Appello per l’agroecologia. La rigenerazione del terreno arriva a valere 774 euro l’anno a ettaro
Fatichiamo a rendercene conto perché è la base che ci sostiene, il nostro punto di riferimento primario. Eppure il suolo è fragile. Perché è una pelle viva e noi la stiamo urticando. E così, lentamente, si scompone facendo affiorare il sistema osseo e arido della Terra.
E’ il processo che si chiama desertificazione e il rapporto Fao reso noto in occasione della Giornata mondiale del suolo (5 dicembre) indica le dimensioni del problema. Per ricostruire un solo centimetro di humus ci vuole più di un secolo. E di centimetri ne perdiamo tanti che per contarli conviene cambiare unità di misura: ogni anno scompaiono 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile.
Le cause di questo fenomeno, che i 300 scienziati firmatari del rapporto considerano “altrettanto importante della crisi climatica”, sono molte. Si va dagli incendi all’abuso di pesticidi e fertilizzanti legato all’agricoltura intensiva, dalla deforestazione al global warming. Ma a uccidere il suolo è soprattutto l’idea che sia già una cosa morta. Una convinzione purtroppo radicata ma del tutto priva di fondamento: il rapporto chiarisce che un quarto delle specie viventi abita sotto i nostri piedi.
Dunque, propone la Fao, la cura per guarire il suolo è il rilancio della biodiversità: “Le politiche ambientali in tutto il mondo tendono a ridurre continuamente i livelli ammissibili di pesticidi negli alimenti, a limitare l’uso di fertilizzanti chimici e di pesticidi, ad aumentare le pratiche di agricoltura biologica e l’impiego di biofertilizzanti”.
Obiettivi resi urgenti dallo stretto legame tra salute del suolo e salute umana, come ricorda l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura: “La relazione tra le radici delle piante e la biodiversità del suolo consente alle piante di produrre sostanze chimiche come gli antiossidanti. Quando mangiamo queste piante, gli antiossidanti ci rafforzano stimolando il nostro sistema immunitario e contribuendo alla regolazione ormonale”.
Inoltre, si legge nel rapporto, “l’esposizione precoce a un assieme diversificato di microrganismi del suolo può aiutare a prevenire le malattie infiammatorie croniche, comprese allergie, asma, malattie autoimmuni, malattie infiammatorie intestinali e depressione. E dall’inizio del 1900, molti farmaci e vaccini sono stati derivati da organismi del suolo: in un contesto di crescenti malattie causate da microorganismi resistenti, la biodiversità del suolo ha un enorme potenziale per fornire nuovi farmaci capaci di combatterli”.
Ma in Italia quale è il livello di degrado del suolo? Legambiente, sulla base di dati Ispra, calcola che in un quarto dell’intero territorio nazionale la situazione peggiori, con punte di criticità: “Dati molto preoccupanti riguardano territori in cui l’agricoltura è condotta in modo eccessivamente aggressivo: abuso di fertilizzanti e sostanze chimiche, lavorazioni profonde e troppo ripetute, suoli lasciati scoperti per lunghi periodi, erronee pratiche di irrigazione per forzare la produttività finiscono, nel lungo periodo, per produrre risultati opposti, distruggendo l’humus”.
Il bilancio è pesante anche in termini europei. L’erosione del suolo costa 1,25 miliardi di euro all’agricoltura Ue in termini di perdita di prodotto (rapporto EEA “The European environment state and outlook 2020”). Mentre – secondo una ricerca condotta da NaturaSì, la maggiore realtà del bio italiano, con il supporto della società di consulenza tedesca Soil & More Impacts sulla base dei risultati di alcune aziende biologiche e biodinamiche – la rigenerazione del suolo attraverso pratiche di agricoltura biodinamica arriva a valere 774 euro l’anno per ogni ettaro coltivato, in termini di benefici ecosistemici (come cura e ripristino della fertilità organica del suolo, lotta all’erosione, conservazione dell’acqua e della biodiversità): “Se tutti i 173 milioni di ettari di superficie agricola europea fossero coltivati con gli standard più avanzati del biologico, il guadagno complessivo virtuale sarebbe iperbolico, ben oltre i 100 miliardi di euro” fonte: HuffPost, A. Cianciullo, 6.12.2020