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Feb 12 2025

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DAL MARE ALLA TAVOLA: PERCHÈ LE PIANTE ALOFITE TROVERANNO SEMPRE PIÙ SPAZIO NEI NOSTRI PIATTI

I vegetali salmastri protagonisti del futuro dell’alimentazione: da salicornia e agretti fino allo spinacio di mare, ecco come questi tesori costieri si preparano a entrare stabilmente nelle nostre diete

Carne creata in laboratorio, farine di insetti, alghe di ispirazione orientale. Quando parliamo del cibo del futuro spesso ci facciamo prendere dalle discussioni sulle tesi più esotiche e affascinanti e, ovviamente, anche da quelle più controverse. In realtà, alcuni degli ingredienti che probabilmente mangeremo di più nei prossimi anni sono già davanti ai nostri occhi. Non sono così strani e alieni, semplicemente non abbiamo ancora familiarizzato molto con loro: è il caso delle piante alofite.

In un momento storico in cui la sostenibilità e la ricerca di nuove risorse alimentari sono sempre più urgenti, queste piante si rivelano infatti una delle soluzioni più interessanti per il futuro dell’alimentazione. Questi vegetali particolari, che conosciamo come piante commestibili salmastre, si sviluppano in ambienti ricchi di sale come coste, paludi e terreni salini, dimostrando un’incredibile capacità di adattamento e offrendo al tempo stesso un potenziale nutrizionale di alto valore.

Cominciate a capire perché potremmo mangiarle molto di più in futuro?

Con questo articolo scopriamo meglio le caratteristiche delle piante alofite, quali sono le varietà più diffuse – alcune già presenti sulle nostre tavole, magari senza che ce ne rendiamo conto – e capiremo perché potrebbero diventare sempre più protagoniste della nostra dieta, offrendo soluzioni sostenibili in un’epoca di cambiamenti climatici e risorse idriche limitate.

Prepariamoci dunque a un viaggio tra le zone costiere e i terreni più ostili, alla scoperta di un mondo vegetale ancora poco conosciuto, ma ricco di potenzialità.

Indice

Cosa sono le piante alofite

Le piante alofite (note anche come “piante saline costiere”) sono organismi vegetali che crescono in ambienti caratterizzati da un’elevata concentrazione di sale, come zone costiere, paludi salmastre o deserti salati. Per semplificare la definizione, ciò significa che le alofite sono piante che, grazie a speciali strategie di adattamento, sono capaci di tollerare condizioni che sarebbero letali per la maggior parte delle specie vegetali.

Meccanismi di sopravvivenza

Alcune piante alofite possiedono ghiandole specializzate sulle foglie che eliminano il sale in eccesso, mentre altre lo accumulano all’interno dei propri tessuti, impedendo così che interferisca con le attività cellulari fondamentali. Esistono anche meccanismi di osmoregolazione che consentono di mantenere l’equilibrio idrico, nonostante la presenza di soluzioni saline estremamente concentrate. Questi meccanismi di adattamento trasformano le piante alofite in veri e propri “supereroi” del mondo vegetale.

Ambienti in cui crescono

Le piante alofite si trovano in zone costiere, esposte a spruzzi di acqua marina, ma prosperano anche nelle paludi salmastre, influenzate dal continuo afflusso e deflusso delle maree. Alcune specie si sono adattate anche ai deserti salati, dove il sale affiora naturalmente, mentre altre prediligono le lagune, ambienti in cui l’acqua dolce si mescola con quella marina. In tutti questi contesti, la presenza delle piante alofite arricchisce la biodiversità, creando vere e proprie nicchie ecologiche.

A differenza di altre aree del mondo, dove le maree possono essere molto accentuate, il nostro Mediterraneo presenta sbalzi di marea più contenuti, ma comunque sufficienti a creare zone umide salmastre estremamente ricche di vita. È il caso, per esempio, delle saline costiere che si incontrano in varie regioni italiane, dalla Sicilia alla Sardegna, ma anche della Laguna di Venezia e del Delta del Po, dove la fusione di acque dolci e salate favorisce la nascita di ecosistemi unici.

Importanza ecologica

Le piante alofite svolgono un ruolo fondamentale anche nella protezione delle coste. Le loro radici aiutano a consolidare il terreno, riducendo l’erosione provocata da vento e maree. E come anticipato, queste piante contribuiscono inoltre a mantenere l’equilibrio di zone estremamente fragili, offrendo habitat e cibo a uccelli, insetti e altri organismi che vivono in prossimità di ambienti salmastri.

