Studio su polveri sottili, nella top ten anche Vicenza e Saronno
Brescia e Bergamo hanno il tasso di mortalità da particolato fine (PM2.5) più alto in Europa. Nella top ten anche Vicenza (al quarto posto) e Saronno (all’ottavo). E’ il risultato di uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero, pubblicato su The Lancet Planetary Health e finanziato dal ministero per l’innovazione spagnolo e dal Global Health Institute.
Lo studio analizza anche la mortalità da biossido di azoto (NO2), con Madrid la città con maggior numero di decessi in Europa, e Torino e Milano rispettivamente al terzo e quinto posto.
I risultati mostrano che 51mila morti premature da PM2,5 e 900 da NO2 potrebbero essere evitate ogni anno, se le città prese in esame riducessero i livelli dei due inquinanti raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). I dati per ogni città sono consultabili sul sito www.isglobalranking.org. Applicando le linee guida Oms sul PM2,5 a Brescia potrebbero essere evitati 232 morti l’anno e a Bergamo 137. Facendo lo stesso con l’NO2 a Torino, ci sarebbero 34 decessi in meno, e a Milano 103. Fonte: ANSA, 20.01.2021
Morti per smog, male Bergamo e Brescia – Comune: «Dati vecchi e non sanitari»
Brescia e Bergamo hanno il tasso di mortalità da particolato fine (PM 2.5) più alto in Europa. Ma il comune replica: «Dati vecchi e non sanitari».
Brescia e Bergamo hanno il tasso di mortalità da particolato fine (PM2.5) più alto in Europa. Nella top ten anche Vicenza (al quarto posto) e Saronno (all’ottavo). È il risultato di uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero, pubblicato su The Lancet Planetary Health e finanziato dal ministero per l’innovazione spagnolo e dal Global Health Institute.
Lo studio analizza anche la mortalità da biossido di azoto (NO2), con Madrid la città con maggior numero di decessi in Europa, e Torino e Milano rispettivamente al terzo e quinto posto. I risultati mostrano che 51mila morti premature da PM2,5 e 900 da NO2 potrebbero essere evitate ogni anno, se le città prese in esame riducessero i livelli dei due inquinanti raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). I dati per ogni città sono consultabili sul sito www.isglobalranking.org . Applicando le linee guida Oms sul PM2,5 a Brescia potrebbero essere evitati 232 morti l’anno e a Bergamo 137. Facendo lo stesso con l’NO2 a Torino, ci sarebbero 34 decessi in meno, e a Milano 103.
Il Comune di Bergamo ritiene doveroso fornire alcune precisazioni circa la ricerca dell’Università di Utrecht, finanziata dal ministero per l’Innovazione spagnolo e dal Global Health Institute e resa nota nella giornata di oggi. Lo studio, come già evidenziato dal Comune di Brescia, si avvale di dati vecchi di diversi anni, almeno 6 anni, visto che si riferisce al database del 2015. Il trend della qualità dell’aria ha registrato costanti miglioramenti negli anni successivi e il 2015 è inoltre ricordato come un anno particolarmente problematico nel periodo autunnale, con un periodo di assenza di precipitazioni di durata notevolmente sopra la media. La situazione fotografata non è quindi attualizzabile.
Bergamo, come Brescia, evidenzia che lo studio dell’Università di Utrecht, non usa in apparenza dati sanitari, ma è di tipo modellistico, il cui obiettivo principale è quello di sottolineare l’importanza di adottare dei valori limite sempre più bassi per ridurre la mortalità generale e non di rilevare la mortalità reale nel territorio. Infatti, riporta il numero teorico calcolato matematicamente di decessi evitabili se si adottassero limiti di legge sempre più bassi.
La qualità dell’aria di Bergamo non è certamente esente da critiche: ma i recenti monitoraggi sulla qualità dell’aria eseguiti dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente hanno evidenziato il miglioramento progressivo e costante, dei dati relativi il territorio di Bergamo, fatto confermato dal recente “tavolo aria” indetto da Regione Lombardia.
Lo stesso tavolo Aria ha mostrato come i dati del 2020, pur nella sua unicità in termini di mobilità personale, non siano diversi dal trend storico a riprova del fatto che il tema del particolato sia collegabile a molti fattori concorrenti (non solo trasporti, ma anche riscaldamento, agricoltura, industria ecc.).
Il Comune di Bergamo è dunque parte attiva insieme alle Regioni e al Governo nell’elaborazione di una strategia integrata, a 360 gradi, multisettoriale, che deve essere applicata alla scala territoriale del bacino padano intero, come l’accordo in essere tra le regioni ha definito. Crediamo sia fondamentale dare applicazione il prima possibile, compatibilmente con la gestione della pandemia, a tutte le forme di incentivi e disincentivi volte a favorire una transizione ambientale ampia: sostegno del trasporto pubblico, disincentivo all’uso di mezzi inquinanti, bonus 110, rinnovo caldaie, regolamentazione delle pratiche agricole ecc.
Negli ultimi anni, inoltre, il Comune capoluogo ha dato vita a numerose iniziative per ridurre l’inquinamento atmosferico, come l’individuazione e l’incentivo alla rottamazione della caldaie a gasolio in città (ormai un numero esiguo), il progetto di monitoraggio e informazione alla cittadinanza BergamoRespira, azioni per disincentivare l’utilizzo del mezzo privato e molto altro, dimostrando di aver già messo in campo diverse tra le azioni auspicate dallo studio dei ricercatori olandesi. Fonte: L’Eco di Bergamo, foto L’Eco di Bergamo, 20.01.2021