Su invito dell’amico e Socio Mario Guarnieri, pubblichiamo, a proposito di Expo15, un intervento di Vandana Shiva ex-Vice Presidente Internazionale di Slow Food, ambientalista, femminista, scrittrice e laureata in Scienze Politiche, e la relativa risposta di Maurizio Martina, Ministro italiano delle Politiche Agricole e delegato per l’Expo.
Siccome l’argomento è fra i più seguiti, vogliamo aprire un forum di confronto fra i nostri seguaci e lettori.
L’Expo 2015 così non ha senso. Finora solo una vetrina dello spreco e della corruzione
Pubblicato: 13/11/2014 11:25
Il mondo ha bisogno di una cultura alimentare che si basi su qualità e diversità. Soprattutto oggi, in un momento in cui gli alti costi ecologici, sanitari e sociali dell’agricoltura industriale stanno diventando sempre più evidenti. La cultura alimentare dell’Italia è ricca e va nella giusta direzione. Per questo ho sempre sostenuto il progetto iniziale dell’Expo e ho creduto che il posto giusto per realizzarlo fosse l’Italia. In questo paese dove esiste una tradizione alimentare ricca di biodiversità, creatività millenaria e saperi locali si sono sviluppati con grande armonia i temi come il biologico, la filiera corta e la libertà dagli ogm. Tutto questo è stato possibile perché la vocazione del mondo rurale italiano trae forza dall’agricoltura familiare e dal concetto che ogni campo si trasforma in un organismo in equilibrio ambientale, capace di alimentare la fertilità del suolo e di chi ne trae nutrimento. E da queste radici avrebbe dovuto trarre nutrimento e crescere l’Expo. Soprattutto ora che abbiamo montagne di prove scientifiche che eleggono l’agricoltura familiare come l’unica strada per sconfiggere la fame.
Ad Expo, a discutere di agricoltura e di ambiente, non dobbiamo lasciare solo le multinazionali della chimica e dei semi. Entità – come dice anche il mio amico Carlo Petrini – senza volto ma con mille braccia e fortemente impegnate non solo nella difesa dei loro interessi ma anche in una vera e propria campagna di conquista della cultura del Nord del mondo che rischia di fare molti nuovi adepti. Expo avrà un senso solo se parteciperà chi s’impegna per la democrazia del cibo, per la tutela della biodiversità, per la difesa degli interessi degli agricoltori e delle loro famiglie e di chi il cibo lo mette in tavola. Solo allora Expo avrà un senso che vada oltre a quello di grande vetrina dello spreco o, peggio ancora, occasione per vicende di corruzione e di cementificazione del territorio. Sono stata nominata fra gli ambasciatori dell’Expo e ringrazio per l’onore che mi è stato fatto.
Purtroppo però non vedo nei programmi o nei calendari delle iniziative specifici richiami a temi fondamentali: la giustizia e la sovranità alimentare, l’agricoltura familiare, la biodiversità, il dramma dell’erosione genetica e le possibili soluzioni. Questa mancanza di chiarezza nel promuovere temi così essenziali sta producendo un vuoto che gli interessi commerciali e finanziari dell’industria biotecnologica rischiano di riempire con una campagna di spot pubblicitari: l’Expo rischia di trasformarsi in una fiera della colonizzazione finanziaria e industriale dei campi piuttosto che un’occasione di risposta alle vere cause della fame.
Non intendo in nessun modo sostenere, nemmeno indirettamente, le compagnie biotecnologiche che promuovono tutto ciò che è contrario alla buona nutrizione, non ecologico, insostenibile e che provoca al contempo la distruzione dell’agricoltura familiare. Il monopolio e l’illimitata pretesa di guadagno distruggono la sovranità e sostenibilità alimentare. L’agricoltura industriale che proviene dagli Stati Uniti fornisce cibo di cattiva qualità e provoca danni alla salute umana, inquina il suolo e danneggia l’ambiente. Le compagnie agroindustriali considerano il principio di precauzione, cioè la salute umana, un ostacolo al libero commercio da eliminare. Al contrario uno dei principali obiettivi dell’Expo deve essere proprio il rafforzamento della biosicurezza e dei modelli agroecologici. Per queste ragioni, come ambasciatrice dell’Expo – aderendo anche all’appello di Carlo Petrini, don Luigi Ciotti e Ermanno Olmi, anche lui ambasciatore dell’Expo – chiedo che sia fatta subito chiarezza sulla promozione dei principi a cui, assieme a tanti altri, sto lavorando da più di trent’anni e che ciò risulti evidente a tutti nell’agenda della manifestazione.
