Nessun rischio di chiusura per il Salone del Gusto, come si è mormorato nel giorno di apertura. Nonostante la mancata copertura dei costi da parte degli enti pubblici e degli sponsor. E nessuna opportunità di un “possibile scippo dall’Expo di Milano”. “Ci sono stati tagli concordati – spiega Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia – con Città di Torino e Regione. Poi si è ridotto il contributo del Ministero dell’Agricoltura, ed è mancato quello degli Esteri. Ma tutti avranno sempre meno risorse pubbliche."
"Pensiamo positivo, il sindaco Chiamparino, il Presidente del Piemonte Cota e l’Ue ci confortano”. E proprio Cota ha chiarito: “il Salone del gusto, per forza, si deve fare a Torino”. “Noi abbiamo cercato di mantenere la qualità dell’evento – ha aggiunto Burdese – che è sotto gli occhi di tutti, ma, se le cose peggioreranno, non si faranno le “nozze con i fichi secchi”. I privati? “Alcuni grandi, come Lavazza, ci sono sempre, e non c’è nessun boicottaggio. Certo, a chi fa Ogm diamo noia. Chi ha i cordoni della borsa, oggi, deve fare selezione, ma sono tranquillo”. E lo è anche il fondatore di Slow, Carlo Petrini: “tra i privati c’è più sensibilità. E più dei soldi contano le idee…”