La mossa della cittadina olandese fa parte degli sforzi per ridurre l’impatto umano rispetto alla crisi climatica in atto e va a intrecciarsi con iniziative simili in tutta Europa
Prima la Spagna che obbliga i mattatoi alla videosorveglianza, poi nei Paesi Bassi viene bandita la pubblicità della vendita della carne. Per la sostenibilità ambientale e la tutela degli animali è una settimana fortunata. È infatti notizia freschissima che l’importante porto olandese, famoso per la produzione dei tulipani e della birra, diventerà la prima città al mondo a vietare la pubblicità della carne dagli spazi pubblici. Un’iniziativa che insiste sul fattore culturale e umano, nel tentativo di ridurre i consumi di carne e quindi le emissioni di gas serra. Haarlem ( a ovest di Amsterdam, città di media grandezza con circa 160.000 abitanti), renderà effettivo il divieto dal 2024, dando la possibilità e il tempo di adattarsi alla novità. Novità che sarà impattante, in quanto il divieto non riguarderà solo gli spazi cittadini e la cartellonistica generale, ma anche la pubblicità sugli autobus e su qualsiasi schermo trasmetta in uno spazio pubblico. Un provvedimento davvero molto incisivo che ha provocato, come prevedibile, molte critiche da parte dell’industria di settore, che accusa il comune di andare “troppo oltre nel dire alla gente cosa è meglio per loro”.
Il motivo? L’evidenza scientifica di quanto gli allevamenti intensivi di carne impattino sul riscaldamento globale. Un tema che per i Paesi Bassi è ancor più importante, data la conformazione geologica (i canali di Amsterdam e Haarlem in primis). Un terzo delle emissioni globali di tutto il pianeta è evidentemente qualcosa che non sono più disposti a ignorare, tra foreste abbattute, innalzamento delle acque ed emissioni di CO2 a livelli sempre più alti.
Un primato non voluto, quello di Haarlem, come ha dichiarato Ziggy Klazes, una delle consigliere del partito GroenLinks che ha redatto la mozione in oggetto; ha infatti dichiarato in un’intervista, come riporta The Guardian, che non sapeva che la città sarebbe stata la prima al mondo a imporre questo tipo di politica sociale e alimentare. L’ha dichiarato Haarlem105, sottolineando quelle che sono le priorità del partito e l’idea alla base di quel provvedimento, ovvero la coerenza: “Non si tratta di ciò che le persone cuociono e arrostiscono nella propria cucina; se le persone volessero continuare a mangiare carne, bene. Non possiamo dire alle persone che c’è una crisi climatica e incoraggiarle ad acquistare prodotti che fanno parte della causa. Certo, ci sono molte persone che trovano la decisione oltraggiosa e condiscendente, ma ci sono anche molte persone che pensano che vada bene. È un segnale: se venisse raccolto a livello nazionale, sarebbe solo molto bello. Ci sono molti gruppi di GroenLinks che pensano che sia una buona idea e vogliono provarla”.
Com’è facile immaginare, l’opposizione all’interno del consiglio di Haarlem non è stata di poco peso, con i partiti contrari che stanno basando tutto il proprio lavoro battendo sul concetto di libertà di espressione e di opinione. Sander van den Raadt, leader del gruppo Trots Haarlem, ha battuto su quella che secondo loro è una contraddizione: “Il comune sta organizzando una grande campagna di manifesti secondo cui puoi essere te stesso ad Haarlem e amare chi vuoi, ma se ti piace la carne verrà e ti dirà che hai completamente torto”. Un tocco di populismo e molti interessi commerciali toccati nel vivo (in un Paese che è il più grande esportatore di carne del continente), visto che di fatto la legge comunale non vieta in alcun modo né di vendere né di consumare carne. Fonte; laRepubblica, IL GUSTO, Lara De Luna, 07.09.2002