per l’industria alimentare e farmaceutica. Il progetto di sei Università italiane, finanziato da Ager
Ottenere nuovi metodi di estrazione dell’olio (e ottimizzare quelli esistenti), ricercare nuove soluzioni per un packaging resistente a ossigeno e luce, individuare metodi veloci e green per valutare la qualità e utilizzare materiali di scarto per l’industria alimentare e farmaceutica. Sono solo alcuni degli obiettivi di “SOS – Sustainability of the Olive-oil System”, il progetto di sei università italiane finanziato con oltre 800.000 euro da Ager (Fondazione in rete per la Ricerca Agroalimentare), nell’ambito del bando “Olivo e Olio 2015” che vede dieci Fondazioni di origini bancarie supportare, con un budget totale di 7 milioni di euro per il triennio 2018-2021, progetti che hanno come focus l’olio d’oliva.
Frutto di tre anni di lavoro di 51 tra professori, ricercatori e dottorandi delle Università di Bari (capofila), Milano, Parma, Reggio Calabria, Sassari e Teramo, “SOS – Sustainability of the Olive-oil System” si pone l’obiettivo di contribuire al rafforzamento del sistema olivicolo (in termini qualitativi e quantitativi) attraverso il miglioramento della sostenibilità del settore, dalla campagna sino allo scaffale. Sei gli assi lungo i quali si sta sviluppando la ricerca: dall’ottenimento di nuovi metodi di estrazione dell’olio (e ottimizzazione di quelli esistenti) alla ricerca di nuove soluzioni per un packaging in grado di garantire la barriera contro l’ossigeno e la luce, dall’individuazione di metodi veloci e green per la valutazione della qualità dell’olio allo studio approfondito sui polifenoli ottenuti dalle faglie e da altri materiali di scarto come oli e acque, dalla produzione di biogas dai sottoprodotti alla creazione di una rete fitta e di scambio con ricercatori e stakeholder.
E sono i materiali di scarto della produzione ad essere particolarmente interessanti. Si pensi ad esempio all’uso degli estratti per bloccare l’azione genotossica del cadmio. Gli estratti ottenuti dalle foglie di olivo hanno dato risultati interessanti sia per l’industria alimentare sia per quella farmaceutica. Ottimi per aumentare la conservabilità (la shelf-life) di taralli ma anche di altri prodotti alimentari come il patè di olive o le olive da tavola fermentate in salamoia. Insomma, bye bye ai conservanti chimici e spazio a quelli naturali ottenuti dalla lavorazione delle foglie d’olivo. Ma ancora, sempre da questi scarti intelligenti sono stati ottenuti estratti utili per combattere patologie associate a infiammazioni e stress ossidativo.
Insomma, con l’ottimizzazione delle tecnologie di estrazione sino allo sviluppo di nuove soluzioni, sia per il packaging sia per l’uso dei sottoprodotti, la ricerca che vede insieme le sei università italiane promette di portare risultati spendibili a beneficio sia dei consumatori sia dei produttori con un approccio sempre più sostenibile nella produzione e nella trasformazione. Fonte: Winenews, 03.05.2019