o similitudine, avendo cura che il miele non sovrasti mai il gusto del formaggio, bensì lo assecondi. Nel primo caso, con formaggi stagionati dal gusto molto deciso o addirittura piccante – pensiamo ad esempio a un Provolone Valpadana Dop o anche un Pecorino Romano Dop – va scelto un miele decisamente dolce, come l’acacia, tra i più conosciuti e amati per il suo aroma floreale e confettato, o un miele di erica, più raro ma con un aroma caratteristico, quasi “caramellato”. Viceversa, su un formaggio fresco, come lo stracchino, il primo sale o la ricotta si abbina molto bene un miele amaro come quello di Castagno oppure di Corbezzolo, tra i più pregiati. Per chi non fosse particolarmente esperto e non voglia avventurarsi in abbinamenti troppo azzardati, la regola da seguire è invece quella della similitudine (o concordanza). Più il formaggio è fresco, più andranno scelti mieli delicati e “leggeri”, come quelli già citati o ancora agrumi, rosmarino o lupinella. Più cresce l’intensità del formaggio – pensiamo al Grana Padano Dop o al Parmigiano Reggiano Dop di grandi stagionature – più anche il miele deve bilanciare con una buona intensità aromatica, come ad esempio quello di tiglio o la melata, dal caratteristico e penetrante aroma. Sugli erborinati, come il Gorgonzola Dop, si abbina bene il “classico” millefiori o anche il miele di Sulla. Fonte: WineNews, 19.05.2023