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Dic 09 2020

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IDROGENO “SPORCO”: LA LOBBY DEI GAS FOSSILI CONDIZIONA LE SCELTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

In Europa il 90% dell’idrogeno prodotto per la generazione di energia elettrica deriva da combustibili fossili e un insignificante 0,1 da rinnovabili.

Attualmente non si può quindi, parlare di fonte pulita. A un anno dall’annuncio del Green Deal europeo che vede proprio nell’idrogeno la fonte energetica del futuro, un nuovo rapporto redatto da Corporate Europe Observatory, Food and Water Watch Europe e da Re:Common, intitolato “The hydrogen hype: gas industry fairy tale or climate horror story” ci illustra come, in realtà, a spingere per il passaggio all’idrogeno, ritenuto indispensabile per la transizione energetica siano le solite multinazionali delle fonti fossili. Pronte a riconvertire gasdotti all’idrogeno estratto dagli idrocarburi, il cosiddetto idrogeno grigio o dal gas, detto idrogeno blu. E non a investire, per esempio, sull’idrogeno verde, quello che si può ottenere per fotolisi dall’acqua.

Il rapporto delle Ong rivela un’intensa e concertata campagna di lobbying da parte dell’industria del gas per spingere l’Ue a convolare a nozze con l’idrogeno, costata ben 58 milioni di euro in un anno. Azione che è arrivata a combinare incontri tra l’industria dell’idrogeno e i commissari europei Frans Timmermans (vice-presidente Commissione UE), Kadri Simson (Energia) e Thierry Breton (Mercato interno e Servizi) e i loro gabinetti ben 163 volte fra dicembre 2019 e settembre 2020. Non stupisce, quindi, come la strategia sull’idrogeno della Commissione, pubblicata nel luglio 2020, inglobi quasi totalmente le richieste del gruppo di lobby Hydrogen Europe, compresi gli obiettivi e gli investimenti necessari sia all’interno che all’esterno dell’Ue.

Fra il 2014 e il 2020, l’industria dell’idrogeno ha avuto accesso a oltre 1 miliardo di euro di fondi pubblici per i suoi progetti. Tanto che la rete dei gasdotti per la distribuzione di gas fossili dell’Ue, sovradimensionata e sottoutilizzata, diventerà la “spina dorsale dell’idrogeno“. Snam e le sue consorelle europee sono tra i soggetti che più ne beneficeranno, vendendo sia gas che idrogeno prodotto da gas, o da altre fonti comunque problematiche. Fonte: Valori, 9.12.2020

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