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Ago 27 2022

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CANNABIDIOLO COME NUOVO ALIMENTO: IL PARERE DELL’EFSA

L’Agenzia Europea sulla Sicurezza Alimentare (EFSA) ha dichiarato:

Abbiamo individuato diversi pericoli connessi all’assunzione di CBD e abbiamo stabilito che le numerose carenze nei dati relativi agli effetti sulla salute devono essere colmate prima di poter procedere alle valutazioni. È importante sottolineare fin d’ora che non abbiamo concluso che il CBD non è sicuro come alimento, spiega Dominique Turck, presidente del gruppo di esperti NDA”.

CANNABIDIOLO COME NOVEL FOOD: L’EFSA SOSPENDE IL GIUDIZIO PER IL SUO POTENZIALE RISCHIO DI TOSSICITÀ (1)

Il cannabidiolo (Cbd) è uno dei principali componenti della canapa (Cannabis sativa), una pianta che ha avuto un ruolo centrale nella storia dell’uomo, grazie alla sua versatilità d’impiego. Viene coltivata da più di 10 mila anni a scopo alimentare, ma anche per ottenere fibre e stoppe e, ancora oggi, è apprezzata per la sua capacità di crescere velocemente senza l’ausilio di sostanze chimiche, di depurare i terreni su cui cresce e di catturare le emissioni di anidride carbonica. In più fornisce materia prima per diversi settori produttivi, dall’industria tessile ed edile a quella alimentare e farmaceutica.

Questa pianta, infatti, ancora al centro di controversie e polemiche per l’effetto stupefacente di alcuni suoi principi attivi (in particolare il delta-9-tetraidrocannabinolo o Thc), ha dimostrato di avere anche molti effetti benefici sulla salute, legati proprio al contenuto di cannabidiolo. Secondo diversi studi, tale composto è dotato di vere proprietà terapeutiche e agisce da “equilibratore” dell’organismo, esercitando un effetto positivo su infiammazioni, dolore cronico, nausea, disturbi del sonno, ansia, depressione, epilessia farmacoresistenza e malattie degenerative. Il tutto senza lo svantaggio di causare effetti psicoattivi e psicotropi.

Nel novembre 2017 la Commissione di esperti di tossicodipendenza dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato la non pericolosità del cannabidiolo per gli esseri umani. La pubblicazione, nel gennaio del 2019, di sei raccomandazioni dell’Oms relative alla cannabis ha convinto l’Onu a rimuovere la cannabis e la resina di cannabis dalle lista delle sostanze stupefacenti a rischio particolarmente forte di abuso, legittimandone (dal dicembre 2020) l’uso a scopo medico-scientifico e reintegrando l’applicazione dei cannabinoidi nella farmacopea. Per altri usi la cannabis resta invece classificata come “a rischio”, insieme a oppioidi, eroina, cocaina e a numerose sostanze di sintesi.

Sottraendo la produzione e l’utilizzo della cannabis al controllo internazionale per affidarli alla disciplina dei singoli Stati, la decisione dell’Onu ha fatto sì che ogni Paese stabilisse le proprie leggi e regole sull’uso del Cbd. In alcune nazioni questa sostanza resta completamente illegale, in altre è ammessa solo per scopi medici e solo se ottenuta da piante di Cannabis sativa che contengono meno dello 0,2% di Thc. Questa regola è valida per esempio in Italia, dove la regolamentazione dei preparati a base di cannabis è stata definita a livello nazionale con il decreto del 9 novembre 2015 e con la legge 242 del 2 dicembre 2016, ma esistono ancora disomogeneità nell’applicazione delle norme da parte delle singole Regioni (o addirittura delle Province).

Il panorama normativo è insomma ancora poco chiaro e, per aggirare le restrizioni, il mercato continua a cercare forme alternative in cui proporre il cannabidiolo a chi intende farne uso. Di recente il focus si è spostato sulla possibilità di ammetterne l’uso alimentare, con l’entrata in commercio di diversi prodotti che lo contengono: dalle farine all’olio di semi di canapa, dalle caramelle ai biscotti, fino al miele, agli infusi, al caffè e persino ai condimenti per insalata. Con una sentenza del novembre 2020 la Commissione europea ha stabilito che il cannabidiolo puro può essere qualificato come alimento, purché soddisfi le condizioni previste dalla legislazione dell’Ue riguardante i nuovi alimenti, e che i prodotti con meno dello 0,2% di Thc, non devono essere sottoposti a controllo internazionale. Tuttavia, come per tutti gli alimenti di cui non è dimostrato un significativo consumo umano prima del 15 maggio 1997, il Cbd deve essere classificato come novel food e per la sua immissione sul mercato interno dell’Unione europea serve l’approvazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).

