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Mar 23 2025

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GAJA AI GIOVANI SOMMELIER: “NON TEMETE L’INTELLIGENZA ARTRIFICIALE, NON PUÒ MISURARE LE EMOZIONI”

Angelo Gaja con Franco Maria Ricci, fondatore della Fis 

Il padre del Barbaresco a Roma per il Forum della Fis con Mattarella. L’appello alla politica: “Non copriteci di burocrazia e aiutate le cantine medio piccole che fanno grande l’Italia”

L’innovazione, con le sue scoperte tecnologiche, non è qualcosa da temere, il fattore umano avrà sempre un ruolo insostituibile nella vita così come nella valutazione di un vino. “Non abbiate paura di intelligenza e naso artificiale, non sanno misurare l’emozione che dà un vino”. Così Angelo Gaja sprona i neodiplomati sommelier, durante il 44esimo Forum della cultura dell’olio e del vino della Fondazione italiana Sommelier (Fis), sabato 22 marzo a Roma.

Il progresso tecnologico legato all’intelligenza artificiale non può dunque spaventare un sommelier professionista. È il messaggio del produttore piemontese, padre del Barbaresco, ai numerosi sommelier appena diplomati. “Un naso artificiale potrà forse distinguere – ha detto Gaja – la concentrazione di un vino. Ma c’è qualcos’altro che il naso artificiale non sarà mai capace di fare e che ha bisogno di voi a un certo punto per individuare quando un vino è elegante. L’eleganza di un vino è infatti un aspetto emozionale, non c’è una misurazione meccanica. Solo il soggetto umano ne è capace. Quindi non dobbiamo aver timore dell’intelligenza artificiale e del naso artificiale che arriverà perché la capacità suprema è sempre quello del soggetto che ne è capace”.

Biodiversità, un patrimonio unico

L’imprenditore si è espresso anche sulla ricchezza del patrimonio biodiverso che l’Italia offre, un unicum nel mondo. “Le varietà indigene sono la nostra riserva aurea, un Fort Knox da preservare – dice Gaja – Anche se è vero che l’Italia del vino ha dimostrato di essere capace di lavorare su due tavoli, quello delle varietà internazionali e il tavolo delle qualità autoctone. Quest’ultima è una ricchezza straordinaria dell’Italia, costruita in 70 anni, un patrimonio da cui attingere per fare vini come nessuno al mondo. Questi perculiari vigneti sono in tutte le regioni; ovunque abbiamo dei vigneti con oltre 300 varietà indigene che danno dei vini diversi e quindi che sorprendono. È una ricchezza straordinaria”. Gaja si è detto emozionato della possibilità di parlare allo stesso Forum in cui è intervenuto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha parlato anche del problema dei dazi. Poi, rivolgendo alla politica, italiana e comunitaria, il viticoltore ha lanciato un appello: “Non coprite di burocrazia il nostro patrimonio straordinario. Mai come oggi registro un riconoscimento così chiaro sulla qualità media del vino italiano che è salita enormemente; c’è un riconoscimento assoluto. Le cantine medio grandi hanno fatto un lavoro straordinario di apertura del mercato internazionale. Ma l’80% del nostro comparto produttivo è fatto da cantine medio-piccole, oltre 30.000 cantine che giocano una funzione straordinaria. Aiutano, ad esempio, a costruire il sogno di persone istruite che vivono in città e che desiderano andare in campagna e avviare lì la loro produzione”.

I giovani e l’enoturismo

Una passione che coinvolge in primis l’enoturismo, uno dei canali più importanti del patrimonio e del giro d’affari del vino: “Molti giovani di città si stanno appassionando all’enoturismo e vanno a esplorare le cantine e la provincia E capiscono che è lì il motore dell’economia italiana. Non dobbiamo perdere la fiducia all’ottimismo. Occorre imparare a leggere il presente con gli occhi di domani, non con gli occhi di ieri. E il nostro futuro sono i giovani e le giovani donne che parlano le lingue, abbracciano le nuove tecnologie, fanno ricerca”. Forte risulta l’impegno del settore per la sostenibilità. Il Vigneto Italia, per Gaja, “è uno scrigno di bellezza del nostro paese al quale abbiamo contribuito anche noi viticoltori. Per anni, per generazioni, abbiamo costruito questa bellezza, al mare, in montagna, ovunque anche in terreni collinari impervi che non si presterebbero facilmente ad altre coltivazioni. Dobbiamo imparare – sprona il re del Barbaresco – a ritrovare il senso di meraviglia per questi vigneti fantastici perché questo ci aiuta a capire che dobbiamo conservarlo questo paesaggio vitato, dobbiamo tutelarlo”.   Fonte: WineNews, 23.03.2025

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