Piante alofite: le caratteristiche

Vantaggi nutrizionali

Le piante alofite spesso sorprendono per la ricchezza dei loro valori nutrizionali. Contengono una buona quota di sali minerali come potassio, magnesio e calcio, elementi fondamentali per il corretto funzionamento del nostro organismo. Alcune specie presentano anche un interessante contenuto di vitamine e sostanze antiossidanti, che contribuiscono a contrastare l’azione dei radicali liberi, favorendo così il benessere generale. Nonostante nascano in ambienti salmastri, molte di queste piante presentano un equilibrio di sale e micronutrienti che può risultare benefico, ovviamente se consumate nelle giuste quantità.

Sostenibilità ambientale

Oltre al profilo nutrizionale, le piante alofite mostrano un’enorme rilevanza per la sostenibilità alimentare. Crescendo in terreni salini, non richiedono l’uso di acqua dolce, una risorsa sempre più preziosa a causa dei cambiamenti climatici e dell’aumento della popolazione mondiale. La loro coltivazione riduce la competizione con le colture tradizionali e può addirittura contribuire a recuperare suoli compromessi dalla salinizzazione. Inoltre, grazie alla loro capacità di adattamento, queste piante sono in grado di sopravvivere senza un impiego massiccio di fertilizzanti o pesticidi, minimizzando l’impatto ambientale e favorendo la biodiversità locale.

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Piante alofite commestibili: quali mangiamo già (e forse non lo sappiamo)

Prima di “etichettarle” come qualcosa di lontano dalle nostre abitudini, vale la pena sapere che diverse piante alofite fanno già parte della nostra alimentazione, magari senza che ce ne rendiamo conto. Dalla salicornia agli agretti, passando per l’obione e lo spinacio di mare, ecco una panoramica sulle specie più comuni e come impiegarle in cucina.

Tipologie di piante alofite

  • Salicornia (o asparago di mare)

La salicornia è forse la pianta alofita più conosciuta e apprezzata in cucina, tanto da essere spesso chiamata “asparago di mare” per la sua forma sottile e allungata. Cresce spontanea nelle aree costiere e paludose del Mediterraneo, dove la concentrazione di sale nel suolo è elevata. Ricca di minerali e con un gusto delicato, leggermente sapido, la salicornia si può gustare cruda in insalata o leggermente sbollentata e saltata in padella. Per chi vuole sperimentare, basta cercare online ricette “come cucinare la salicornia” per aprirsi a un mondo di preparazioni, dagli antipasti ai contorni per piatti a base di pesce.

  • Agretti (o barba di frate)

Gli agretti, conosciuti anche come “barba di frate”, sono una pianta alofita tipica delle zone costiere mediterranee. Con il loro sapore leggermente acidulo e la consistenza croccante, gli agretti sono da tempo protagonisti di molte ricette primaverili in Italia. Solitamente vengono lessati o saltati in padella con olio e aglio, diventando il contorno perfetto per secondi di carne o pesce. Per gli amanti dei sapori intensi, online si trovano diversi modi su come cucinare gli agretti: ricette che li abbinano a frittate, torte salate o insalate, rendendoli un ingrediente versatile in cucina.

  • Obione e Bieta di mare

L’obione, noto in botanica come Atriplex halimus, è un’ulteriore pianta alofita che cresce spontaneamente lungo le coste del Mediterraneo. Spesso, nella tradizione popolare, viene confuso o chiamato “bieta di mare”, ma in realtà si tratta di due specie differenti. L’obione appartiene alla famiglia delle Amarantacee e ha foglie argentate, leggermente carnose, dal sapore che ricorda vagamente quello degli spinaci. È ottimo cotto in padella con olio e peperoncino, oppure frullato per zuppe leggere. Mentre la bieta di mare (Beta vulgaris subsp. maritima) è la parente selvatica della bietola e della barbabietola coltivata; ha foglie verdi più scure e un gusto che richiama la bietola tradizionale, con note più intense.

Nonostante si tenda a utilizzare “bieta di mare” come sinonimo di Obione, dal punto di vista botanico si tratta di due piante distinte, entrambe alofite ma diverse per aspetto e sapore.

  • Spinacio di mare 

Spesso potreste aver sentito usare il termine “spinacio di mare” per qualcuna di queste piante. È bene sapere che non indica una sola e unica specie ma, nella tradizione popolare, può riferirsi a diverse piante del genere Atriplex. Tra cui l’obione di cui abbiamo parlato prima, ma non solo. Dal punto di vista culinario, tuttavia, le differenze tra le varie specie di Atriplex sono spesso minime.