Nel corso degli studi condotti in laboratorio, il gruppo di esperti per i novel food e gli allergeni alimentari (Nda) dell’Efsa, ha identificato diversi potenziali rischi di tossicità legati all’assunzione di Cbd e ai suoi effetti negativi su fegato, tratto gastrointestinale, equilibrio endocrino, sistema nervoso e funzioni riproduttive negli animali. Quindi, in assenza di dati sufficienti relativi all’utilizzo del cannabidiolo negli esseri umani, ha concluso che attualmente la sicurezza del Cbd come alimento non può essere stabilita in maniera definitiva. Infatti, mentre nell’uso terapeutico gli eventuali effetti avversi sono tollerati se il beneficio supera l’effetto negativo, questo non è accettabile quando si considera lo stesso principio attivo come alimento. Per ottenere il via libera a questa applicazione serviranno ora altri studi e una maggiore quantità di dati. In Europa, insomma, la strada per una chiara regolamentazione della cannabis alimentare è ancora lunga.

IL SISTEMA ENDOCANNABINOIDE (2)

Per capire come agisce il Cbd, dobbiamo comprendere meglio come funziona il nostro sistema endocannabinoide (ECS) che è di vitale importanza per mantenere l’omeostasi in tutto il corpo e la mente. Un ECS squilibrato può contribuire a condizioni quali depressione, ansia, fibromialgia, emicrania, Colon irritabile ed obesità.

Il sistema endocannabinoide (ECS), nonostante sia uno dei più importanti sistemi di comunicazione del corpo, viene frequentemente ignorato, forse per il modo in cui l’ECS è stato scoperto poiché gli scienziati si erano semplicemente occupati di ricerche su come i composti della pianta di cannabis funzionavano negli esseri umani.

Hanno scoperto una complessa rete di recettori in tutto il cervello, il sistema nervoso centrale e il sistema immunitario attivati ​​da due sostanze chimiche naturali simili alla cannabis (endocannabinoidi) chiamate anandamide e 2-AG. I recettori degli endocannabinoidi, chiamati CB1 e CB2, sono ovunque nel corpo, per questo motivo l’attività degli endocannabinoidi è coinvolta in molte funzioni fisiologiche come il sonno, l’appetito, la riproduzione sessuale, il dolore, il nostro sistema immunitario, l’umore, la memoria e la crescita cellulare.

Tuttavia, grazie alla tendenza del 21° secolo di vivere in fretta, mangiare cibo spazzatura, abusare di alcol e dormire troppo poco, il nostro sistema endocannabinoide è in continua lotta con questa modalità di vivere. Cosa succederebbe se un direttore d’orchestra avesse un’emicrania a metà concerto e decidesse di abbandonare tutto. Caos totale, giusto?

Bene, qualcosa di simile potrebbe accadere con il sistema endocannabinoide. Il risultato consisterebbe in un’alterata condizione di salute caratterizzata ad esempio da fibromialgia, artrite reumatoide, affaticamento cronico, sclerosi multipla e depressione.

Quali sono i segni di un sistema endocannabinoide non equilibrato?

Estrema sensibilità al dolore

La ricerca sugli endocannabinoidi è un campo relativamente nuovo, ma gli scienziati hanno scoperto che un certo numero di condizioni relative all’ ipersensibilità al dolore come la fibromialgia, la Colite Spastica, l’emicrania e la Sclerosi Multipla condividono ciò che è noto come carenza di endocannabinoidi. Questo si riferisce ai livelli più bassi degli endocannabinoidi anandamide e 2-AG, nonché a un minor numero di recettori per essi.

Un modo per dare un impulso ad un ECS poco brillante è quello di integrarlo con i composti trovati nella pianta di cannabis noti come cannabinoidi. Altrimenti, l’olio di CBD derivato dalla canapa è una possibile alternativa. Infatti, non solo il CBD aumenta i livelli di anandamide nel corpo, ma è anche un’alternativa naturale ai farmaci antinfiammatori da banco.

Ansia e depressione

Circa il 15% della popolazione sarà colpito dalla depressione ad un certo punto della sua vita e si ritiene che un sistema endocannabinoide sregolato sia un biomarcatore.

Non solo, ma la normale espressione del recettore endocannabinoide CB1 nel cervello sembra giocare un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute mentale. Uno studio che ha sperimentato un nuovo farmaco per l’obesità ha scoperto che il blocco del recettore CB1 ha l’indesiderato effetto collaterale di causare ansia.

Per fortuna, una cosa semplice come fare una corsa potrebbe essere un buon modo per dare alla nostra ECS un impulso all’umore. Ora si sa che l’euforia sperimentata attraverso l’esercizio intenso è tanto legata all’anandamide quanto alla produzione di endorfine.

Condizione autoimmune

Negli ultimi cinquanta anni c’è stato un drammatico aumento delle condizioni autoimmuni.

Un ECS perfettamente funzionante è vitale per mantenere il nostro sistema immunitario in equilibrio. Agisce piuttosto come un interruttore, dando al nostro sistema immunitario una spinta quando ha bisogno di una mano, e smorzandolo quando viene attivato eccessivamente. L’eccessiva attivazione si verifica nella malattia autoimmune con il nostro sistema immunitario che agisce contro sé stesso, causando scompiglio nel corpo.