La mia proposta è semplice: affrontiamo a un tavolo il modello di produzione alimentare da mettere in agenda. Facciamo entrare le idee dentro Expo e teniamo fuori la cultura del profitto che danneggia le persone e il pianeta. Affrontiamo la questione chiave: il modello di produzione del cibo che viene proposto per il futuro è quello industriale basato su ogm e brevetti che finiscono per controllare la filiera alimentare da parte delle multinazionali oppure è quello che promuove la sovranità alimentare basata sulla biodiversità e sui sistemi ecologici, locali e territoriali? Questo dibattito ha una portata mondiale e l’Italia è il paese che più legittimamente può proporlo considerando anche le scelte chiare e coraggiose che ha fatto il suo governo sugli ogm. Mi rendo perfettamente conto che l’attuale crisi economica in Italia, provocata da Wall Street e dal sistema bancario, ha un impatto sullo stanziamento previsto in origine per l’Expo e che perciò le imprese biotech, in forza della loro capacità finanziaria, tendono a prendere una piattaforma più ampia. Ma proprio questa crisi rende ancora più evidente la validità del modello che tanti movimenti contadini propongono da decenni e che sostengo con tutta me stessa perché so essere quello migliore per garantire la salute del pianeta, il diritto al cibo e a un lavoro dignitoso per tutti.
Il senso dell’Expo. Ecco perché Vandana Shiva sbaglia
Pubblicato: 13/11/2014 15:31
Vandana Shiva su Expo sbaglia. E il primo consiglio che vorrei dare è semplice: occorre conoscere bene ciò che si sta facendo prima di giudicare. Alcune semplificazioni sono davvero sbagliate, soprattutto quando si affronta un tema delicato come quello della legalità e della trasparenza. Anche perché con il lavoro della Prefettura e della magistratura, con la preziosa collaborazione con l’Autorità nazionale anticorruzione, fino al progetto OpenExpo che per la prima volta in assoluto sperimenta una piattaforma Opendata per la trasparenza e l’accesso alle informazioni di un grande evento internazionale, noi ci stiamo misurando con questi temi esprimendo il massimo dell’attenzione e con azioni di contrasto nuove rispetto al passato. Ci mettiamo il massimo impegno e siamo pronti a fare ancora meglio in futuro.
Inoltre Expo non ha padroni e preconcetti, è una piattaforma di dialogo aperta dove si potranno mettere a confronto soluzioni, idee, proposte, che serviranno da base per le prossime scelte politiche indispensabili per garantire davvero la sicurezza alimentare. L’esposizione sarà l’occasione per un dibattito internazionale su tecnologie, innovazioni, strumenti che possano rispondere al meglio al tema alimentare globale garantendo sempre di più la sostenibilità dei modelli di sviluppo. Parlo della necessità di contrastare la povertà alimentare con un piano di azioni concrete, di ridurre gli sprechi alimentari con obiettivi precisi nei prossimi 10 anni, di promuovere modelli agricoli sostenibili sotto il profilo economico, ambientale e sociale, che tutelino risorse indispensabili come terra e acqua.
Al confronto espositivo, poi, parteciperanno oltre ai paesi aderenti anche i principali organismi internazionali a cominciare dall’Onu e della Fao (atteso per ottobre 2015 anche il segretario generale Ban Ki Moon) e dall’Unione Europea con un padiglione specifico. Inoltre, per la prima volta nella storia delle esposizioni universali anche le organizzazioni non governative saranno protagoniste del confronto animando uno spazio proprio.
La nostra ambizione è proprio quella di connettere il dibattito che si animerà a Milano in quei mesi alla discussione sui prossimi obiettivi del Millennio che le Nazioni Unite affronteranno proprio alla fine del 2015, segnando così una precisa responsabilità dell’Italia e di Expo 2015. Vogliamo contribuire così ad aprire la strada per una vera global food security, che espliciteremo nella Carta di Milano che verrà presentata alla fine del semestre di Expo. In questo scenario, l’Esposizione universale deve essere per il Paese l’occasione per costruire una grande mobilitazione positiva, utile a riconoscere le tante risorse grazie alle quali possiamo rilanciare nel tempo della grande metamorfosi globale.
Si continua a porre il tema dell’anima di Expo. È bene confrontarci anche su questo. Io credo che si capirà sempre di più che l’evento non è una fiera ma una grande occasione di riflessione globale. E già sono operativi strumenti per arrivare a questo risultato. Qualche esempio? Il programma Women for Expo che valorizza il rapporto tra nutrimento e universo femminile, il Progetto Feeding Knowledge che attraverso una Call internazionale ha già raccolto oltre 700 progetti da tutto il mondo da cui verranno selezionate le migliori best practices che animeranno il Padiglione Zero. E poi il progetto Scuole e il Laboratorio Expo per la formazione internazionale su questi temi. Così come il Patto internazionale dei Sindaci promosso dall’amministrazione comunale di Milano e il Forum agricolo globale previsto per giugno 2015. Passo dopo passo si animeranno iniziative centrali che entreranno nel merito delle grandi sfide poste da Expo. L’anima c’è. Se tutti daremo una mano, già a partire dalla prossime settimane, si renderà sempre più evidente che, proprio così, potremo offrire una occasione unica al mondo.
Il nostro impegno su questi temi è quotidiano. Siamo pronti a ricevere il contributo costruttivo di tutti in questa grande opportunità di dialogo fra i popoli.