Ospiti di Baldassarre Agnelli nel regno delle Pentole, arriviamo tutti abbastanza ravvicinati ed in anticipo, segno evidente di una grande aspettativa.
Ritrovo al Museo della Pentola con la Gemma, la vera factotum del locale, che ci spiega le assolute volontà dei fondatori dell’Azienda di conservazione dei metodi di fabbricazione delle pentole (che poi durante la guerra diventarono elmetti dei nostri soldati) attraverso tecnologie assolutamente innovative in ogni momento: la Pentole Agnelli era, e lo è ancora, assolutamente innovativa (se ne parla molto in questo periodo di crisi economica), tanto da essere divenuta il riferimento di tutti i più importanti cuochi del mondo per le sue pentole assolutamente professionali. Un’Azienda che sta di giorno in giorno migliorando vieppiù la qualità delle sue pentole approfondendo così l’educazione gastronomica e del gusto di chi le usa, che non solo i grandi cuochi ma anche la “massaia di Voghera” (M. Soldati).
Ed è la SAPS, la sede della nostra conviviale: un Centro Culturale per la Sperimentazione dei Mezzi di Cottura; da lei derivano tutte le innovazioni tecnologiche e morfologiche delle pentole Agnelli.
Con l’aperitivo la Gemma ci illustra il Museo nel suo percorso temporale e culturale; saliti al primo piano alla vera e propria SAPS ecco la sopresa: i due garfagnini, con grande generosità (della quale non dubitavamo), hanno portato un sacco di roba, prodotti che qui assolutamente non si trovano, il prosciutto bazzone, il biroldo della Garfagnana, la salsiccia, il boccone al fungo porcino, il boccone di cinghiale, il pane di castagne, il pane di farina di mais ottofile rosso, il pane di patate, il farro…Ogni salume il suo pane.
Tutti ci prendono gusto e si capisce subito che diventerà una serata di grandi battaglie con il proprio stomaco per le quantità e soprattutto per la robustezza dei prodotti offerti. Ma questo non ci opprime, anzi, ci mette entusiasmo e fa nascere in noi un certo agonismo nel confronti delle nostre viscere, dandoci felicità.
Andrea Bertucci, il patron dell’Osteria Vecchio Mulino di Castelnuovo Garfagnana, conosciuto vent’anni fa nel viaggio dei vini dolci di Slow Food a Jerez e nel Sauternes, appare felice di essere da Agnelli, felice della felicità di tutti noi che gradiamo entusiasticamente quanto da lui proposto: “ci torno anche domani qui… hai voglia te…” Poi parla della location: “bellissimo e tutto organizzato, ‘un manca nulla…, manco l’erbe dell’orto…”
Dello stesso avviso Giordano Bertucci, patron del Ristorante Il Pozzo di Pieve Fosciana, il vero cuoco della serata, “noi nove volte su dieci non troviamo quello che ci serve per cucinare; anche se ci dicono c’è tutto, poi manca sempre qualcosa…e qui c’è proprio tutto”.
Strepitosa la zuppa di fagioli e farro arricchita di un olio dop colline lucchesi veramente splendido. Grande rispetto della tradizione e grande gusto. Poi il brasato di Manzo Podolico, una razza della Garfagnana che non serve ne per carne ne per latte: un bovino primigenio mai selezionato, ma gustoso, che viene ancor oggi mantenuto esclusivamente per conservazione della razza. Grande chicca quindi, che solo a pochissimi eletti, e noi ci vantiamo di esserlo, viene concesso di assaggiarlo. Lo accompagna la polenta di Mais ottofile rosso per quale i due hanno portato perfino l’acqua dalla Garfagnana “perché ci vuole quell’acqua lì”
Infine strepitosa nel dessert la ricotta fresca con il castagnaccio della tradizione e miele di castagno.
Molta ilarità, molte pance piene (anche di più), corsa all’acquisto dei prodotti rimasti, molti apprezzamenti ai cuochi e alla Garfagnana, molti ringraziamenti a loro e ad Agnelli ed ai suoi collaboratori per la magnifica ospitalità.
sm