Si sa che livelli elevati di endocannabinoidi e recettori CB2 si riscontrano in pazienti con malattie autoimmuni e condizioni associate a infiammazione cronica. Si ritiene che questa maggiore attività sia l’ECS che cerca di riportare in equilibrio i nostri sistemi.

Ancora una volta, composti di cannabis e canapa come Cbd posso essere considerati utili per ridurre l’infiammazione nel corpo e, grazie alle loro proprietà antiossidanti, possono anche proteggere i malati autoimmuni da ulteriori danni cellulari.

Difficoltà nella perdita di peso

È anche possibile che il nostro sistema endocannabinoide si attivi troppo, causando un aumento di peso e persino il diabete. Ecco perché è stato trovato un farmaco per obesità testato per bloccare i recettori CB1 degli endocannabinoidi.

Tuttavia, gli scienziati non sono sicuri se sia l’eccesso di cibo a causare un aumento del segnale CB1 o se l’obesità stessa sia una conseguenza di un sistema endocannabinoide iperattivo.

UTILIZZI CLINICI DELLA CANNABIS MEDICINALE (CM): LE RACCOMANDAZIONI DEL MINISTERO DELLA SALUTE (3)

Il Ministero riferisce che “l’uso medico della Cannabis non può essere considerato una terapia propriamente detta, bensì un trattamento sintomatico”. Il medico specialista e/o il medico di base possono prescriverla per “qualsiasi patologia per la quale esista un minimo di letteratura scientifica accreditata, ma solo per alcune di queste è rimborsabile dal SSN e  ogni  regione ha una proprio regolamento.

Facciamo solo un elenco delle patologie che possono trarre giovamento dalla Cannabis Medica e rimandiamo alla referenza (3) per approfondimenti.

INDICAZIONI

  1. Utilizzi clinici della CM: le raccomandazioni del Ministero della Salute
  2. Quando la Cannabis terapeutica è rimborsabile?

2.1 Sclerosi Multipla, lesioni del midollo spinale (Dolore e Spasticità muscolare)

2.2 Dolore cronico, neurogeno (fibromialgia o altre patologie in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace)

2.3 Nausea e vomito (effetto anticinetosico ed antiemetico della chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV)

2.4 Appetito e regolazione del peso (stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa)

2.5 Pressione intraoculare (effetto ipotensivo nel glaucoma)

2.6 Movimenti involontari del corpo e facciali (nella sindrome di Gilles de la Tourette)

  1. CM nelle Regioni Italiane
  2. Cannabis e patologie neurodegenerative
  3. Cannabis ed epilessia
  4. Cannabis e patologie degli occhi
  5. Cannabis nella dermatologia
  6. Cannabis e patologie cardiovascolari
  7. Cannabis e patologie metaboliche
  8. Cannabis e patologie gastroinfiammatorie
  9. Cannabis e pazienti di cancro
  10. Cannabis e patologie delle ossa
  11. Cannabis e disturbi del sonno
  12. Pazienti psichiatrici: i pro e i contro della terapia a base di CM

14.1 I contro

14.1.1 Schizofrenia

14.1.2 Ansia e depressione

14.2 I pro

14.2.1 Ansia e Disturbo da Stress Post Traumatico

14.2.2 CBD e psicosi.

L’uso medico della Cannabis nelle condizioni sopracitate è raccomandato esclusivamente qualora “I trattamenti standard non abbiano prodotto gli effetti desiderati, o abbiano provocato effetti secondari non tollerabili, o necessitano di incrementi posologici che potrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali.”

 

CONCLUSIONI

Mantenere in equilibrio il nostro sistema endocannabinoide significa mantenere in equilibrio il nostro corpo, dal punto di vista psichico, biochimico e strutturale. Più in generale possiamo associarlo all’equilibrio energetico che sta alla base di uno stile di vita sano attraverso un sottile e delicato bilanciamento tra alimentazione ed abitudini quotidiane. Anche la rottura dell’equilibrio energetico è causa di numerose patologie definite NCDs (Non Communicable Diseases), malattie non trasmissibili geneticamente che rappresentano una minaccia globale per la salute.

Certamente il CBD usato in campo medico è un grosso alleato nella cura delle patologie descritte in questa sede, ma anziché pensare al suo ingresso tra i novel food, pensiamo che per mantenere in equilibrio i livelli di endocannabinoidi abbiamo due grandi alleati: esercizio fisico ed un sano stile alimentare. E come sempre che sia BUONO, PULITO E GIUSTO per tutti.

 

 

REFERENZE

1-https://ilfattoalimentare.it/cannabidiolo-novel-food-efsa-sospende-giudizio.html

2-https://massimospattini.com/il-sistema-endocannabinoide/

3-https://cannabiscienza.it/pubblicazioni/patologie/patologie-cannabis-medica/

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