Da circa due anni è in corso la Campagna Stop TTIP con diverse azioni di sensibilizzazione, in particolare con la raccolta di firme (che avviene a livello europeo) e con moltissime iniziative pubbliche di informazione alla cittadinanza, dal momento che questo trattato si caratterizza per negoziazioni a porte chiuse e testi poco accessibili.
COS’E’ IL TTIP (Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership)?
Il TTIP (Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership) è il trattato di libero scambio che gli USA e l’UE stanno cercando formalmente di concludere da circa un anno. L’obiettivo dichiarato sarebbe la creazione di un’enorme area di libero scambio trans-atlantica con il 50% del PIL mondiale e 800 milioni di consumatori. Ad oggi ciò che emerge è la segretezza che impedisce ai contenuti di negoziati di raggiungere l’opinione pubblica europea e americana. A mobilitare la campagna italiana insieme a quelle europee èanche quel principio di armonizzazione delle normative che vorrebbe adeguare le regolamentazioni americane ed europee anche in settori particolarmente delicati come l’ambiente, la salute, i prodotti alimentari, la privacy, il diritto al lavoro per la salute pubblica e la sovranità nazionale, quest’ultima minacciata dal sistema di risoluzione delle controversie denominato ISDS (Investor-State Dispute Settlement) che in decine di Stati come l’Australia, l’Uruguay, la Germania, il Canada sta costringendo i governi ed i loro cittadini a pagare costosissime multe per aver anteposto la tutela dei diritti agli interessi delle multinazionali impedendo che prodotti e produzioni pericolose possano valicare i confini e minacciare la propria popolazione.
Slow Food ha aderito fin dal primo momento a questa campagna, sia a livello nazionale che a livello territoriale: diverse nostre condotte hanno infatti proposto incontri e approfondimenti.
“Slow Food sostiene modelli alimentari in grado di rispettare la qualità e la salubrità del cibo, tutelare l’ambiente e la biodiversità e con essi i produttori di piccola scala e le produzioni alimentari di filiera corta. Dati questi obiettivi elenchiamo i motivi che, a nostro parere, rendono il Ttip un ostacolo enorme al loro raggiungimento:
1) La necessità delle aziende di ampliare l’area di mercato comporta anche l’aumento della competizione dell’industria alimentare per offrire cibi a prezzi sempre più bassi. Questo modello, che potrebbe sembrare un vantaggio per i consumatori, in realtà non lo è perché comporta una minore attenzione alla qualità del cibo e nasconde costi che saranno pagati dall’ambiente, dalla nostra salute e da produttori mal remunerati.
2) Una competizione che si gioca solo sul prezzo favorisce l’omologazione, producendo cibo uguale in ogni parte del mondo. Questo mette fuori mercato (o comunque in difficoltà) i produttori artigianali, che sono coloro che maggiormente si affidano alla biodiversità e alla tipicità delle produzioni. Gli eventuali benefici economici apportati dal Ttip sarebbero a esclusivo appannaggio delle grandi industrie alimentari; per contro sarebbero fortemente penalizzati gli agricoltori e gli artigiani perché avrebbero meno strumenti per competere sul mercato e dovrebbero gareggiare con prodotti importati meno cari.
3) La standardizzazione dei processi produttivi indotta dal Ttip, con l’eliminazione delle barriere commerciali non tariffarie, non tiene in alcun conto il contesto ambientale e sociale in cui avviene la produzione. Il rischio è che in assenza di una normativa che tuteli e valorizzi la produzione di qualità e di piccola scala, ci siano pochi incentivi verso una scelta produttiva orientata alla sostenibilità.
4) La minaccia degli Ogm è reale e concreta, dal momento che l’approccio alla presenza di cibi contenenti o derivati da Ogm in Europa e negli Stati Uniti è molto diverso.
5) I governi e le norme dovrebbero avere a cuore innanzitutto i cittadini (il loro benessere, i loro diritti, la loro sovranità), le aziende e i fatturati dovrebbero essere funzionali a questo fine. Il TTIP sovverte questa priorità, mettendo al primo posto il commercio e la facilitazione degli scambi commerciali.
6) Il Ttip mette in campo uno strumento giuridico che, al di là dell’arbitrato, sovrasta la legislazione dei singoli Stati. Tale modello è totalmente anomalo anche per il fatto che la conduzione delle trattative a porte chiuse (in parte segrete o comunque non sufficientemente trasparenti) non consente di stabilire con chiarezza gli argomenti legislativi in discussione e in che direzione si orientino le decisioni.
7) Occorre prima di tutto rispettare la volontà dei cittadini. I cittadini europei in larga parte non vogliono il Ttip, come dimostrano le numerose prese di posizione, tante manifestazioni pubbliche e oltre tre milioni e trecentocinquantamila firme raccolte con la campagna “Stop Ttip”. Ammesso e per nulla concesso che questo trattato possa tradursi in benefici maggiori rispetto ai costi, non è accettabile che venga imposto ai cittadini contro la loro volontà” (audizione di Gaetano Pascale, Presidente Slow Food Italia, al Senato)
Considerati gli sviluppi della questione, questo 2016 sarà decisivo per l’approvazione o la definitiva archiviazione del trattato.
Il coordinamento Stop TTIP Italia sta raccogliendo le firme in tutta Europa, sono già oltre tre milioni e mezzo, firma anche tu qui
Il coordinamento Stop TTIP Italia arriverà a Bruxelles proponendo Roma come sede per una mobilitazione europea, il 16 aprile, contro TTIP, CETA e TISA.
Siccome quello è proprio lo Slow Food Day, scendiamo tutti in piazza e diffondiamo il messaggio stop al TTIP!
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Info: http://stop-ttip-italia.net/ e/o stopttipitalia@gmail.com