Ricette e usi tradizionali

In molte culture costiere, le piante alofite sono parte integrante della tradizione culinaria. Nelle regioni del sud Italia, la salicornia è talvolta utilizzata per arricchire insalate e piatti di pesce, mentre gli agretti sono protagonisti di ricette innovative che valorizzano il loro retrogusto leggermente acidulo. Anche l’obione può comparire in minestroni, zuppe o preparazioni gourmet, dove il contrasto tra sapidità e dolcezza di altri ingredienti dà vita a piatti originali e sfiziosi. E comunque, saltate in padella o come ingrediente speciale delle vostre frittate, le piante alofite sono sempre un’ottima idea per variare con gusto. In ottica di cucina anti-spreco sono buone da valorizzare anche come accompagnamento alle frattaglie, quei tagli di carne considerati “meno nobili”, ma che fanno fortemente parte della tradizione enogastronomica italiana.

Perché le mangeremo più spesso in futuro

Cambiamento climatico e scarsità di risorse

L’innalzamento dei mari e la progressiva salinizzazione dei terreni sono fenomeni sempre più evidenti a livello globale e, in modo particolare, in alcune zone costiere del Mediterraneo. Questi cambiamenti trasformano gradualmente aree agricole tradizionali in ambienti salmastri, meno adatti alle colture comuni ma potenzialmente ideali per le piante alofite. La necessità di trovare varietà vegetali resistenti al sale diventa così cruciale per sostenere la domanda alimentare di una popolazione mondiale in continua crescita.

Di fronte alla penuria di risorse idriche e all’aumento di eventi climatici estremi, i coltivatori e i ricercatori guardano sempre più alle piante alofite come una risorsa alimentare del futuro: sono capaci di sopravvivere in condizioni estreme, richiedono meno acqua dolce e possono valorizzare terreni marginali o compromessi.

Innovazione e ricerca

Parallelamente, si moltiplicano i progetti di innovazione in tema di agricoltura salina, portati avanti da università, centri di ricerca e start-up che mirano a migliorare la produttività di queste piante. Le sperimentazioni includono l’ibridazione e la selezione genetica per renderle ancora più resistenti o appetibili in cucina.

Anche il mondo gastronomico sta facendo la sua parte: molti chef e ristoranti sperimentano ricette che vedono protagonisti salicornia, agretti o spinaci di mare. Questo interesse favorisce la diffusione e la conoscenza di tali piante, stimolando allo stesso tempo la ricerca di nuove tecniche di coltivazione. Le piante alofite stanno così conquistando un loro spazio, confermandosi non soltanto come piante “di nicchia”, ma come un potenziale elemento chiave nel futuro dell’alimentazione sostenibile.

Come introdurle nella nostra dieta

Consigli pratici

Per iniziare a consumare piante alofite, il primo passo è capire dove comprarle di buona qualità. In alcune regioni costiere, le si può trovare nei mercati locali, spesso sotto denominazioni tradizionali come salicornia e agretti o spinacio di mare. In alternativa, alcuni negozi specializzati in prodotti biologici e piattaforme online offrono semi e piante già pronte, ideali per chi vuole provare a coltivarle in proprio, purché disponga di suoli o vasi con un contenuto salino adeguato.

Introdurre questi vegetali nella dieta quotidiana non richiede grandi rivoluzioni. Basta aver voglia di sperimentare nuove ricette con le verdure: piatti facili da fare, leggeri e buoni abbinati a ingredienti semplici come cereali integrali o pesce.

Attenzione al contenuto di sale

Sebbene alcune piante alofite siano meno salate di quanto si pen

si, è comunque consigliabile prestare attenzione se si soffre di ipertensione o si deve limitare l’apporto di sodio. In questi casi, è utile moderarne il consumo, sciacquarle abbondantemente prima di cucinarle e fare a meno (o ridurre al minimo) dell’aggiunta di sale a fine cottura. In ogni caso, il sapore piacevolmente sapido di molte piante alofite aiuta a ridurre l’uso di sale aggiunto nelle preparazioni, con effetti positivi sulla salute.

Le piante alofite offrono dunque un mix importante di sostenibilità, resistenza ai cambiamenti climatici e potenziale gastronomico, dimostrandoci ancora una volta come la natura possa fornire soluzioni innovative anche di fronte a sfide sempre più urgenti. Dalle coste del Mediterraneo ai laboratori di ricerca, il loro impiego sta crescendo rapidamente, aprendo la strada a un’alimentazione più consapevole.

Proprio come l’oceano si insinua lentamente nei terreni costieri, così queste piante umili ma tenaci stanno conquistando spazio sulle nostre tavole, promettendo un futuro all’insegna della biodiversità e dell’innovazione. Se non le avete ancora provate, è il momento di sperimentare in cucina: cercate le piante alofite disponibili nella vostra zona, provate una nuova ricetta o condividete con amici e familiari un piatto a base di salicornia, agretti o “spinacio di mare”.   INFORMAcibo, Simone Pazzano,  27.01.2025

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