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Set 30 2024

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DA TERRA MADRE: CIBO SOSTENIBILE IN CITTÀ. LA SFIDA DI TERRA MADRE: “PORTIAMO LA CAMPAGNA DENTRO LE METROPOLI”

Nel 2050 l’80% degli alimenti sarà consumato in zone molto popolate e prodotto altrove

Inaugurazione e cerimonia di apertura di Terra Madre 2024 presso il Parco Dora Torino, 26 settembre 2024 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO (ansa)

Una delle sfide più cruciali che ci impone la contemporaneità è contrastare l’allontanamento della popolazione dai contesti agricoli, non soltanto in termini geografici e occupazionali, ma soprattutto da un punto di vista culturale. Ne è convinta la comunità internazionale di Slow Food, che alla dicotomia tra la campagna, luogo dove il cibo si produce, e la città, intesa come simbolo del consumo, ha dedicato oltre cinquanta appuntamenti del calendario della quindicesima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, che chiude oggi i battenti dopo quattro intensi giorni torinesi.

Città e campagna

In effetti, la distanza tra aree urbane e rurali non è mai stata così problematica, in un contesto in cui si prevede che nel 2050 l’80% del cibo sarà consumato in città e prodotto altrove, in zone agricole sempre meno popolate e sempre più lontane. Il tema di una città che cresce e che diventa la nicchia ecologica d’elezione della popolazione, allontanandola da quella che dovrebbe essere la sua “casa” naturale, sembra essere lontano dalle problematiche quotidiane, ma non è così.

Oggi ci vuole un’idea di città che incorpori l’elemento naturale non come un orpello, ma come un elemento necessario“, spiega Elena Granata, professoressa di Urbanistica al Politecnico di Milano. “Le città devono cambiare pelle: dobbiamo fare spazio alla natura nei contesti urbani, ripristinare la balneabilità dei fiumi, stoccare l’acqua piovana, costruire vasche di laminazione per contrastare l’esondazione dei fiumi e chiederci da dove proviene quello che mangiamo“.

La democrazia dell’alimentazione

La necessità è quella di costruire una democrazia dell’alimentazione in contesti urbani che rischiano di dimenticare l’origine del cibo, ampliando il divario tra chi può permettersi di reperire alimenti freschi e di qualità e chi invece non ne ha accesso.

Per farlo, bisogna ibridare città e campagna, invertendo la rotta di un flusso alimentare che attualmente viaggia a senso unico in un vicolo cieco, da un contesto rurale che crea e uno urbano che distrugge.

La chiave per farlo sono le politiche locali del cibo“, spiega Raoul Tiraboschi, vicepresidente di Slow Food Italia. “Le città si stiano interrogando sul loro ruolo e sulla loro interazione con le aree rurali: è necessario valorizzare la filiera corta e lavorare con le nuove generazioni“.

Tiraboschi cita l’appello all’educazione alimentare obbligatoria nelle scuole lanciato da Slow Food: “è da lì che dobbiamo cominciare“, dice, prendendo ad esempio le scuole di Copenaghen, che hanno deciso di dotarsi di una cucina interna, approvvigionandosi direttamente con alimenti sostenibili, biologici e locali, aumentando la qualità dell’offerta, aiutando gli agricoltori virtuosi e diminuendo sprechi e costi per la comunità.

Le città virtuose

In Italia, Milano fa da capofila alle politiche locali del cibo con il Milan Urban Food Policy Pact, una rete internazionale che ha stabilito buone pratiche da mantenere nelle città per costruire un equilibrio con la natura e i contesti rurali. A questo scopo servono, ad esempio, i diversi mercati della Terra dislocati in città, che raggruppano piccoli produttori agricoli locali. Anche Roma mette in atto politiche del cibo virtuose, come gli orti urbani e i giardini condivisi, o l’assegnazione di terreni comunali per promuovere la nuova imprenditoria agricola. A muoversi molto bene sul tema delle mense e dell’educazione alimentare nelle scuole è invece Bergamo, che lavora a un “Manifesto per una Politica Alimentare della Città” con le linee guida per l’attuazione di una concreta Food Policy. I prodotti locali vengono promossi nelle mense scolastiche, e sono stati attivati progetti innovativi contro lo spreco alimentare.

Le politiche del cibo sono anche al centro di comunità più piccole, come Andria, cuore di una regione, la Puglia, che ha una lunga tradizione agricola: qui è stato attivato il Food Policy Hub, che crea una rete di persone, istituzioni e progetti legati all’educazione alimentare in città, tra percorsi di formazione, orti di comunità e valorizzazione dei prodotti locali. “È un tema che stiamo velocemente portando all’attenzione della politica“, conclude Raoul Tiraboschi, “provando a costruire un futuro davvero migliore per tutti“.   Fonte: IL GUSTO, Valentina Dirindin 30.09.2024

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